Una giornata nelle Langhe in visita alla Cantina Michele Chiarlo
Un’azienda che coltiva molti ettari di proprietà suddivise tra Barbera e Moscato ma che ha anche prodotto nel 1958 la prima bottiglia di Barolo “Vigna Rionda” acquistando le uve nebbiolo da Massolino a Serralunga
Siamo andati per Voi a conoscere una delle più importanti Aziende dell’Astigiano, conosciuta per le sue Barbere e per i suoi Baroli. Un’azienda che coltiva molti ettari di proprietà suddivise tra barbera e moscato ma fin dall’inizio venne prodotto nel 1958 la prima bottiglia di barolo “Vigna Rionda” acquistando le uve nebbiolo da Massolino a Serralunga. Sicuramente avrete capito di chi stiamo parlando, ovvero dell’azienda omonima del suo proprietario, il Sig. Michele Chiarlo.
Questo è un passaggio, quello di voler produrre anche barolo è molto importante perché permette di poter produrre i vino dei Re (barolo unito al Barbaresco) anche al di fuori del confine imposto dalla DOCG. L’azienda è cresciuta fino agli anni 80 normalmente con acquisti non di particolar rilevanza ma negli anni a seguire, vi è la svolta con l’acquisto di Cru come Cerequio Cannubi e la Cascina la Court. Inoltre grazie alla sua passione per l’arte e per il vino il Sig. Chiarlo diventa un innovatore, effettuando un cambiamento estetico nelle etichette delle bottiglie grazie anche alla collaborazione di Giancarlo Ferraris che riporta sull’etichetta un simbolo o un riferimento che racconti qualche cosa del vino all’interno. Un esempio i cipressi disegnati che si possono trovare nella barbera “i Cipressi” particolari perché ricreano più un ambiente toscano che piemontese ma l’ex proprietario del terreno che con la curt raggiungono l’estensione di 20 Ha in un unica collina, aveva piantato apposta gli alti alberi, oppure i terrazzamenti della collina Cannubi fatti perché molto ripida, oppure ancora Cerequio con disegnato il campanile del Palace (struttura di lusso con all’interno camere, suite, piscina, e uno Chef Stellato).
Le uve, vinificate in purezza, di quest’azienda sono nebbiolo, barbera, moscato, cortese. La visita si svolge partendo dal reparto ultimo, ovvero quello dove vengono imbottigliati, inscatolati e spediti i vini di tutta la produzione, eccetto i bianchi, che vengono prodotti in un altro stabilimento proprio per evitare che patiscano dopo la raccolta.
Dopo le informazioni sulla storia passiamo nella stanza delle botti e delle barrique. Potremmo definire Michele Chiarlo un produttore tradizionalista perché usa le barrique il meno possibile e solo infatti per la barbera “la court” e “la court vigna veja”. Negli altri vini vengono utilizzate botti grandi da 5000 litri che durano anche più di 20 anni. Le riserve di Barolo e Barbaresco vengono invece affinate in botti grandi ma da 3000 litri, quindi: Cerequio, Cannubi – Asili, Faset.
Altra particolarità interessante dell’azienda che la rende ancor più tradizionale è l’utilizzo per la fase iniziale di fermentazione e riposo in tini di legno di forma conica, più difficile da usare in confronto a una cisterna in acciaio, per una migliore microossigenazione e una minor nota marcata di legno.
Ovviamente i vini che abbiamo in seguito assaggiato sono stati molti, inoltre se vi raccontassi le sensazioni, i profumi e i gusti assaporati, toglierei il fascino di venire tra le colline astigiane a visitare quest’azienda.
Vi voglio però raccontare i due vini che mi hanno piaciuto e soddisfatto di più: il Barolo Cerequio 2010 e la Barbera nizza (denominazione specifica di soli 18 comuni) Vigna Veja. Il primo ottenuto da uve nebbiolo e coltivato su un versante sud-ovest. Colore rosso granato , vivo ma con qualche riflesso già aranciato che ne denota l’importanza e la maturità; al profumo nota di frutti rossi come le more, balsamico e speziato. In bocca molto elegante e fine, velato, armonioso. In un unica parola pronto. Il secondo, un prodotto eccezionale, etichetta disegnata (solo in questo caso da Ugo Nespolo). Ottenuto da uve barbera, ma con 60 anni età, in cima ad una collina nel comune di Castelnuovo Calcea.1 Ha di vigneto circa composto da marne argillose, limo e sabbia con un alta percentuale di magnesio.Colore rosso porpora bruno, e al naso un profumo misto tra cioccolata e viola con sentori di amarena. Sicuramente elegante, tale da non sembrare una barbera ma un cabernet. In bocca fresco e persistente.
Una cantina che merita di essere visitata e per il resto…non rivelo nulla per non rovinarvi eventuali sorprese.