A Dogliani Zagrebelsky attacca Salvini: “Se parliamo di diritti, non possiamo leggere ‘prima gli italiani'”

4 maggio 2019 | 20:04
Share0

Al festival della TV e dei nuovi media è salito sul palco anche il noto giurista per parlare di diritti e legalità con il giornalista Lirio Abbate: “temete gli uomini puri, la purezza è contro natura”

Dogliani. Il noto giurista Gustavo Zagrebelsky è salito oggi (sabato 4 maggio) sul palco del festival della TV e dei nuovi media per parlare di diritti e legalità con il giornalista Lirio Abbate.

Un appuntamento fitto di contenuti e di spettatori: si è parlato a lungo di corruzione, diritti, legalità e giustizia con interventi che venivano dal profondo della conoscenza ed esperienza del noto professore italiano.

“La corruzione vive in noi, non dobbiamo scandalizzarci e nemmeno stupirci. Bisogna temere gli uomini che si dicono troppo puri, la purezza è contro natura – continua Zagrebelsky – i giuristi di una volta erano degli umanisti, uniti come in una corporazione della stessa posizione, oggi sono dei tecnici, quasi dei consulenti”

Lirio Abbate, vicedirettore de “L’espresso”, ha proseguito l’intervista focalizzando l’attenzione sui diritti facendo emergere al professore un curioso dettaglio: “negli affreschi la giustizia è sempre presentata come una donna che tiene una bilancia, mentre l’uomo la difende con la spada, raffigurando così la legalità. La donna è da sempre considerata come una fonte di equilibrio, sia interiore che esteriore”.

Sul tema dell’oralità e della scrittura, Gustavo Zagrebelsky, si è lasciato andare facendo un chiaro attacco al Ministro degli Interni, Matteo Salvini, e sul procedimento di chiusura dei porti: “Gli ordini più nefasti venivano fatti oralmente, non in maniera scritta. Si pensi ai massacri dei nazisti nei campi di concentramento: bastava solamente uno sguardo tra di loro per intendersi, non sono mai stati scritti dei documenti che testimoniassero queste attività. Un analogo discorso sta avvenendo per la chiusura dei porti: basta una chiamata tra la capitaneria e il Ministro per procedere alla chiusura. Se vogliamo parlare di diritti, non si possono lanciare slogan come prima gli italiani, i diritti valgono per tutti o non si chiamano tali”.