Franca Valeri è morta: addio all’attrice innamorata di Torino e del Piemonte
L’artista aveva compiuto 100 anni lo scorso 31 luglio, ricevendo la telefonata del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Domani pomeriggio l’allestimento della camera ardente a Roma
La notizia è giunta nella mattinata odierna: è morta Franca Valeri, celebre attrice di cinema e teatro che lo scorso 31 luglio aveva compiuto 100 anni, ricevendo addirittura la telefonata del Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
A dare per prima l’annuncio della scomparsa è stata la redazione di “Dagospia”, che rivela inoltre che l’allestimento della camera ardente avrà luogo nel pomeriggio di domani in teatro a Roma.
L’Italia intera, improvvisamente, si trova dunque a dire addio a un’artista fra le più grandi di sempre, che in tempi non sospetti era stata insignita del David di Donatello alla carriera.
Anche il Piemonte ne piange la scomparsa, una regione che a Franca Valeri è rimasta nel cuore, come raccontava lei stessa in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” nel 2012: “Reputo Torino una città molto elegante, ma anche simpatica, piacevolissima. E poi, ci sono davvero affezionata: ci sono stata tante volte e ho vissuto qui per lunghi periodi, recitando con i Gobbi, frequentando gente di teatro, ma anche tante altre persone interessanti, come il gruppo di intellettuali legati alla casa editrice Einaudi”.
Torino, ma anche Cuneo, di cui avrà sicuramente sentito spesso parlare dall’amico e collega Totò, che nel capoluogo della Granda fece il militare per tre anni. “Totò lo adoravo – dichiarava l’attrice in una chiacchierata con “Il Riformista” –. Ci accomunava l’amore per gli animali. Parlavamo sempre di cani. Lui aveva creato un posto per proteggerli, poi l’ho fatto anch’io: ho un rifugio per cani abbandonati a Trevignano Romano”.
La vita di Franca Maria Norsa (così, all’anagrafe, si chiamava Franca Valeri) è stata segnata da una gioventù difficile, in quanto la sua famiglia, di religione ebraica, fu duramente colpita dalle leggi razziali del 1938, ritrovandosi privata di alcuni diritti fondamentali. Il padre e il fratello fuggirono in Svizzera dopo l’8 settembre 1943, mentre lei e la madre evitarono le deportazioni grazie alla complicità di un impiegato dell’anagrafe, che fornì una carta d’identità falsa alla giovane Franca.
Negli anni successivi arrivarono il teatro e il cinema, il successo, gli amori: si sposò con il compianto attore e regista napoletano Vittorio Caprioli, con il quale convolò a nozze nel 1960 presso la chiesa di Sant’Agostino a Ventimiglia, nell’Imperiese, e, poi, fu legata al direttore d’orchestra Maurizio Rinaldi, che diresse in numerose occasioni l’orchestra sinfonica e il coro della Rai di Torino.
Non temeva la morte e cercava di non pensarci, anche se, come aveva dichiarato recentemente a “Il Corriere della Sera”, era “curiosa di vedere cosa c’è dall’altra parte”: sì, mancherà tanto, Franca Valeri. Mancherà a tutti.