Il vice-ministro Olivero ha inaugurato Cibus a Parma
Il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero, e altre autorità, hanno inaugurato, a Parma, l’edizione 2018 di Cibus: la più grande rassegna italiana dedicata alla filiera agroalimentare. A organizzarla sono Fiere di Parma e Federalimentare. Fino al 10 maggio la kermesse ospita le eccellenze del nostro Paese, presenta i risultati raggiunti a livello di qualità e di quantità delle produzioni e propone le strategie per il futuro.
L’industria del settore nel 2017 ha fatto registrare un fatturato di 137 miliardi di euro con una crescita del 3,8%. L’effetto trainante, però, è stato dell’export: più 6% e un controvalore di 41 miliardi di euro, dei quali 32 miliardi di prodotti finiti. Un risultato positivo, visti i consumi ancora deboli in Italia. Le esportazioni sono aumentate in tutti i Continenti, ma a tirare maggiormente sono state le vendite in Nord America e in Asia mentre hanno recuperato quelle verso Russia, Spagna e Sud America. I prodotti che hanno conquistato le migliori performance sono stati i formaggi, i salumi, i dolci e gli spumanti, ma hanno ottenuto un buon sviluppo le farine speciali, i preparati gastronomici e dietetici, i distillati e le acque minerali
A Cibus 2018 espongono 3100 aziende (+100 rispetto alla precedente edizione), distribuite su 135.000 metri quadrati (+5000 metri quadrati grazie alla realizzazione di un nuovo padiglione). I visitatori professionali attesi sono 80.000.
Inoltre alla manifestazione, che si svolge nell’Anno del Cibo Italiano, è prevista la presentazione di 1300 nuovi prodotti. Obiettivo? Soddisfare la domanda dei consumatori puntando sulla reinterpretazione e la ricerca creativa della tradizione gastronomica italiana.
Cibus ha anche come protagonisti i cuochi e i loro cibi. Ma non solo. Sono in programma tavole rotonde, convegni, seminari, workshop e talk-show. Tutti appuntamenti con lo scopo di fare il punto della situazione su biotecnologie e ricerca scientifica nell’alimentare; innovazione e sostenibilità; prevenzione degli sprechi alimentari; le fake news nel settore; la promozione all’estero dei prodotti italiani e la “piaga” della contraffazione dei prodotti Made in Italy; i negozi del futuro; le frontiere del marketing; il confezionamento delle merci.
“Cibus– afferma il viceministro Olivero – mette insieme la tradizione e l’innovazione: la formula con la quale anche come Ministero abbiamo voluto e vogliamo continuare a raccontare lo straordinario patrimonio agroalimentare italiano. Già durante l’Expo 2015, il Governo di allora aveva ipotizzato di raggiungere i 50 miliardi di euro di export entro il 2020. Sono contento che stiamo rispettando la tabella di marcia. Certamente il 2018, insieme alle iniziative per l’Anno del Cibo, costituisce un’occasione per mettere al centro dell’attenzione la grande eredità culturale che ci contraddistingue e contribuire alla crescita economica di un settore strategico per l’economia del nostro Paese”.
D’accordo Gian Domenico Auricchio e Antonio Cellie, presidente e ceo di Fiere di Parma. “La capacità di innovazione delle imprese alimentari italiane– sottolineano – riesce sempre a sorprenderci e costituisce la vera competenza distintiva del settore e, quindi, di Cibus. Ognuno dei nostri 3100 espositori presenta innovazioni di prodotto sempre di più mirate ai diversi mercati internazionali assicurando la tenuta o addirittura l’incremento dello straordinario ciclo di sviluppo del nostro export nonché la soddisfazione di tutti i visitatori”.
LA PROVINCIA DI CUNEO
Tra gli imprenditori partecipanti, 63, e con le più svariate categorie merceologiche in mostra, rappresentano la provincia di Cuneo. Chiediamo al viceministro Olivero quale ruolo può giocare la “Granda” nell’agroalimentare. “Il nostro territorio – dichiara – ha scoperto ormai da diversi anni lo straordinario valore del cibo come testimonial di paesaggio, cultura, tradizioni. Lo provano il livello altissimo della ristorazione, i molti chef stellati, il gran numero di prodotti a indicazione geografica, capaci di associare la qualità al territorio. Ogni area della nostra provincia ha produzioni caratteristiche e tradizioni culinarie di grande valore. Per tutti questi motivi il Cuneese, con la sua cultura alimentare e del vivere bene, può e deve giocare un ruolo centrale”.