San Paolo Cuneo: da quartiere fantasma a polo d’attrazione?

10 maggio 2019 | 15:09
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San Paolo Cuneo: da quartiere fantasma a polo d’attrazione?
San Paolo Cuneo: da quartiere fantasma a polo d’attrazione?
San Paolo Cuneo: da quartiere fantasma a polo d’attrazione?
San Paolo Cuneo: da quartiere fantasma a polo d’attrazione?
San Paolo Cuneo: da quartiere fantasma a polo d’attrazione?

Ne abbiamo parlato con Andrea Sessa, presidente del Comitato di quartiere

Cuneo. La ex Caserma Montezemolo è stata acquisita dal Comune a costo zero dal Demanio. Si trova nel quartiere San Paolo e oggi è un intricata struttura che presenta fabbricati abbandonati e una vegetazione interna che è cresciuta senza controllo. Uno studio di fattibilità del progetto di riqualificazione dell’ex Caserma è stato affidato alla società Chintana Srl di Torino. Per il quartiere San Paolo si tratta di un’importante occasione per togliersi di dosso l’etichetta di quartiere dormitorio. Ne abbiamo parlato con Andrea Sessa, presidente del Comitato di quartiere.

Un progetto, quello della riqualificazione, che potrebbe cambiare la fisionomia del San Paolo.
La Montezemolo, e parliamo di quasi 40mila metri quadrati che verranno acquisiti, ricade completamente nel quartiere San Paolo però non si può dire che la rigenerazione possa essere solo di sua pertinenza, perché è un progetto talmente grande che ricorda quello che fu, ai suoi tempi, il P.I.S.U n. 1 (Programma Integrato di Sviluppo Urbano Ndr) con la riqualificazione di via Roma. Un progetto corposo, che si avvale di fondi certi: 8 milioni di euro dell’Agenda urbana finanziata dall’Unione Europea, altri 2 milioni dal Comune. Il tutto dovrà essere investito entro il 2021.

Il Comune ha ipotizzato per quest’area un auditorium, un urban center, spazi per artigianato, commercio, industria 4.0 e poi locali espositivi per arte, concerti, rassegne temporanee. Siete d’accordo o proponete qualche altra destinazione d’uso?
A nostro avviso è uno spazio per il quale è importante ragionare su cosa farne nel futuro. Quello che stiamo cercando di fare, come comitato di quartiere, è di incontrare i residenti e tutta la società civile cuneese, e a questo scopo avremo un primo incontro il 21 di maggio presso il centro anziani del San Paolo, alle ore 21, perché vorremmo discutere su quelle che sono le idee che possono essere messe in gioco. Il Comune ha supportato questo processo di progettazione partecipativa, tant’è che come consulta dei quartieri siamo stati ascoltati in una commissione specifica. Abbiamo consegnato un documento elaborato da alcuni architetti nostri amici in merito a quello che, secondo noi, potrebbe essere una destinazione di quell’area. E’ un po’ tutto da capire, da sviluppare. Sappiamo, da quanto ci ha detto il Comune, che ci sono sicuramente, al momento, tre fabbricati con tre ingressi: uno su corso Francia, uno più grosso più o meno a metà e uno più piccolino su via Bodina. Il Comune si sta già muovendo su alcune sue proposte, l’augurio che noi ci facciamo è che, visto che vuole fare una progettazione partecipata, anche lo studio di fattibilità che ha commissionato allo studio Chintana di Torino non sia definitivo perché un progetto del genere richiede tempo e un percorso lungo di conoscenza, di condivisione, di raccolta di idee, di elaborazione, per cui dare delle ricette preconfezionate non ci sembrerebbe giusto. Noi, come quartiere, auspichiamo che il Comune abbia veramente voglia di compiere questo percorso di ascolto generale. Tra l’altro i ragazzi del liceo artistico ‘Ego Bianchi’ di Cuneo stanno facendo un bel lavoro con il questionario online che hanno realizzato e al quale si può accedere dal sito del comune o da quello del liceo. Tutti i residenti di Cuneo possono esprimere idee e preferenze su quello spazio, su quell’area.

