Biologa dell’ospedale di Mondovì isola ceppo di batterio resistente agli antibiotici
L’approccio metodologico molecolare rapido ha permesso a Michela Quatela di isolare da emocoltura un ceppo di K. pneumoniae ad alto potenziale epidemico e produttore di due differenti enzimi capaci di degradare i carbapenemi, classe di antibiotici molto utilizzata in ambito ospedaliero in caso di infezioni complicate
Mondovì. Isolato da sangue, per la prima volta in Italia, presso il Laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Mondovì un ceppo di Klebsiella pneumoniae Sequence Type (ST) 101, produttore delle carbapenemasi (enzimi resistenti a una classe di antibiotici molto utilizzati in ospedale).
L’approccio metodologico molecolare rapido ha permesso alla biologa Michela Quatela, di isolare da emocoltura un ceppo di K. pneumoniae ad alto potenziale epidemico e produttore di due differenti enzimi capaci di degradare i carbapenemi, classe di antibiotici molto utilizzata in ambito ospedaliero in caso di infezioni complicate. Siamo nel campo dell’antibiotico-resistenza, che preoccupa non poco i clinici e impegna i laboratori di Microbiologia.
Tali enzimi sono stati identificati presso l’Unità di Microbiologia dell’Università degli Studi di Pavia (Prof. R. Migliavacca) con il supporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Dott.ssa L. Villa).
Spiega la dottoressa Quatela: “Rilevare rapidamente, utilizzando tecniche in biologia molecolare, la presenza di simili geni di resistenza (spesso trasferibili), è essenziale sia per allertare il clinico sia per realizzare pratiche di contenimento che scongiurino la diffusione di questi ceppi batterici in ambito ospedaliero. Sulla base degli andamenti epidemiologici dell’antibiotico resistenza, che impoveriscono le scelte terapeutiche disponibili per il trattamento delle infezioni gravi, è imprescindibile un’azione diagnostica, tempestiva ed efficace, da parte del Laboratorio di Microbiologia Clinica”.