Governatori contro DL Sicurezza, Conte: “Percorso legittimo, ma la legge va applicata”
Intanto la Regione Piemonte resta tra i capofila nel fare ricorso al decreto
Torino. Anche la Sardegna, così come Basilicata, Piemonte, Umbria e Lazio sta ragionando di presentare ricorso contro il Decreto Sicurezza. Una legge già contestata da molti sindaci, come quello di Palermo Leoluca Orlando e quello di Napoli Luigi De Magistris, che ora è finita anche nel mirino delle Regioni governate dal centrosinistra. Intanto però, il presidente Conte, ha rilasciato una prima dichiarazione durante la diretta di Porta a Porta su Rai 1 nella serata di ieri.
“Ci rivolgeremo alla Corte – aveva dichiarato Sergio Chiamparino ai microfoni di Sky – ho avuto conferma dalla nostra avvocatura – che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della Regione Toscana – che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta, visto che il decreto, impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali, di nostra competenza, che la Regione ha finora erogato ai migranti interessati. Noi continueremo a fornire le cure necessarie”.
Intanto, ieri sera, è arrivata la replica del presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte a Porta a Porta.
“Anche io ho dichiarato che a mio avviso chi ha delle responsabilità nelle amministrazioni locali (sindaci e governatori regionali) ha il vincolo e l’obbligo di applicare le leggi – ha dichiarato il Primo Ministro – questo decreto può essere condiviso o meno sul piano politico negli obiettivi e nelle finalità, ma questo non vuol dire che non deve essere applicato. C’è lo strumento che prevede il ricorso alla corte costituzionale, percorso assolutamente legittimo, nel caso che si intraprenderà, si avrà una verifica di costituzionalità, vedremo la corte cosa dirà, ma nel frattempo la legge va applicata. Ho detto però all’ANCI che il Presidente del Consiglio è disponibile ad un incontro nei prossimi giorni con le sue delegazioni poiché è interesse del Governo verificare quali siano i problemi applicativi che vengono segnalati. Se ci fossero problemi di iscrizione o non iscrizione all’anagrafe (anche se da questo non dipendono tutte le prestazioni assistenziali e sanitarie), però è giusto aprirsi al confronto, è giusto confrontarsi con le autorità locali che sono chiamate poi a vivere concretamente e quotidianamente anche quest’esperienza dei sistemi di integrazione e protezione assicurata per i migranti.
Io credo che sia un segnale di forza e non di debolezza, per un Governo, confrontarsi sulle modalità applicative e credo che adesso ci troviamo ancora in un periodo di sperimentazione troppo breve per valutare o meno questa legge, quindi si rischia di pregiudicarla. Quando verrà il momento, ci siederemo al tavolo per un confronto insieme al ministro Salvini e valuteremo il da farsi, e casomai ci fossero delle problematiche le affronteremo, ma al momento, direi che francamente non si segnalano problemi”.