Il cuneese Giovanni Panzera ha concluso la sua incredibile traversata degli Appennini
Partito in bicicletta da Zafferana Etnea più di un mese fa, il documentarista è approdato domenica 4 ottobre a Pian del Re. Un viaggio incredibile sia dal punto di vista dell’impegno sportivo che sotto l’aspetto paesaggistico.
Si è concluso con un successo il progetto “Pedalando tra le aquile – Dall’Etna al Monviso”, la traversata degli Appennini ad opera del cuneese Giovanni Panzera. Reduce dall’esperienza dell’anno scorso, nella quale aveva percorso tutto l’arco alpino, da Trieste a Monte Carlo, il documentarista e cicloamatore classe 1965 ha realizzato un’altra impresa da annali, raggiungendo Pian del Re, l’approdo finale del suo viaggio che l’ha riportato sulle sue montagne dopo più di un mese di lontananza e fatica.
Una traversata composta da ben 92 salite e quasi tremila chilometri percorsi, scalando alcune tra le vette più proibitive del Centro Italia (come il famigerato Blockhaus) e altre vette meno conosciute ma altrettanto impegnative.
Ma “Pedalando tra le aquile” non è solo un progetto dall’alto valore sportivo, ma anche un’impresa all’insegna della sostenibilità ambientale (Giovanni ha viaggiato in completa autonomia, trasportando tutto il materiale nel suo carrellino dotato di pannelli fotovoltaici, in grado di fornirgli tutta l’energia necessaria) e dell’unione simbolica di tutto il Paese in un abbraccio virtuale, all’insegna delle bellezze naturalistiche tipiche di ogni regione italiana. Un messaggio ancora più forte in un anno particolare come il 2020: attraversando ben tredici regioni, Giovanni ha potuto davvero entrare in contatto con molte culture differenti, portando sempre con sé la propria, assolutamente cuneese, e promuovendola a sua volta lungo tutta la spina dorsale del Bel Paese.
Un’esperienza incredibile che Giovanni, come da tradizione, racconterà con uno splendido documentario e molte serate all’insegna della bellezza italiana, insieme a suo fratello Teresio.
L’impresa è finalmente giunta al termine. Sono doverosi i complimenti a Giovanni Panzera.