Su piazza Europa, tanto per citare un esempio, il Comune ha organizzato incontri con i residenti e gli esercenti, salvo portare avanti la sua idea relativa al parcheggio sotterraneo che, a quanto pare, nessuno in zona vuole. Usando la parola ‘democrazia partecipata’, sulla Montezemolo non è che si corra lo stesso rischio di ‘democrazia obbligata’ con il Comune che ascolta e poi decide come gli pare?
Noi sicuramente ci impegneremo a mantenere alto l’interesse del quartiere e della città sul progetto e organizzeremo degli incontri come quello del 21 maggio, che sarà il primo ma non l’ultimo del genere. Il nostro contributo ai professionisti dello studio Chintana, ai quali è stato affidato lo studio di fattibilità del progetto di riqualificazione, lo daremo in questo mese, mese e mezzo dal termine entro il quale dovranno consegnare il loro progetto. Mi auguro che le idee siano sufficientemente malleabili da parte di tutti. Noi abbiamo un’idea abbastanza precisa di quello che servirebbe a questo quartiere, perché la Montezemolo ricade su questa zona e il San Paolo ha delle caratteristiche specifiche, fondamentalmente due: non ha soluzione di continuità con il resto della città perchè c’è Piazza d’Armi in mezzo e corso Francia che non è collegato con le ciclabili, quindi un problema di accessibilità e di collegamenti. Secondo: quando è nato, questo quartiere è stato considerato residenziale, la gente viene a viverci per la tranquillità e il verde, ma poi va a lavorare altrove, ritornando a casa la sera. Chi vive al San Paolo, se deve accedere a servizi o esercizi commerciali lo fa fuori dal quartiere. Ecco perché i negozi in queste aree nascono e muoiono quasi istantaneamente. Premesso ciò, noi abbiamo ben chiaro quello che ci serve, perché abbiamo Piazza d’Armi che sarà il luogo del verde, dell’ambiente, del relax, della socializzazione in senso lato. Abbiamo un’area residenziale dove la gente vive, ma che di fatto lascia sguarnita durante la giornata. Quindi abbiamo bisogno di permanenza, cioè di invertire questo flusso di uscita dal quartiere e fare in modo che la gente entri nel  San Paolo. Il polo che si creerà nella Montezemolo dovrebbe diventare prevalentemente produttivo e cioè un’area dove la gente viene a lavorare, pur prevedendo anche un aspetto culturale e sociale legato all’associazionismo. Intendiamo però produttivo in senso innovativo cioè soluzioni lavorative che potrebbero essere coworking per professionisti, laboratori, fablab, food coop, green living lab sulla scorta di ciò che fanno nell’europa del nord, centri di studio collegati con l’università che potrebbero spostare una parte dell’attività legata alle produzioni vegetali e all’ambiente in una sede naturale come la caserma, dato che al suo interno c’è un bosco bellissimo che, se curato, può diventare un elemento importante per questo tipo di attività.

E poi potete portare l’esperienza del mercato del mercoledì in piazza Biancani.
 Abbiamo installato il mercato del mercoledì legato all’agricoltura, ai prodotti locali, al km 0, alla conoscenza dei cibi, con l’idea di creare un centro dove si possano andare a comprare tutta la settimana i prodotti del luogo. E con i produttori che hanno aderito al mercato settimanale stiamo pensando che sarebbe bello creare una cooperativa, sulla falsariga di ‘Camilla’ quella nata quest’anno a Bologna, la prima del suo genere in Italia, dove ciascun socio rende disponibili tre ore al mese del suo lavoro, abbattendo quindi i costi di produzione e garantendo l’accesso al cibo di qualità a prezzi più contenuti. In realtà, come consulta dei quartieri, e sul tema il 21 maggio sentiremo altre persone, ci auguriamo che non rimanga l’idea del Comune che fondamentalmente è quella di creare nella Montezemolo un  polo culturale, in questo caso musicale, che lo chiamino auditorium o centro polifunzionale, in sostanza rimarrebbe quello. Anche perchè, se noi creiamo un polo culturale e lo dotiamo dei servizi, bar, ristorante, questo diventa un’isola fieristica nel lungo periodo, ma rimane comunque un’isola all’interno di un contesto urbano staccato dal resto. Io entro lì, ballo, ascolto il concerto, vado al bar, ma non creo una connessione con i quartieri circostanti, che non sono solo il San Paolo ma anche Gramsci, Cuneo Nuova e Donatello. Per noi è più importante dare vita a qualcosa e poi creargli intorno i servizi che danno alle persone il motivo per tornare in zona. Così facendo non creiamo un’isola ma un sistema a rete che può interconnettersi al quartiere portandogli benefici. In questa maniera il quartiere rimane completo: area residenziale, area produttiva e area dello svago. Un polo alternativo al centro storico dove trovi residenzialità e produzione legata ai negozi. Qui è il verde la matrice su cui dobbiamo muoverci e poi abbiamo la connessione con Piazza d’Armi che rende unica veramente questa zona.

