1° maggio, quando la pandemia fa riscoprire l’importanza del lavoro “umano”
“Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero” ancora attuali per parole dell’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini
Oggi, 1° maggio, si celebra la Festa dei lavoratori, nata il 20 luglio 1889 a Parigi. A lanciare l’idea è il congresso della Seconda Internazionale, che sceglie la data simbolica del 1° maggio in ricordo di una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago proprio il 1° maggio del 1886.
Per il secondo anno sarà un 1° maggio diverso, una festa diversa, legata alla misure anti Covid-19, ma che andrà comunque celebrato proprio in ragione della crisi legata alla pandemia.
In questi mesi abbiamo riscoperto l’importanza del lavoro “umano” quello di medici e infermieri, così come è stato rivalutato il lavoro essenziale di operai, impiegati e tecnici, delle commesse dei supermercati, di quel lavoro delle persone spesso dato per scontato e pensato di poter sostituire con i robot. Abbiamo imparato la fragilità umana, capito che non possiamo vivere solo di like e di selfie perché abbiamo bisogno di cura e di responsabilità e di un ambiente sano soprattutto quello lavorativo dove passiamo molte ore della giornata. Dobbiamo rivalutare questo aspetto.
Il momento storico che stiamo vivendo non è assolutamente semplice e suonano attuali le parole dell’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini: “Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero.” Molti sono stati privati del proprio lavoro per via della pandemia per questo il lavoro va messo al cento di ogni programma politico proprio perché ciascuno di noi possa valorizzare i propri talenti e realizzare le proprie aspirazioni.
Buon 1° maggio a tutti!