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Il 3 giugno si esce o no dal Piemonte?

28 maggio 2020 | 16:34
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Il 3 giugno si esce o no dal Piemonte?

Da una parte le dichiarazioni del governatore Cirio, che assicura che dal 3 giugno si potrà uscire dal Piemonte, dall’altra lo studio della Fondazione Gimbe che colloca la nostra regione tra quelle che non sono ancora pronte a riaprire per quella data

Il presidente della Regione Alberto Cirio ha assicurato che il 3 giugno i piemontesi potranno uscire per raggiungere altre località fuori dal Piemonte, ma questa sua certezza si scontra con il report di monitoraggio condotto dalla Fondazione Gimbe che ha evidenziato come Lombardia, Liguria e Piemonte non siano pronte alla riapertura del 3 giugno, in quanto si rilevano la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi e il maggior incremento di nuovi casi, contro la limitata attitudine all’esecuzione di tamponi diagnostici. Il report ha per altro sollevato un vespaio perché per la Fondazione la Lombardia avrebbe sottostimato i dati, e questo ha scatenato la reazione indignata del presidente Fontana.

Tornando ai dati emersi in quella che risulta essere un’analisi indipendente relativamente all’andamento della Fase 2 nelle varie regioni, gli indicatori che sono stati valutati sono stati l’incidenza di nuovi casi e il numero di tamponi “diagnostici”. Erano esclusi i tamponi che sono stati effettuati per confermare la guarigione virologica o per la necessità di ripetere il test. A livello nazionale la percentuale di tamponi diagnostici positivi è stata del 2,4% ed è stata superata in cinque regioni: Lombardia (6%), Liguria (5,8%), Piemonte (3,8%) Puglia (3,7%) ed Emilia-Romagna (2,7%).

Per quanto riguarda i tamponi diagnostici effettuati per 100.000 abitanti, la media nazionale è risultata essere di 1.343, superata ampiamente da Valle d’Aosta (4.076) e Provincia Autonoma di Trento (4.038). In Piemonte, una delle Regioni ad elevata incidenza dei nuovi casi, l’esecuzione di tamponi è di poco al di sopra della media nazionale con 1.675 mentre per ciò che concerne l’incidenza di nuovi casi per 100.000 abitanti, la media nazionale è 32 mentre in Piemonte è risultata essere 63.

I dati espressi dalla Fondazione Gimbe sono relativi alle riaperture del 4 maggio e si dovrà attendere il periodo tra l’1 e il 14 giugno per le successive valutazioni riguardanti le riaperture del 18 maggio. In ogni caso, a neppure un mese dall’allentamento del lockdown, la Fondazione Gimbe evidenzia che “la curva del contagio non è adeguatamente sotto controllo in Lombardia, Liguria e Piemonte: in queste Regioni si rileva la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi, il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all’esecuzione di tamponi diagnostici”.

Gli scenari conseguenti sono limitati a tre ipotesi: riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, accettando l’eventuale decisione delle Regioni del sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio. Oppure il ragionevole compromesso di mantenere le limitazioni solo nelle tre Regioni più a rischio, con l’opzione di consentire la mobilità tra di esse. L’ultimo caso, più drastico e prudente, prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore.

A questo punto la palla ritorna al presidente Cirio e alle valutazioni dei vari comitati scientifici, dal momento che il 3 giugno è dietro l’angolo.