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Chi è Cristina Bersani, la nuova preside di Cervasca

11 settembre 2020 | 11:31
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Chi è Cristina Bersani, la nuova preside di Cervasca
Chi è Cristina Bersani, la nuova preside di Cervasca
Chi è Cristina Bersani, la nuova preside di Cervasca

“Affronterò questo periodo con positività, vedersi dal vivo è meglio di qualsiasi didattica a distanza”.

CervascaCristina Bersani, dal primo settembre preside dell’Istituto Comprensivo di Cervasca, è pronta ad iniziare un nuovo cammino con i ragazzi e con gli insegnanti: “è un anno difficile, ma sono contenta perché possiamo vederci in presenza, per me è la cosa fondamentale“. Covid? “Dobbiamo stare allerta ma ci vuole positività. E i ragazzi possono insegnarcela“.
Dopo la rinuncia del posto da Preside di Elisa Casale Alloa per tornare ad insegnare (ne abbiamo parlato qui), Cristina Bersani le prenderà il posto in un anno colmo di interrogativi e di cambiamenti, per ultima l’ordinanza regionale che impone alle famiglie di autocertificare l’avvenuta misura della temperatura (A proposito, ne abbiamo parlato qui )

Chi è Cristina Bersani, dall’inizio:
“Sono laureata in lettere all’Università di Torino, come tesi ho affrontato il tema del linguaggio del fumetto come avvicinamento al livello L2, semiotica. Ho vinto un master a New York come lettrice di lingua italiana. La mia materia preferita? Ahhhh, Semiotica. Aldo Nemesio, il mio professore, mi ha dato molta fiducia come del resto a tutti i giovani e sono contenta di averlo avuto come prof, ora avrei una carriera da semiotica. Dopo questi approfondimenti, quando insegno, do sempre molta importanza all’analisi del testo”.

–Si interrompe, saluta più volte i suoi compaesani. Tutti le chiedono come sta andando il nuovo lavoro, tutti si interessano e tutti (!) sorridono quando la vedono-

Quali materie hai insegnato? Dove?
” Italiano, storia, geografia per 13 anni a Boves ma sono entrata di ruolo a Trinità di Fossano. Sono molto legata alla professione dell’insegnante, soprattutto alle medie perchè i ragazzi sono in una fase dove non hanno ancora la suddivisione per Istituto, quindi  l’insegnante non sa se l’alunno avrà una predisposizione per  il  liceo classico o una scuola scientifica. Si ha molta varietà e quindi molta soddisfazione, perchè insegnare al classico e far appassionare gli alunni a Dante, è facile. Mentre alle medie non è ancora chiaro il percorso per nessuno. E’ una sfida bellissima”.

Raccontaci il primo giorno da insegnante? Cos’ha provato la Prof Bersani ad essere “dall’altra parte della cattedra”?
“Entri in classe e capisci che lo sai fare. Io sono entrata e non ho avuto timore: ero la docente. Non ho mai avuto problemi a tenere gli alunni e sentivo che sapevo come muovermi. La prima esperienza è stata in un corso di lettere dell’università, mi sono subito sentita a mio agio”.

Poi arriva la dirigenza… Come sarà lasciare l’insegnamento per dar posto al nuovo ruolo?
“Diciamo che l’insegnante aiuta a mantenere una sensibilità con i ragazzi, il dirigente è un mestiere diverso e per certi versi meno diretto con i ragazzi. Credo che un dirigente debba aver fatto prima l’insegnante.
La mia prima esperienza dirigenziale è durata 6 mesi per una sostituzione. Poi mi è stato chiesto di diventare assistente al dirigente, ci hanno messo un po’ a convincermi… Poi grazie a Gianpiero Ristorto, che mi ha insegnato tutto, ho accettato: non avrei mai fatto il concorso se non mi avesse motivato lui.
La prima cosa che ho richiesto è stata quella di elimiare in tutte le comunicazioni la dicitura “Il Dirigente scolastico” sostituendolo con “La Dirigente scolastica”, perché voglio rivendicare il fatto che ci sia una dirigente donna e non capisco come mai se dico il verduriere, la verduriera va bene, ma quando si tratta di cariche alte non viene mai fatto. Ecco, il mio primo passo”.

Covid e scuola, due argomenti molto dibatutti in questi giorni. Come sarà dirigere un Istituto convivendo con il virus?
“Andiamo avanti un passo alla volta, paragoniamo questo settembre al brutto periodo del lockdown e non ai settembre scorsi: vederci in presenza è già una grande vittoria. Dovremo lavarci le mani e mettere la mascherina come già facciamo, ma pazienza: queste pratiche sono migliori di qualsiasi didattica a distanza del mondo”.

Quali saranno le procedure per i ragazzi e i docenti?
“Innanzitutto la prima ora del primo giorno di scuola sarà destinata ad una completa sensibilizzazione del tema covid, poi dovremo mantenere la mascherina negli spostamenti, tranne per la scuola dell’infanzia e per i disabili. Al banco i ragazzi potranno togliersela perché saranno distanziati.
Abbiamo predisposto ingressi e uscite separate e un’aula covid per ogni plesso, come da indicazioni. Io sarò la responsabile covid ma ho delegato alle referenti plesso il monitoraggio della situazione. Loro saranno il mio occhio sulla struttura”.

Hai un po’ di paura per l’inizio di questa avventura?
“Trovo che preoccuparsi e agitarsi non serva in questi casi. Occorre essere lucidi, i problemi  vanno affrontati con serenità. Poi io sono molto positiva. Forse sono proprio i ragazzi a trasmettermi questa positività. E li ringrazio”