Al via il Convegno Internazionale di Nuto Revelli, nel centenario della nascita
Due giorni di incontri e lezioni per ricordare lo storico scrittore Cuneese, in un convengo di respiro internazionale. Presente anche l’ex direttore di Repubblica, Ezio Mauro
Cuneo. E’ iniziato questa mattina, 5 ottobre, il convegno internazionale dedicato a Nuto Revelli, storico, scrittore, antropologo e partigiano cuneese.
Un cinema- teatro Monviso colmo di ragazzi provenienti dalle scuole superiori di Cuneo e moltissimi altri interessati alla vita e alla storia di Nuto.
In occasione del centenario dalla nascita, la Fondazione Nuto Revelli, propone una serie di incontri e iniziative non solo sul territorio cuneese ma bensì a respiro internazionale, con coinvolgimenti anche di Francia e Germania.
L’inaugurazione del convegno, avvenuto questa mattina (sabato 5 ottobre) con il saluto delle autorità, è stata moderata dal professor Gastone Cottino, con un alto intervento storico riferito alla vita e alle opere, non solo letterarie, del grande scrittore contemporaneo. “ Mi ha sempre affascinato la modalità in cui Nuto ricercava la verità dei fatti, in modo ostinato. Non di certo cercava la verità assoluta ma a quelle non poche certezze che restano nella storia – ha commentato il professore – il messaggio di Nuto è mai arrendersi e uscire dal torpore, proprio lui che dedicò la fatica ultima perché credeva nei giovani, di mantenere viva la memoria e la capacità di ribellarsi”.
All’incontro era presente anche il giornalista Ezio Mauro, dronerese ex direttore del quotidiano “La Repubblica”, il quale è intervenuto con un’analisi storico-sociologica dell’autore, anche in riferimento alle terre cuneesi: “Di Nuto Revelli possiamo distinguere quattro tipologie di vite: quella del giovane Vittorio (educato alla dottrina del fascismo), quella da soldato, quella da partigiano e, in ultimo, quella da scrittore, storico, antropologo e politico – commenta il giornalista – politico nel senso più alto del termine. Ciò che Nuto scrive nella sua agenda del 1942 sarà poi oggetto di pubblicazione nei suoi libri, interessante come dice: “mi serviva per ragionare” (riferito all’agenda di Nuto, ndr), perché aveva il desiderio di essere soggetto attivo e non solo semplice strumento. Nuto si rende conto che nessuno è veramente al corrente di cosa stava capitando, frutto dell’inganno della propaganda fascista; si dava la colpa al comunismo. E proprio Nuto dice:”non avevo voglia di raccontare” perché era troppo poco credibile, talmente eccezionale da non sembrare vero. Di Revelli è fondamentale il suo dovere di scrivere, specialmente come antropologo, perché voleva che “i giovani sapessero”. Durante le interviste di Nuto Revelli chiedeva molto di più dell’ospitalità: chiedeva le storie delle persone, i racconti. L’uomo di casa parlava, segno di chi portava i pantaloni, ma si voltava sempre a chiedere alla donna un parere. E se questo parere era negativo, si fermava tutto, simbolo di complicità. I vecchi di montagna hanno paura di raccontare, specialmente se si parla di politica, sesso e religione. Tre temi di cui c’è poca preparazione e un po’ di timore del giudizio. Di fatto noi non abbiamo fatto niente per la democrazia, non abbiamo lottato, ma la nostra battaglia è quella per la giustizia. Alla libertà non c’è congedo”.
Tutto il programma completo è disponibile a questo link.