Allargando il discorso, la caserma vista come risorsa per il rilancio di città e quartiere. San Paolo non più dormitorio ma polo d’attrazione. Così facendo verrebbero anche risolti i problemi che denunciate attualmente: la mancanza del bancomat, le poche iniziative ideate, alta velocità sulle strade interne del quartiere, mercato che funziona ma senza i servizi di base come i gabinetti, problema sicurezza.
Le faccio un esempio: con i commercianti del mercatino stiamo valutando di affittare un locale per aprire un agribar, qualcosa di particolare dove organizzare agri-apericene, qualcosa di innovativo che possa richiamare anche i giovani in zona. Ecco, io credo che il degrado e l’abbandono si risolva in parte con il controllo, ma il controllo spesso è dato dalle persone che frequentano e abitano i luoghi. E’chiaro che se i luoghi sono abbandonati, non sono vissuti, i ladri hanno gioco facile. Sono sicuro che il controllo si ottiene anche attraverso l’incentivazione di attività commerciali, produttive e di progetti di riqualificazione vera, che faccia vivere il quartiere. Dal momento che il quartiere vive è difficile che si manifestino fenomeni di malvivenza. Trovo questo quartiere, e mi spiace dirlo, estremamente poco vivo, nonostante in questi quattro anni come comitato del San Paolo abbiamo portato tanti eventi, sfilate, cene di quartiere,  ma la risposta è sempre debole. Abbiamo fatto un’assemblea generale pubblicizzata a dovere e c’erano 30 persone su 5000 che ci vivono. Poi ci sono le lamentele che ci sono i furti, che la piazza è morta. Quando c’erano da avanzare delle proposte dov’erano quelli che si lamentano?

La riqualificazione della caserma può quindi rappresentare un punto di svolta per questo quartiere.
Per noi sarà vitale ed è per questo che rischieremmo di perdere un’occasione importante se ne dovessimo fare un centro monofunzionale. Intanto faremo l’incontro del 21 proprio per tenere alta l’attenzione su questo tema, per vedere la risposta che ci sarà e per avere una forza diversa nei confronti del Comune, che non sia solo quella del singolo comitato di quartiere. D’altronde parliamo di un progetto interconnesso che riguarda tutta la città, c’è la Montezemolo, piazza d’Armi, piazza della Costituzione. Il presidente del Gramsci parlava giorni fa di piazza della Costituzione e diceva che la loro idea è quella di dedicarla ai concerti addirittura coprendo la piazza stessa. Si presterebbe bene, certo, ma eravamo in riunione con l’assessore Mantelli e si diceva che se questa è l’idea del Gramsci e dall’altra il Comune vuole fare un auditorium nella caserma è chiaro che c’è una conflittualità di funzioni tra piazza della Costituzione e la Montezemolo. E’ per questo che quando si va a ripensare e riqualificare un’area così grande si deve pensare a un contesto generale.

Fondamentale quindi una concertazione condivisa e una pressione sul Comune per evitare il rischio di ‘un solo uomo al comando…’
Io credo che in una progettazione partecipativa ci voglia un confronto alla pari, perché se si parte dal concetto che la tua idea è più forte della mia non c’è dialogo. Allora bisogna andare verso un compromesso, capire se quell’area dove vogliono fare un auditorium in realtà può diventare uno spazio polivalente, uno spazio non solo dedicato al teatro ma che possa vivere tutti i giorni dell’anno con attività varia, perché dobbiamo far arrivare gente.

L’idea della casa delle associazioni?
Noi non abbiamo una casa del quartiere come il Donatello e sicuramente anche il Gramsci e Cuneo Nuova avrebbero bisogno di una sede. E allora perché non ipotizzare degli spazi per poter portare avanti tutte le varie attività che organizziamo, ci sono veramente tante cose da fare e associazioni che si occupano del verde, di ambiente. Ecco, si potrebbe dare loro la possibilità di operare in quell’area magari attraverso la gestione di corsi, si potrebbe realizzare veramente uno scambio di servizi. Ciò che ci andremo a fare nella Montezemolo, e in questo do ragione al Comune, deve poter camminare sulle sue gambe che sia associazionismo, che siano comitati, che siano attività varie, devono potersi pagare le spese di gestione e se il Comune li prevede, gli affitti. Così, almeno, il Comune non dovrebbe metterci più un euro perchè non esiste che vada a foraggiare tutti gli anni attività a perdere.

Prossimi progetti del quartiere San Paolo?
Presenteremo il progetto del beach volley, il 1° giugno avremo la cena del quartiere, a settembre lanceremo una lotteria per raccogliere fondi. E poi, con la riqualificazione dell’area sportiva vorremmo realizzare una gestione unitaria dell’area insieme ad Asd San Paolo, Parrocchia, Cooperativa Emanuele, Comitato di quartiere, facendo pagare qualcosa alle squadre che utilizzeranno il campo da calcetto e da beach volley  per poter avere degli introiti per dare uno stipendio a una persona che si occupi dell’amministrazione, manutenzione e organizzazione eventi.