Continua la traversata in solitaria di Giovanni Panzera
Dopo aver superato una trentina di passi pirenaici, il dociumentarista cuneese sta attraversando in questi giorni il Massiccio Centrale francese.
“Pedalando tra le aquile” capitolo 3 è giunto nella parte centrale della lunga cavalcata in bicicletta di Giovanni Panzera, che dopo aver scalato trenta passi pirenaici sta affrontando una delle zone più caratteristiche e uniche della Francia: il Massiccio Centralecon i suoi famosi vulcani (I Puy) che annoverano nomi importanti come il Puy Marie e il Puy de Dome. I Puy fanno parte di quella storia antichissima, quando una decina di milioni di anni fa la parte centrale della Francia era costellata da decine di vulcani in continua eruzione e che oggi costituiscono un sito Patrimonio Unesco.
“Scalare dapprima i Tourmalet – racconta Giovanni – per un amante del ciclismo epico, è stata una emozione grande. Pensare che da lì il Tour de France è transitato ben 84 volte dal 1910, mi ha dato ancor più forza per affrontare la lunga e impegnativa ascesa al Colle. Il Tourmalet rappresenta la salita simbolo dei Pirenei come sulle Alpi lo Stelvio e sugli Appennini il Gran Sasso. Quindi affrontare queste pendenze era indispensabile per arricchire maggiormente Pedalando tra le aquile. Vi confesso che la sera prima ero molto agitato, anche se non è una salita particolarmente impegnativa, lo è dal punto di vista emozionale; salire sul Tourmalet è un tassello che ogni ciclista sogna di inserire nel proprio curriculum.
Storia diversa quella del Puy de Dome che oggi non lo si può più salire con nessun mezzo, nemmeno in bicicletta ma solo utilizzando il trenino a cremagliera! Speravo che dopo aver spiegato agli addetti questo grande progetto che sto portando avanti da tre anni, avessero avuto la delicatezza e l’intelligenza di farmi salire invece niente da fare, la decisione è stata irremovibile! Non posso dimenticare la storia ciclistica del gigante dei vulcani quando il campionissimo Fausto Coppi, proprio sul Puy de Dome compì una delle sue grandi imprese, precedendo Jan Nolte, Gino Bartali e Raphael Giminiani”.
In questa edizione di Pedalando tra le aquile contano certamente i luoghi e la natura, ma soprattutto gli incontri con le persone del luogo. “Un giorno mi sono fermato in un paesino di montagna – continua Giovanni – a una fontana per riempire la borraccia e ho incontrato una donna che lavava i panni come si faceva un tempo e incuriosita ha iniziato a farmi domande tra cui una semplice ma essenziale: “perché?”. La mia risposta è stata quella di una grande passione per questo sport, per la natura per la vita e la storia di questa gente che abita le ‘’terre alte’’ di queste zone di Francia. Un’altra volta ho incontrato una coppia di camperisti che avevano acquistato al mercato del paese una cassetta di funghi e me ne hanno regalato un bel sacchetto. Devo dire che quella sera ho gustato un piatto di pasta molto ricco e saporito, e poi…. beh, il resto lo conoscerete nel documentario, grazie al contributo di mio fratello Teresio che durante questo viaggio realizza le immagini e le fotografie per raccontare le mie emozioni.
Pedalare in mezzo alla natura qui significa trovare gli scoiattoli che mi attraversano la strada, migliaia di pecore di tutte le razze, per non parlare delle innumerevoli mandrie di bovini e poi i numerosi rapaci che volano nel cielo segnalando la loro presenza con gli inconfondibili versi. Purtroppo l’estate su queste montagne quest’anno è bizzarra in zone dove normalmente si registrano temperature che variano dai 25° ai 32°, la media attuale è di 15°/18° mentre al mattino, quando parto per la tappa attorno alle 8 il termometro del mio ciclocomputer segna 7-8°. Anche se mi sono premunito di tutto l’abbigliamento necessario non pensavo di doverlo usare tutte le mattine, in più oltre alla nebbia bassa piove. Quindi le giornate a volte diventano veramente pesanti e non vedo l’ora di terminare i 100 km. giornalieri e ritirarmi nella mia tendina. Una cena ristoratrice a base di pasta e carne, mi permette di recuperare le energie necessarie per la tappa successiva”.
I giorni passano e la fatica del viaggio comincia a farsi sentire in Giovanni. Il fisico comunque continua a reggere bene e il documentariata cuneese si sta impegnando fortemente affinché questa avventura prosegua nel migliore dei modi. Una buona parte di strada è oramai alle sue spalle e si avvicinano sempre più le Alpi del Mare che lo porteranno verso le strade di casa; prima però ci sono ancora le Gorges de l’Ardeche, il Verdon e poi dal mare la salita attraverso la Valle Roja, una valle che caratterizzerà questo “viaggio della rinascita”.