Crisi Covid: in Piemonte crescono i numeri di reddito e pensione di cittadinanza
I dati aggiornati al 7 luglio, relativi ai nuclei familiari percettori di reddito e pensione di cittadinanza, evidenziano in Piemonte un aumento dei beneficiari, che passano dai 53.505 del 2019 agli attuali 61.762.
I dati aggiornati al 7 luglio, relativi ai nuclei familiari percettori di reddito e pensione di cittadinanza, evidenziano in Piemonte un aumento dei beneficiari, che passano dai 53.505 del 2019 agli attuali 61.762. Il fenomeno interessa soprattutto le province di Torino (da 31.768 a 37.367) e di Alessandria (da 5.693 a 6.403).
È quanto emerge dal nuovo rapporto che Ires Piemonte ha presentato venerdì 24 luglio al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase 2, coordinato dal vicepresidente della Regione, Fabio Carosso, e al quale partecipano i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo, l’Unità di crisi, le associazioni degli enti locali con il coordinamento delle prefetture e i capigruppo consiliari, e che ha il compito di verificare l’andamento della situazione socio-economica in relazione alle misure assunte per contrastare l’epidemia e alla loro graduale rimozione.
Altro aspetto collegato al primo preso in considerazione dal rapporto è quello del reddito di emergenza, una misura straordinaria di sostegno al reddito introdotta per supportare i nuclei familiari in condizioni di difficoltà economica causata dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, istituita dal decreto Rilancio. In Piemonte le richieste accolte al 30 giugno sono state 10.826 (il 4,9% del totale nazionale) e hanno riguardato 8,2 famiglie ogni mille.
Uno spazio particolare della relazione è stato dedicato al ricorso alla cassa integrazione. In Italia, nei mesi di gennaio-giugno 2020, sono state concesse circa 1,1 miliardi di ore di cassa ordinaria e circa 84 milioni di ore di cassa straordinaria. Per la prima, il 71% ha riguardato gli operai ed il 29% gli impiegati. Per la seconda, il 54% ha interessato gli operai e il 46% gli impiegati. In Piemonte, la quota di ore concesse di Cig ordinaria ammonta al 10% del valore nazionale, l’8% per la Cig straordinaria. Per la Cig ordinaria, il 66% ha riguardato gli operai ed il 44% gli impiegati. Per la Cig straordinaria, il 51% ha riguardato gli operai ed il 49% gli impiegati.
Circa la Cig in deroga, al 19 luglio in Piemonte sono state presentate circa 69mila domande, che hanno coinvolto circa 33mila aziende e circa 92mila lavoratori, per un monte di circa 22,6 milioni di ore e una spesa stimata di circa 184 milioni. I settori che hanno maggiormente fatto domanda sono il commercio e i servizi di alloggio e ristorazione, per una quota complessiva poco superiore al 53% del totale delle domande. Il settore con maggior numero di lavoratori coinvolti per azienda è quello dei trasporti, seguito dai servizi tradizionali alle imprese: questi sono anche i settori col maggior numero medio di ore a preventivo e di spesa stimata per azienda richiedente.
«I dati presentati oggi sulla cassa integrazione riflettono la struttura economica della nostra regione, con la presenza importante di grandi industrie come Fca e il suo indotto, che già prima della crisi stavano affrontando una fase delicata», sottolinea il vicepresidente Carosso. «Per questo speriamo che il governo assuma al più presto dei provvedimenti che consentano il rilancio del settore, fondamentale per il nostro sistema produttivo. Più in generale il rapporto Ires di oggi ci restituisce l’immagine di un Piemonte ormai avviato alla ripresa, per quanto riguarda sia le nuove assunzioni, sia la mobilità. In questo quadro, ci confortano anche i dati sanitari, che ormai sembrano essersi stabilizzati, con pochissimi contagi al giorno. Perché questa tendenza si consolidi non possiamo che fare appello ai comportamenti responsabili individuali dei cittadini, che devono continuare a seguire le buone regole come indossare le mascherine, igienizzarsi le mani e mantenere le distanze sociali anche nel periodo estivo e nei luoghi di villeggiatura. Solo così riusciremo a sconfiggere il virus».