I millennials sono quasi pronti ad entrare nel “Mondo dei grandi”, e con loro una ventata di innovazione e idee
Aule studio affollate. Diete sane. Ultimo ripasso. “Sì, lo so”. “No, non mi ricordo”.
Notte prima degli esami. Un falò, una birra. Quella sensazione di malinconica compagnia che presto sfocerà in adrenalina per IL colloquio. Quasi un giudizio universale. Un voto, forse, che però segnerà a vita il tuo futuro. In quel numero non ci sono rappresentati i tuoi interessi e nemmeno le materie in cui andavi meglio. La differenza la si farà sul campo, con una cosa immisurabile che prende il nome di personalità.
E poi, dopo una lunga estate, ci sarà il primo colloquio di lavoro, la prima lezione universitaria, la prima finestra sul “mondo dei grandi”. Si ritornerà ad essere gli ultimi, ad avere qualcuno che ti insegna e non potere dire la propria perché “cosa ne sai, sei nato ieri”. Magari avrai un’idea stravolgente ma non la dirai ai superiori. Te la terrai per te. Passeranno gli anni e inizierai a uniformare il tuo pensiero, a pensare allo stipendio e alle ferie. L’azienda che prima amavi inizierà a pesarti perché “gli altri guadagnano di più… Hanno anche più ferie”. E poi di nuovo entrerai in un vortice di gente che non ti ascolterà proprio perché “si è sempre fatto così, non vorrai mica cambiare?”.
E invece sì. Forse nessuna generazione prima della nostra ha dimostrato che possiamo fare la differenza. Che, al contrario di tanti pensieri, siamo in grado di rivoluzionare il mondo e di riparare i danni che i nostri genitori ci hanno lasciato.
“Il millennio maturo” è un titolo che mi ha suggerito un mio amico. Ma è anche una dedica a noi ragazzi che ci ritroveremo un giorno ad amministrare un comune, insegnare a scuola, dirigere un’azienda o, forse sopra ogni altra cosa, essere genitori. Genitori di figli che avranno occhi solo per noi, che impareranno tutto da noi. Genitori attenti a rispondere alle pungenti domande che provengono dal profondo del tenero cuore bambino. E ci saremo noi a dare il buon esempio.
Un esame di maturità è anche una prova di vita alla quale nessun consiglio dovrebbe essere accettato. Occorre viversela e farsi la propria idea di un’esperienza che scandisce il passaggio da un grado ad un altro, da prima a dopo.
“E’ solo ora che si inizia a vivere”.