“Conta le lettere”, l’esordio letterario della promettente poetessa Alessia Lucchino
La giovane scrittrice cuneese, classe 2001, ha fatto il suo esordio nel mondo della letteratura pubblicando per Primalpe una raccolta di poesie.
Definisce “un uragano curioso” le sue poesie, la giovane Alessia Lucchino. Una definizione che unisce perfettamente il suo vissuto e l’idea che si possono fare ad una prima lettura i lettori delle sue creazioni, contenute nella raccolta Conta le lettere, edita da Primalpe, disponibile dalla scorsa settimana. Ma dietro all’apparente confusione, si nascondono un messaggio e una poetica davvero interessanti: la volontà di dare peso ad ogni avvenimento dell’esistenza, bello o brutto che sia, e ad ogni parola necessaria per esprimerlo.
Classe 2001, Alessia ha frequentato il Liceo delle Scienze Umane di Cuneo, un’esperienza scolastica che definisce “estremamente formativa” per la persona e l’artista che è oggi, soprattutto per via delle esperienze extra-curricolari (come le gite a San Patrignano o presso vari centri psichiatrici del cuneese). Fin da piccola appassionata di arte a tutto tondo, ha recitato in teatro per dieci anni, altro mondo che l’ha influenzata moltissimo nella sua produzione poetica. Appassionata anche di Danza, oggi frequenta il primo anno della facoltà di Filosofia a Torino. Le abbiamo fatto alcune domande, per capire qualcosa di più sulle sue poesie.
Quando e come ti sei avvicinata al mondo della poesia?
Ho sempre avuto una grande passione per la poesia e per l’arte in generale. Fin da piccola ho cominciato a ordinare i miei pensieri in forma per così dire poetica. Poi, con l’inizio delle Superiori è sopraggiunta anche una preparazione maggiore, che mi ha permesso di affinarmi nelle mie composizioni. In generale però la poesia e l’arte sono parte integrante della mia vita da sempre.
Di solito i poeti leggono tantissima poesia. Anche tu leggi molte raccolte poetiche o la tua è più una passione “attiva”, di scrittura?
Sono una grande lettrice in generale. Paradossalmente non leggo molte poesie, o almeno non sono concentrata solo ed esclusivamente su di esse. Ho una passione infinita per Pascoli, che non posso fare a meno di leggere, però, per il resto vario abbastanza le mie letture. Passo dai romanzi, alle poesie ai testi filosofici (Schopenhauer, Sartre), senza farmi troppi problemi in termini di selezione.
Entrando nel merito del tuo esordio letterario, come prima cosa mi sembra interessante il titolo. Conta le lettere, un ossimoro che fa subito entrare il lettore in un mondo altro. Com’è nato?
Il titolo si propone di rappresentare perfettamente la missione che mi piacerebbe realizzare in ogni lettore che prende in mano il mio libro, cioè dare dignità ad ogni cosa. Questa, più che una poetica, rappresenta una vera e propria filosofia di vita per me. Ho scritto le mie poesie cercando di dare ad ogni parola la propria importanza, il proprio significato profondo, andando oltre la sua apparenza. Ho cercato di lavorare anche molto sullo spazio, con le pause, le rotture del ritmo, gli enjambement. Per me la pagina bianca non deve essere vista come un ostacolo da superare, ma come una cosa già di per sé viva, che ti offre l’occasione di essere ancora più bella e completa aggiungendo delle parole. Un po’ come la tela immacolata per il pittore.
Anche la copertina va in questo senso.
Sì esatto. Questa foto di un cavallo a dondolo mi sembra la perfetta metafora per questo libro e in generale per la poesia. L’idea è legata anche alla mia infanzia: mi divertivo molto a giocare con un cavallo a dondolo simile a quello della copertina. Ma in generale si sposa alla perfezione con la mia visione della poesia. È infatti un oggetto che tiene i piedi per terra dandoti al contempo l’illusione di spiccare il volo verso altri mondi, apparentemente irraggiungibili ma, in fondo, non così lontani dal nostro. Un modo, insomma, per partire dalla realtà e da essa ricavare poesia.
Ogni poesia è interpretabile in maniera diversa sulla base del lettore che la legge. Non è dunque facile fare domande “universali” su composizioni di questo tipo. Tra le costanti del tuo libro, però, si può citare come protagonista assoluta la quotidianità. L’ispirazione ti arriva da questioni di tutti i giorni?
