Cesare Cavallo: “L’Unione del Monviso e la campagna elettorale”

26 marzo 2019 | 09:34
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Cesare Cavallo: “L’Unione del Monviso e la campagna elettorale”

“Sono anni che, per ragioni politiche si cerca in ogni modo di penalizzare Rifreddo per la sua scelta e nonostante ciò abbiamo tasse e costi dei servizi più bassi di tutti”

Cuneo. Scrive Cesare Cavallo, sindaco di Rifreddo.

Nell’ultimo periodo si è letto e detto molto sulle Unioni di comuni e sulle posizioni a favore o contro. Un dibattito particolarmente frizzante in Valle Po dove recentemente dall’Unione del Monviso è arrivato un bilancio positivo ed un invito a non far entrare nella futura campagna elettorale il tema unioni. Invito che immediatamente respinto al mittente del primo cittadino di Rifreddo Cesare Cavallo che da anni contesta il modello previsto dalle normative nazionali e regionali e che è tutt’ora l’unico comune in Piemonte a non essersi piegato a tale modello sostenendo che lo stesso non garantisce sempre l’efficienza e che anzi a volte un comune singolo può vantare migliori performances che le unioni. A tal proposito vediamo la posizione del sindaco. “Le questioni da affrontare – ci spiega lo stesso – sono tante ma mi limiterò ad alcuni unti specifici comunque in grado di far capire come il tanto decantato modello unione non sia in realtà un granché e come spesso chi si riempie la bocca di grandi ideali poi razzoli male. La prima riguarda la campagna elettorale.

Sento dire che l’Unione del Monviso non deve essere oggetto della campagna elettorale delle prossime amministrative. Un’affermazione curiosa ed allo stesso tempo non rispettata da nessuno di coloro che lo chiedono. I questi anni, infatti, sono stati tantissime le pressioni politiche su Rifreddo perché entrasse a far parte dell’Unione. Le ha fatte la Regione Piemonte: con lettere, intimazioni, minacce di commissariamenti e via di seguito, le hanno fatte molti amministratori della nostra valle dicendo che il comune di Rifreddo non sarebbe risuscito ad andare avanti, avrebbe avuto un bilancio deficitario e chi sa cos’altro. Addirittura alcuni amministratori della zona hanno contattato consiglieri comunali di Rifreddo spiegandoli che il loro sindaco non capiva nulla e che dovevano convincerlo entrare nell’Unione. Allo stesso tempo mai noi abbiamo parlato dell’Unione abbiamo solo sempre detto che per noi non era conveniente entrarci (dopo capirete perché). Adesso ovviamente sta succedendo la stessa cosa. Siccome l’attuale amministrazione comunale di Rifreddo ha già detto che non entrerà in questo modello (a mio avviso sbagliato) di unione, alcuni di questi amministratori, insieme ad aspiranti tali, raccontano in giro che il comune ha perso finanziamenti e che i bilanci dei comuni dell’Unione sono tutti migliori di quello rifreddese. Questi sono quelli che vogliono tenere fuori l’Unione dalla campagna elettorale? Va bhe lasciamo perdere. Veniamo, invece, alla sostanza. Confrontiamo i bilanci per capire come stanno le cose. Iniziamo dalle tasse. In tutti i comuni dell’Unione si paga la TASI a Rifreddo no. Quanto costa in buono mensa nei comuni dell’Unione? Cifre diverse ma tutte decisamente superiori ai 3,5 euro di Rifreddo.

Quanto costano gli oneri di urbanizzazione (ciò che si paga per costruire una casa)? A Rifreddo 6 euro metro cubo nei comuni dell’Unione? In qualche posto il doppio in altri 10 euro. Il trasporto scuolabus? Ci ricordiamo che grazie al fatto che Rifreddo è uscito dal consorzio costa 105 e non più 210? Potrei proseguire ma mi fermo qui dicendo solo che per i costi e le tasse non temiamo confronti. Veniamo ora alla questione contributi. Qui è necessaria una premessa. L’Unione è un buon modo per attrarre contributi noi lo abbiamo sempre detto. Ma era necessario fare un unione dove i comuni non hanno nemmeno più i dipendenti (vi rendete conto di cosa vuol dire) per prenderli? Assolutamente no bastava fare come le altre decine di unioni (tra l’altro tutte quelle vicine a noi) ed adottare un modello meno estremo ed i contributi sarebbero arrivati lo stesso evitando di svuotare i comuni e rendere i sindaci incapaci anche di dare un indicazione a un dipendente. Detto questo veniamo ai numeri dei finanziamenti stessi? In 5 anni di unione sono arrivati in media 250 mila euro all’anno? Sicuramente di meno ma teniamo buona questa cifra anzi facciamo 300mila così non discutiamo sulle cifre.

Dividiamola per 11 ed abbiamo esattamente 27 mila euro annui per ogni comune (ovviamente qualche comune ne ha avuti molti di più ed altri molti di meno). Per Rifreddo ovviamente non era conveniente partecipare perché il solo costo di pagare i responsabili dei servizi costà 30 mila euro all’anno. E già perché se si va in unione gli amministratori non possono più firmare gli atti gratuitamente come facciamo noi e li devono obbligatoriamente far sottoscrive dai funzionari. Potrei aggiungere altri costi ma mi fermo qui è sufficiente. Non mi permetto di entrare in merito all’organizzazione dell’Unione del Monviso ed al suo funzionamento: non mi competete. Faccio solo notare che la burocrazia rifreddese non è paragonabile per tempi e modo di rapportarsi a quella di quell’ente. Basta chiederlo a chi fa una domanda di contributo o una pratica ed il giudizio sarà immediato. Un’ultima considerazione la voglio invece fare a livello generale rispondendo a questa semplice domanda. Se non ci fossero stati paesi come Rifreddo secondo voi quale sarebbe stata lo sorte dei piccoli comuni? A mio avviso quella delineata anni fa cioè: farli sparire a poco a poco, con vincoli e obblighi vari fino a fonderli. Ciò vuol dire che le gestioni associate sono da buttare? Assolutamente no. Vuol solo dire che le stesse vanno fatte in modo elastico, economicamente vantaggioso, efficiente e soprattutto nell’interesse dei cittadini per far si che gli stessi possano godere di tasse e servizi a costi bassi. Ovvero: non vanno, come è stato fatto, fatte per far piacere a qualche partito che governa a Roma o a Torino ed all’ideologia che questo ha deciso debba essere quella dominante. Per questo le gestioni associate, come è giusto che sia, faranno parte della campagna elettorale come ne fanno parte tutte le questioni che riguardano i cittadini che abbiamo l’onere e l’onore di amministrare”.