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29, 30 e 31 gennaio: i cosiddetti giorni della merla

29 gennaio 2019 | 08:32
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29, 30 e 31 gennaio: i cosiddetti giorni della merla

Riscopriamo la leggenda e i detti legati a quelli che sono considerati i giorni più freddi dell’inverno

Cuneo. La tradizione vuole che i giorni della merla, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31) oppure gli ultimi due giorni di gennaio e il primo di febbraio, siano i tre giorni più freddi dell’anno.

Perché si chiamano così? Una leggenda antica narra di un rigido inverno con tanta bene bianca e soffice. Una famiglia di merli per via del freddo trasferì il nido sotto una grondaia al riparo dalla neve che in quell’anno era particolarmente abbondante. Ogni giorno i genitori andavano alla ricerca di cibo per i loro piccoli. Ma era sempre più difficile perché il gelo aveva congelato e irrigidito ogni cosa e la neve copriva ogni piccola briciola. Intanto continuava a nevicare e così per proteggere i piccoli intirizziti dal freddo e sofferenti per la fame, spostarono di nuovo il nido su un tetto vicino, dove fumava il comignolo di un camino da cui proveniva un po’ di tepore. Il freddo gelido durò tre giorni: il 29, il 30 e il 31 gennaio. Dopo questi i merli erano diventati tutti neri per il fumo che usciva dal camino! Da allora, i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un’eccezione!

Un’altra versione narra così: “una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di Gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo e pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo, e così essa rimase per sempre con le piume nere”.

Come in tutte le leggende, esiste un fondo di verità: nel calendario romano il mese di gennaio durava solo ventinove giorni, che probabilmente, con il passare degli anni e della trasmissione orale, si tramutarono in trentuno.

Ma esiste ancora una fonte del 1740 che ci fornisce due ipotesi di spiegazione legati a questi detti: la prima parla di un cannone denominato Merla che doveva essere trasportato oltre il Po e si aspettò che il fiume gelasse per trascinarlo; la seconda parla di una nobile signora di Caravaggio detta Merli che dovendo traghettare il Po per andare “a Marito“, non lo poté fare se non in questi giorni passando sopra il fiume gelato.

Tante le varianti dialettali del proverbio, tutte accomunate dalla descrizione di un momento cruciale dell’inverno, quando sono possibili ondate di gelo e neve, o anche anticipi della bella stagione. La leggenda vuole che se i giorni della merla sono freddi la primavera sarà mite, se invece sono caldi la primavera arriverà in ritardo.