Inaugurato il Museo della Memoria MEMO4345 a Borgo San Dalmazzo
Il nuovo spazio espositivo volto a ricordare le atrocità della Seconda Guerra Mondiale nella città di Borgo, dalla quale partirono 357 ebrei verso Auschwitz, si trova nell’Ex Chiesa di Sant’Anna, a pochi passi dal Memoriale della Deportazione nel piazzale della stazione.
È stato inaugurato stamattina MEMO4345, il nuovissimo Museo della Memoria di Borgo San Dalmazzo. Un allestimento che propone di illustrate ai visitatori l’intera vicenda che ha portato alla tragedia della Shoah, analizzando a fondo non soltanto il periodo bellico (quello che va dal 1943 al 1945 che dà il titolo al museo), che vide Borgo San Dalmazzo città tristemente capofila nel rastrellamento degli ebrei e punto di partenza di ben 357 prigionieri verso il campo di sterminio di Auschwitz, ma anche il periodo precedente, ovvero gli anni che vanno dal 1870 alla seconda guerra mondiale, in cui si è preparata la tragedia della Shoah. Il museo è situato all’interno dell’Ex Chiesa di Sant’Anna, a pochi passi dal Memoriale della Deportazione situato nel piazzale della stazione ferroviaria. Un’area espositiva non enorme ma estremamente ricca di documenti rari, testimonianze e soprattutto storie di uomini e donne di ogni proveninenza ed estrazione sociale, i cui destini hanno, quasi sempre tristemente, incontrato i binari della stazione di Borgo. Un museo di rara precisione storiografica ed essenziale per coltivare la memoria, specialmente quella delle giovani generazioni, che ha trovato anche la benedizione della Senatrice a vita Liliana Segre, che ha inviato al sindaco di Borgo Gianpaolo Beretta un messaggio entusiasta per il percorso museale inaugurato stamattina.
Il progetto di MEMO4345 ha radici lontane, e ha visto il Comune di Borgo San Dalmazzo impegnato, attraverso diverse amministrazioni, in maniera compatta per molti anni. Un lavoro fatto di ricerca, costante ed instancabile, anche grazie alla produttiva collaborazione dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, ma anche di restauro del patrimonio culturale e architettonico delle eccellenze della città, che ha permesso (con lavori tra il 2006 e il 2020) di rilanciare la chiesa secentesca di Sant’Anna (sconsacrata alla fine degli anni ’90) come sede ideale del percorso museale, data l’estrema vicinanza con l’altra eccellenza commemorativa di Borgo, ovvero il Memoriale della Deportazione. Un doppio strumento culturale e narrativo che rende Borgo San Dalmazzo un’autentica “Città della Memoria”. I lavori di ristrutturazione dello stabile sono stati finanziati dalla Fondazione CRC, oltre che dai fondi europei Alcotra.
D’altra parte, lo stesso primo cittadino di Borgo, Gianpaolo Beretta, ha definito il progetto MEMO4345 come un “Baluardo della Memoria“, che deve entrare in dialogo con i cittadini per instaurare un nuovo modo di pensare alla propria storia, dato che la città è stata insignita, nel 2001, della Medaglia d’oro al merito civile. Proprio seguendo questa logica, il museo, ideato e curato da Adriana Muncinelli, varierà molto spesso i propri contenuti, per consentire a cittadini e visitatori di instaurare un vero e proprio dialogo continuo con la storia della città. Una storia fatta di orrore (il campo di concentramento, le partenze per Auschwitz) ma anche di coraggio ed eroismo, con l’attività di molte “persone giuste” che hanno messo a rischio le proprie esistenze pur di aiutare quegli stranieri (quasi tutti gli ebrei provenivano dalla Francia), che riconoscevano come vittime in tutto simili a loro stessi. A loro, oltre che ai deportati da Borgo, è dedicato MEMO4345.
Una pagina di storia essenziale per il nostro territorio, si arricchisce di un’ulteriore spazio espositivo, per portare avanti la memoria di ciò che è stato e non dimenticare mai quanto in basso possa arrivare la barbarie umana. Tra i molti interventi di autorità e ospiti (tra cui anche la deputata del PD alla Camera Chiara Gribaudo e il presidente della Provincia Federico Borgna), ha certamente spiccato quello della vice-sindaca e assessore alla cultura del Comune di Borgo Roberta Robbione, che ha definito importantissimo il fatto che l’intero progetto sia stato finanziato con i fondi europei destinati, in compartecipazione alla Valle Vermenagna e alla Valle Roya. “Le nostre valli non sono mai state dei confini, ma dei territori di passaggio e comunicazione. Noi e la gente che vive dall’altra parte delle montagne siamo lo stesso popolo e la storia ci racconta proprio questo. Storie di solidarietà ed accoglienza verso gente straniera che poi così straniera non era.Seminiamo la cultura per essere i giusti del nostro tempo!“. Si è invece soffermato sull’essenzialità della memoria il Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Sergio Soave, che ha messo in evidenza alcuni dati inquietanti: “Il 15% degli italiani non crede alla Shoah, un ulteriore 16% ritiene che essa sia un fenomeno amplificato dalla storiografia. Ne risulta che circa un italiano su tre sia scettico nei confronti di ciò che è stato. Oggi deve essere un giorno di partenza per preservare la memoria della verità storica, per impedire che tutto questo orrore cada nell’oblio. Non è retorica, è un dovere del nostro tempo.”
MEMO4345, dunque, rappresenta una nuova eccellenza musicale del nostro territorio, resa possibile anche e soprattutto grazie ad una “straordinaria squadra di donne“, come è stata definita dallo stesso Soave, che si sono prodigate per anni per arrivare a questo punto, aprendo al pubblico il nuovo museo. Tra loro spiccano senza dubbio la curatrice del Museo Adriana Muncinelli, l’architetto Cristiana Taricco e la direttrice dell’ATL Cuneese Daniela Silvestrin, che sosterrà attivamente il Museo della Memoria sotto l’aspetto turistico. A conclusione della cerimonia, da rimarcare infine l’intervento di Nathalie Dreyfus, pronipote di due ebrei prigionieri del campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo e deportati ad Auschwitz, che ha ringraziato a nome di tutti i parenti delle vittime (presenti alla cerimonia di stamani e non) il Comune di Borgo per la sua splendida iniziativa storico-culturale.