Assolutamente. Credo che la realtà, il nostro vivere quotidiano, siano fondamentali anche quando ci si accinge a scrivere. La poesia è già di per sé un genere piuttosto evasivo e spesso si leggono poesie, magari bellissime, che non hanno un grande legame diretto con la realtà universale, partecipata da tutti. È chiaro che scrivere poesie è anche un processo di astrazione, ma a mio parere questa evasione, del poeta e poi del lettore, deve partire da cose concrete, che ognuno può facilmente fare proprie. In questo senso Pascoli è un’ispirazione assoluta, con la sua poetica del “Fanciullino”.
La tua è una poesia molto particolare: non ci sono rime, non c’è un’ossessiva attenzione alla metrica e alle regole tradizionali ecc. Ciò nonostante, è molto coinvolgente per chi legge. A mio parere questa potrebbe essere una strada per avvicinare le giovani generazioni, che troppo spesso odiano le poesie per l’eccessiva rigidità con cui esse vengono esposte a lezione, alla magia della poesia. Cosa ne pensi?
Sono d’accordo. Troppo spesso a scuola ci si concentra eccessivamente sulle “regole” poetiche, togliendo tanto peso alle parole scelte dai poeti per esprimere i loro concetti. L’analisi poetica, per quanto bella e affascinante, non è un alleato per avvicinare i giovani alla poesia. Il mio obiettivo, nel mio piccolo, è quello di far capire ad un lettore o una lettrice giovane che non si deve essere dei geni o degli appassionati di lungo corso per scrivere, o anche solo semplicemente amare, una poesia. È un po’ la missione dei cantautori: si può analizzare i loro testi in modo preciso e con gli strumenti dell’analisi poetica, ma alla fine quello che conta è che essi riescono a parlare a tutti con un linguaggio poetico, rendendo tutto più semplice.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere tutte queste poesie e ce n’è qualcuna a cui sei particolarmente affezionata?
Ho scritto queste poesie nell’arco di diversi anni. Non riesco a scegliere una poesia soltanto tra quelle a cui sono più legata. Diciamo che mi soddisfa sempre quando riesco a racchiudere un istante quotidiano in una delle mie composizioni. Ad esempio la poesia “Paninaro” è nata da un’esperienza che ho avuto all’uscita da scuola qualche anno fa. Osservando la massa di persone che si era accalcata attorno al chiosco dei panini del liceo, ho avuto la sensazione che quell’attimo si fosse bloccato: stavo contemplando la gente che viveva. Ho subito pensato “Devo scrivere qualcosa in proposito”. Mi piace molto quando riesco a dare dignità poetica anche ad un’azione banale e in un contesto fortunato come il nostro, senza traumi enormi come quelli che si vedono oggi in Palestina, ad esempio.
Quando hai capito che poteva essere il momento giusto per pubblicare i tuoi scritti?
Sono sempre stata abbastanza insicura sulle cose che scrivevo. Fino all’anno scorso mi sembrava impensabile l’idea di proporre ad una casa editrice le mie poesie. Una spinta importante me l’ha data la vittoria del Premio Lions Club dell’anno scorso, per una prefazione su Primo Levi, quindi un testo di tutt’altro registro. Lì, però ho capito che forse qualcuno avrebbe potuto apprezzare quello che scrivo, che mi sarebbe piaciuto stringere nelle mani un Mio libro.
Leggendo il tuo libro si percepisce chiaramente che scrivi per esigenza. Se dovessi definire in una parola cos’è per te la poesia, quale sarebbe?
Per me la poesia è Luce. Non è soltanto un bisogno impellente per ordinare in qualche modo tutti i mondi che sento di avere nella mia testa, ma è proprio un’attività che illumina tutti quei momenti delle mie giornate che altrimenti passerebbero inosservati. Se penso alla poesia mi viene in mente una Luce abbagliante. Che poi è la luce della vita!
Alessia Lucchino rappresenta un grande esempio di giovane intesa come risorsa per il mondo di domani. Una poetessa estremamente promettente che, nonostante la giovanissima età, dimostra una maturità e una poetica interessantissima. Sentiremo di sicuro parlare ancora molto di lei.