Flash-mob in piazza Castello, la fascia 0-3 anni per il Governo non esiste

“E’ finito il tempo delle parole, ora abbiamo bisogno di RISPOSTE” il grido di protesta di educatrici e genitori
Oggi, giovedì 21 maggio, 200 maestre ed educatrici provenienti da tutto il Piemonte, Granda compresa, sono scese in piazza Castello, davanti alla sede della Regione, per protestare.
A terra lasciati giocattoli e peluche simboli di quella fascia d’età dimenticata da tutti.
Già nei giorni scorsi attraverso post su facebook e mail indirizzate alla Regione, al governatore Cirio, agli assessori Chiorino e Caucino si erano fatte sentire scrivendo:
“E’ finito il tempo delle parole, ora abbiamo bisogno di RISPOSTE. Lo stato demanda alle regioni la possibilità di stabilire una diversa data anticipata per la nostra riapertura a condizione che la stessa abbia preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento dell’attività con la situazione epidemiologica e che si individuino protocolli e linee guida. Non siamo fantasmi, esistiamo noi, i nostri educatori, i nostri bambini e le loro famiglie. La cassa integrazione ancora non è stata accreditata e per come concepita non sarà sufficiente nemmeno a coprire le prossime settimane, arrivando al massimo al 5 giugno. Avete promesso aiuti, ci avete chiesto il numero dei frequentanti le nostre strutture e poi? Il silenzio…un silenzio assordante, lo stesso che ci accompagna la notte quando facciamo i conti dei debiti che stiamo accumulando. Quindi crediamo sia giunto il momento di prendersi la RESPONSABILITA’ di tutelare autonomamente i diritti dei bambini della fascia 0-6 alla socialità e il nostro diritto all’impresa senza dover necessariamente aspettare che sia il Governo a farlo per noi, considerato che ciò viene consentito alla Regione dall’ultimo DPCM. Basta rimpallo fra Stato e Regioni! E’ il momento di decidere se volete farci riaprire o metterci in condizione di scomparire, andando a gravare sulla situazione famigliare dei bambini della cui educazione siamo CORRESPONSABILI, noi e voi. Noi ci prendiamo la RESPONSABILITA’…e Voi?”
A loro si sono uniti anche i genitori chiedendo a gran voce la riapertura: “Sono genitore di un bambino che fino al 24 febbraio ha frequentato un servizio educativo privato 0-6. Non siamo fantasmi, esistiamo noi, i nostri bambini ed i servizi educativi a cui abbiamo deciso di affidarli. E’ il momento di decidere se volete fare riaprire i servizi educativi o metterli in condizione di scomparire, andando a gravare sulla NOSTRA ORGANIZZAZIONE FAMIGLIARE, sul nostro DIRITTO AL LAVORO e sull’EDUCAZIONE dei nostri bambini.”
Sono scesi in piazza sia il governatore Cirio che l’assessore Chiorino che ha poi ricevuto una delegazione di rappresentanti.
Ha accolto l’appello e dichiarato: “Il governo ha dimenticato i bambini e, in generale, il mondo dell’infanzia. Non solo: è stato negato ai nostri figli il diritto alla socialità e agli educatori la possibilità di lavorare, che rappresenta la negazione di un diritto costituzionale che viene vergognosamente calpestato”.
“Vanno programmate le riaperture in modo che sia educatori che famiglie possano aver punti di riferimento precisi – continua – Il governo e il ministro Azzolina si rendano conto che stiamo parlando di bambini, che esistono e godono di precisi diritti e che non possono essere trattati come pacchi postali. Serve, al contrario, organizzazione, bisogna mettere in sicurezza le strutture, stabilire protocolli certi e valorizzare gli educatori, che andranno incrementati e ulteriormente formati”.
A sostegno della protesta anche Tommaso Varaldo, Presidente dell’Associazione AIEF e Coordinatore del movimento giovanile di Forza Italia che ha illustrato perfettamente il quadro della situazione: “Le strutture sono al collasso e i genitori che rientrano al lavoro non sanno come gestire i bambini ma nelle linee guida ministeriali per la ripartenza del sistema educativo non è stata nemmeno citata la fascia 0-3 anni. Chiediamo al Governo di accogliere le nostre proposte per salvare questo comparto ricordandosi, ad esempio, che già prima del Covid19 il 765 dei bambini non trovava posto negli asili nido per carenza di strutture. Se non lanciamo subito un salvagente alle strutture private e parificate questo dato salirà ancora con ulteriori ripercussioni sulle famiglie e sui bambini”
Solo in Piemonte sono circa 700 le Strutture Educative private 0-6, con una ricettività di 15.000 posti. Capirete facilmente dai numeri la gravità della situazione.
Eppure il mondo della scuola sembra non esser una priorità.