Anita Iacovelli tra le 4 donne che hanno cambiato il mondo nel 2020
La dodicenne torinese aveva fatto parlare di sé lo scorso ottobre, quando, prima in assoluto, aveva deciso di seguire le lezioni in didattica a distanza di fronte alle Medie “Italo Calvino” del capoluogo piemontese. L’edizione europea del quotidiano statunitense “Politico” la eleva a simbolo del 2020.
Lo scorso 24 dicembre l’edizione europea del quotidiano americano “Politico” ha pubblicato un articolo intitolato “Le quattro donne leader di protesta che hanno condizionato il 2020”. Queste ultime sono le quattro personalità femminili che più si sono distinte nei loro paesi, influenzando l’opinione pubblica e mettendo in luce alcuni dei più gravi problemi delle nostre società. C’è la francese Assa Traorè, che ha creato il movimento “Justice for Adama” contro la violenza e il razzismo, la bielorussa Olga Kovalkova, che lotta per la democrazia nel suo paese e la polacca Magda Gorecka, leader femminista che in autunno ha guidato la protesta contro le limitazioni all’aborto inizialmente promulgate dal governo di Varsavia. Insieme a queste quattro grandi figure spicca anche però il nome di Anita Iacovelli. Dodicenne torinese, la ragazza è stata il primo volto della protesta contro la didattica a distanza nel periodo del secondo lockdown nel nostro paese, avendo cominciato a seguire le lezioni non da casa ma di fronte al suo istituto (la Scuola Media “Italo Calvino”), senza farsi vincere dal freddo di inizio inverno.
Nell’intervista al quotidiano statunitense, Anita ha raccontato la propria storia con la naturalezza e la genuinità tipica della sua età. Di seguito le dichiarazioni di questa ragazza che, da manifestante solitaria, è diventata ben presto il simbolo di un’intera generazione di studenti, colpita più di altre categorie dall’emergenza sanitaria. “Della scuola mi mancava tutto. Non solo i compagni ma anche gli insegnanti. Ho iniziato a protestare in questo modo semplicemente per questi sentimenti. Non mi aspettavo che sarei diventata un simbolo: non l’ho fatto per apparire in tv, e i primi giorni, quando molti giornalisti volevano farmi delle domande, mi sentivo a disagio. Io e i miei compagni abbiamo accettato la didattica a distanza nel primo lockdown perché non si sapeva niente del virus e tenere aperte le scuole sarebbe stato pericoloso. Ma quest’autunno la situazione era diversa. Siamo andati a scuola a settembre e a ottobre, dimostrando che c’era la massima sicurezza per tutti. Invece ci hanno di nuovo costretti a casa, permettendo solo ai più piccoli di andare in classe. Per noi giovani portarci via il diritto di stare in classe vuol dire anche portare via una grossa fetta della nostra vita sociale, e questo è dannoso. All’inizio ero da sola nella mia protesta, oggi si sono unite a me circa 15 persone. Alcuni professori ci sostengono, altri ci ignorano, ma va bene così. Il ministro Azzolina mi ha chiamato manifestandomi piena solidarietà e ringraziandomi. Sui social ci sono anche molti commenti negativi nei miei confronti. Cerco di leggerli il meno possibile, così non ci resto troppo male. In molti mi hanno chiesto se mi ispiro a Greta Thunberg; sicuramente è una ragazza che ammiro molto, ma non ho pensato a lei il primo giorno che ho deciso di compiere il mio gesto”.
Un riconoscimento importantissimo per un gesto reazionario nei confronti di un provvedimento ampiamente discusso e criticato nel nostro paese, come quello di richiudere le scuole dalle Medie in su anche in autunno. La motivazione del quotidiano nel dare risalto all’iniziativa di Anita recita: “Stanca di studiare da casa, si è vestita contro il freddo e, munita di computer, è andata a seguire le lezioni di fronte ai cancelli della sua scuola. La sua protesta solitaria è ben presto cresciuta, ispirando altri studenti in tutto il paese a compiere gesti simili”. Di questa diffusione a macchia d’olio delle istanze promosse da Anita, ne abbiamo avuta diretta dimostrazione anche nella nostra provincia. Tra le iniziative più conosciute spicca quella di Greta Giordano, studentessa all’ultimo anno dell’“Ancina” di Fossano, che, dopo aver scritto una lettera al Governatore Cirio, ha svolto per alcune settimane le proprie lezioni di fronte all’liceo. Ma questa è stata soltanto una delle numerose iniziative di protesta che si sono verificate nel nostro territorio, a dimostrazione che il gesto di Anita è stato davvero rivoluzionario in un periodo come quello che stiamo vivendo.