A 28 anni dalla scomparsi di Augusto Daolio una canzone racconta il suo testamento spirituale
Il noto leader della band “Nomadi” è morto di cancro ai polmoni nel 1992, la canzone “Ad est ad est” è il suo lascito. La abbiamo analizzata.
Augusto Daolio, il noto cantante dei Nomadi molto attivo anche nella Granda, morì il 7 ottobre 1992. Oggi, a ventotto anni di distanza, lo vogliamo ricordare così: con una canzone.
Tratta dall’album “Contro” (1993), la Canzone “Ad Est ad Est” è una delle tracce più sensibili e malinconiche: un testamento spirituale che annuncia un nuovo sole.
Andiamo per ordine: Augusto Daolio, inizia a sedici anni la sua carriera musicale. Era un poliedrico, ossia una persona che manifesta il suo pensiero in diversi modi: la poesia, le canzoni, la pittura. Augusto era il leader dei “Nomadi”, un gruppo diventato famoso negli anni sessanta e settanta per via dei temi che trattavano: la società era in piena crisi esistenziale e i Nomadi volevano essere una luce: una band controcorrente che faceva da spartiacque tra “noi” e “loro”.
A riprova di quanto detto, parlano chiaro i nomi degli album “Contro”, “Ma noi no”, “Gente come noi”, …
Lo si capisce bene dalla canzone “Mercanti e servi” dove si mettono in contrapposizione due figure che rappresentano le classi sociali dell’epoca:
La casa dei mercanti è alta su quel monte
La casa dei servi è¨ in basso dopo il ponte.
Ma le paure, scendono giù
Mentre i sogni, salgono su,
Contrapposizione che è continuata con i successori di Augusto, si pensi alla canzone “Con me o contro di me” da cui prende il nome dell’album: un titolo che è in se una previsione.
Il leader della band di “Io Vagabondo” si ammala a 45 anni di un cancro ai polmoni: l’8 agosto 1992 canta al suo ultimo concerto e il 7 ottobre lascia il popolo nomade con una canzone
Come detto sopra, il brano “Ad est Ad est” è un testamento spirituale che racconta come sia cambiata la vita dell’artista dal momento in cui è venuto a conoscenza della morte imminente.
Preghiamo quindi i lettori di ascoltare in prima battuta la canzone seguendo il testo.
https://www.youtube.com/watch?v=_oHnR-ZmzfI
Sembrano mani i rami del melo
Sembrano dita che graffiano il cielo
Un conto veloce di quanto possiedo
I soldi di carta e tanta rabbia
Per questa vita che si spegne di corsa
Come un fuoco di foglie
Come un lampo nel cielo.
Ad est, ad est adesso si va
Ad est, ad est tra gli alberi bianchi
Ad est, ad est ritroverò la vita
Ad est, ad est contro il vento di levante.
Sembrano un eco i rumori del vento
Il corpo risponde, risponde più volte
Uno sguardo veloce alla mia casa
Con tanta rabbia in quei dipinti
Rimasti in bianco fra i discorsi di tanti
In barba ai santi, a tutti i santi.
Ad est, ad est adesso si va
Ad est, ad est là dove nasce il sole
Ad est, ad est ritroverò la vita
Ad est, ad est perché non è finita.
Ad est, ad est adesso si va
Ad est, ad est da dove nasce il sole
Ad est, ad est ritroverò la vita
Ad est, ad est perché non è finita.
E’ molto interessante notare come, nel primo versetto, le parole siano cariche di frenesia, di velocità
“Un conto veloce di quanto possiedo
I soldi di carta e tanta rabbia
Per questa vita che si spegne di corsa
Come un fuoco di foglie
Come un lampo nel cielo.”
Nel primo ritornello incontriamo una particella pronominale che “stona” con il racconto. La particella “si” di “adesso si va” può essere intesa come impersonale ma può anche avere una chiave di lettura più ampia: “adesso (noi) si va”.
“Ad est, ad est adesso si va”
Un noi che può essere inteso come corpo e anima, uno deve andare di corsa, l’altro rimarrebbe a cantare e dipingere.
Nel versetto dopo abbiamo il richiamo della natura: un corpo che c’è, è presente. Risponde agli stimoli e si muove veloce, come veloce è la vita che si spegne di corsa.
Il corpo risponde, risponde più volte
Uno sguardo veloce alla mia casa
Con tanta rabbia in quei dipinti
Rimasti in bianco fra i discorsi di tanti
In barba ai santi, a tutti i santi.
Si riprende poi il ritornello, questa volta con una modifica:
Ad est, ad est adesso si va
Ad est, ad est là dove nasce il sole
Ad est, ad est ritroverò la vita
Ad est, ad est perché non è finita.
Là dove nasce il sole. Augusto sa della morte improvvisa ma parla di nascita. Sempre utilizzando il si (noi si va). Quasi si ostina a far capire a tutti che non è finita.
E’ finita solamente quando anche la componente “anima” sarà d’accordo ad andarsene.
L’album verrà pubblicato dopo la sua morte, ci rimane la scia interminabile di un cantante che, con lo strumento della parola, è riuscito a trasmetterci dei contenuti che oggi ci fanno… vivere.
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Il mio approccio con il testo, per chi fosse interessato:
Personalmente ho riscoperto questo testo in quarantena, allora ho deciso di analizzarlo
Riesco a capire la potenza di questi versi quando, riascoltando la canzone, mi immagino tutto ciò che ci ha lasciato l’artista, quello che sopra chiamiamo “componente anima”.
A tal proposito ricordo quando una mia amica mi disse “la prima volta che ho sentito la canzone, questa mi ha trasmesso spensieratezza. Appena ho ascoltato le tue idee , improvvisamente ha cambiato colore.
Cosa vuole dunque trasmettere Augusto?“.
Questa domanda mi è rimasta in testa: la melodia trasmette un concetto, le parole un altro. Anche in questo c’è del mistero. La mia voglia di approfondire viene da lì: non sapere con esattezza cosa ti provoca una canzone.
Con i Nomadi è sempre un punto interrogativo.
Lorenzo