Chiara Gribaudo: “Semplificare i concorsi pubblici non può significare discriminare i più giovani”
L’onorevole cuneese del PD si è espressa sulla riforma Brunetta per l’accesso ai concorsi pubblici, pubblicata lo scorso primo di aprile nella Gazzetta Ufficiale, che rischia di svantaggiare i giovani neolaureati e non solo.
La recente riforma del ministro Brunetta riguardante l’accesso ai concorsi pubblici, approvata lo scorso primo aprile, ha generato commenti preoccupati soprattutto dalle forze di centro-sinistra. Oggetto della polemica innescata a partire dai giorni immediatamente successivi all’approvazione del decreto legge sulla Gazzetta Ufficiale è in particolar modo la gestione dei neolaureati, potenzialmente svantaggiati gravemente. Infatti, da ora in poi nei concorsi pubblici vigerà una preselezione dei candidati sulla base dei titoli e dell’esperienza che finirebbe inevitabilmente per rendere meno competitivi in sede di selezione i neolaureati, che hanno solo studiato. In sostanza, dunque, il titolo finisce per prevalere sul merito dei candidati. La riforma, definita da molti come di dubbia costituzionalità, è stata commentata anche dall’onorevole cuneese Chiara Gribaudo, attraverso un post su Facebook.
“Semplificare i concorsi pubblici non può significare discriminare i più giovani, e non assumere davvero i più bravi.
La pubblica amministrazione ha bisogno di una forte iniezione di risorse umane competenti e volenterose per giocare la sfida del PNRR e della ripartenza dell’Italia. È giusto cercare di accelerare i concorsi, ma la pre-selezione per titoli non è la strada giusta. Chi può permettersi master e corsi aggiuntivi alla laurea o al diploma spesso viene da famiglie benestanti o ha già un’età che lo avvicina più alla pensione che al conseguimento del titolo di studio. Né il concorso può essere una sanatoria del precariato.
In questo modo rischiamo che i neolaureati, i più freschi e appassionati, rimangano totalmente esclusi dal processo di rinnovamento della PA. Che così sarebbe soltanto un ingrossamento, senza produrre alcuna innovazione. Mi auguro che il Ministro Brunetta riconosca problema e si impegni a trovare una soluzione.
Il più grande ricambio generazionale nella storia del pubblico impiego non può escludere proprio i più giovani”.