Il pensiero giovane tra liberazione e limite, in una giornata speciale
Il mio editoriale in memoria della Festa della Liberazione, partendo da una fotografia per esprimere il concetto di limite.
È il 25 aprile e siamo lontani dall’immaginario di una guerra. Non sappiamo cosa voglia dire soffrire la fame, sentire il rumore delle bombe, essere rinchiusi o vedersi il migliore amico morto e non poter fare niente. Quel non poter far niente che non si augura a nessuno, quella sensazione che ti pervade e ti fa capire il grande limite; ti metti in ginocchio e dici: “Sono solo un uomo”.
Il grande limite, ecco, è forse proprio quello. Non poter controllare il volere di altre persone, non riuscire a far cambiare un’opinione o, più banalmente, pensare che tutto il mondo giri attorno a te.
E quando forse ti accorgi che non sei solo in questa Terra, che ci sono altri che stanno combattendo una guerra forse anche più difficile della tua, allora è lì che ti aggrappi a quel limite e impari a rispettarlo. Impari che un’idea altrui puoi cambiarla, sì, ma devi pur sempre rispettarla, che la violenza fisica è solo la punta di un iceberg che si sostiene grazie alle tante piccole discordie di tutti i giorni, che l’amore (sì l’amore) può davvero educare, può far sognare, può far rivivere.
La foto che ho proposto vuole rappresentare il rispetto della parola LIMITE. Un fiore bello è protetto dal filo spinato e, come tale, lo si apprezza solo con la vista.
Non lo si tocca. Non lo si annusa. Si fa di più, si fa di meglio: si immagina.
Coglierlo sarebbe limitare un senso, sarebbe sciogliere una magia, sarebbe non condividerlo con altri. Ed ecco che il filo spinato acquisisce un significato per me strategico: una gabbia che limita l’egoismo del qui e ora e ti innesca un processo di ammirazione. La stessa ammirazione del musicista esperto che vorrebbe avere più corde sulla chitarra per completare il suono ma si accontenta e rispetta questo limite.
Forse ognuno riserva un fiore dentro di se che protegge con più o meno filo spinato. Coglierlo e fotografarlo è come svelare un segreto: una vera e propria liberazione.