S. Stefano e S. Michele di Cervasca: la storia della Chiesa Parrocchiale
Nel 700 la Parrocchiale era a San Michele poi, per motivi di raggiungibilità, venne richiesta una Chiesa a metà tra S. Michele e Cervasca ma non venne mai ultimata.
Cervasca. La Chiesa Parrocchiale di Cervasca è sempre stata a Santo Stefano? La risposta è no. Il 700 è stato un secolo travagliato per Cervasca, Santo Stefano, San Michele e Vignolo, con molte liti e qualche aneddoto interessante.
Nel 700 il territorio di Cervasca e Vignolo era gestito da un’unica Parrocchia, quella di San Michele Arcangelo, da cui prende il nome della frazione “San Michele di Cervasca”. La Chiesa più lontana del Comune era San Bernardo che, col tempo, assunse autonomia come se fosse una parrocchiale.
Come raggiungere la parrocchia
Il problema nacque dal fatto che il territorio era troppo esteso e che non era comodo raggiungere San Michele in caso di celebrazioni come battesimi, funerali, estreme unzioni. La popolazione di San Michele era di circa 500 persone, l’intero Comune ne contava 2000.
Fu così che il Consiglio Comunale, col favore del Vescovo, del marchese e del parroco, deliberò l’intenzione di dare ai fedeli una nuova Parrocchia. Le motivazioni manifestate e un po’ estremizzate, furono:
- Estrema scomodità per il raggiungimento: “sita in cima ad un colle scosceso, lontanissimo e su una strada impraticabile in inverno”
- Difficoltà di celebrazione: “Il rischio è quello di tenersi in casa più giorni i cadaveri […] vedere morire i giovani prima del battesimo, […] far perdere la messa domenicale ai “giovani vecchi e storpi”, lasciar morire i malati senza estrema unzione”.
- Dimensioni: “la Chiesa è troppo piccola per contenere tutti. È indecente e scura. La sacrestia è impropria, con la volta che minaccia rovina.”
- Raggiungimento: “La gente non sente le campane in caso di minaccia temporale, quindi non può recarsi a pregare […] può mancare l’assistenza del parroco in caso di malattia.”
L’idea
Dove edificare una Chiesa per risolvere questi problemi? Dato che Santo Stefano è troppo in basso e San Michele troppo in alto, si decise di costruirne una nuova a metà, in via Valdarello (la strada “boschiva” che porta a San Michele e che delimita il confine tra il Comune di Cervasca e quello di Vignolo).
Nel 1739 partì quindi il progetto di costruzione della Chiesa “Valdarello”, si iniziò col spianare il terreno.
I problemi
Non tardarono ad arrivare i problemi, primo su tutti il costo. Era stato sottovalutato l’aspetto economico della nuova costruzione: tutte le azioni di carità chiesero elemosina ma non riuscirono a raggiungere la quota utile per terminare i lavori.
Fu così che, a qualcuno, venne in mente di recuperare i materiale della Chiesa di San Michele per continuare il cantiere. Convinsero quindi il Vescovo a demolire una parte di Chiesa solamente per la costruzione dell’altra. La gente di Santo Stefano si comportò però in maniera scorretta anticipando i tempi ed entrando nella Chiesa per prendere il materiale: “clandestinamente due ore prima del levare del sole, con iscale per mezzo delle quali sono entrati nella finestra del campanile”. La popolazione di San Michele avvertì strani rumori e chiese spiegazioni. Siamo nella prima metà del settecento e Cervasca non ha una Parrocchia: da un lato i soldi sono finiti e dall’altro la Chiesa del Valdarello è ferma.
Si corre dunque ai ripari ritornando a Belvedere (la Chiesa originaria, sita a San Michele a fine della strada del Valdarello, ora proprietà privata, ndr) ma con evidenti problemi di spazio (i morti non stavano più nelle tombe e la puzza durante le celebrazioni era insopportabile).
La nuova San Michele
San Michele, grazie alla buona volontà dei fedeli e al nulla osta del Vescovo (“Veggendo le rovine dell’antica chiesa dopo fatti diversi sospiri ingenuamente detto le formali parole: se mi fossi creduto questo e fossi stato ben informato, non avrei mai permessa simil cosa, e se fossi a tempo certo, non la farei più”) ricostruì la Chiesa che venne ultimata nel 1780. Una lapide a fianco dimostra la data di costruzione della nuova San Michele.
Ma i battibecchi tra le due popolazioni sono datati
Stando ad un’informativa scritta agli inizi dell’800 pare che le beghe tra Santo Stefano e San Michele fossero ancora più datate, tanto da arrivare alle mani: “le dissenzioni fra gli abitanti di Cervasca non ebbero principio all’occasione della traslazione della parrocchia, e della Comunità da San Michele a Santo Stefano, ma sono antiche, ed inveterate a segno che si giunse un tempo a spargimento di sangue”. Persino il vicario generale di Fossano commentò “si tratta di un clima, ove si ha della vivacità assai”. Chissà se, a distanza di anni, questo clima è ancora presente
Informazioni tratte dal libro: “Cervasca, una terra da vivere” di Maria Bramardi – Primalpe editore.