Bocciato anche il Referendum Cannabis, approvato quasi in toto quello sulla Giustizia

16 febbraio 2022 | 19:29
Share0
Bocciato anche il Referendum Cannabis, approvato quasi in toto quello sulla Giustizia

La Corte Costituzionale si è espressa pochi minuti fa anche sugli altri due quesiti oggetto di proposta di referendum questa primavera, dopo la stroncatura di quello sull’eutanasia. Il verdetto blocca la proposta di legalizzazione della cannabis e approva cinque dei sei quesiti inerenti la Giustizia.

Si è espressa pochi minuti fa la Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato riguardo agli ultimi quesiti all’ordine del giorno per quanto riguarda le proposte di referendum per la primavera a seguito delle rispettive raccolte firme. Dopo la stroncatura del referendum in favore dell’eutanasia di ieri, è stato dichiarato inammissibile anche il quesito riguardante la Legalizzazione della Cannabis, per cui l’Associazione Meglio Legale e i Radicali Italiani, principali promotori dell’iniziativa, avevano raggiunto e superato il numero di firme necessarie per avviare la discussione in tempi record lo scorso settembre. Lo stesso Amato ha dichiarato in conferenza stampa che “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”. 

Sulla nuova bocciatura il Segretario dei Radicali cuneesi Filippo Blengino ha dichiarato: “Si continua a fare il gioco delle mafie, lasciando in mano criminale tutta la “filiera” di questo tipo di sostanze spendendo tantissimi soldi pubblici nella repressione di chi si oppone a questa norma, coltivando privatamente. È un provvedimento assolutamente irrazionale e controproducente per lo Stato. Sono state buttate via un milione e mezzo di firme e il presidente della Corte Costituzionale Amato ha fatto delle dichiarazioni assolutamente inopportune per il suo ruolo, sia ieri sia oggi. Ora continueremo a contrastare questa norma assurda con i nostri soliti mezzi, su tutti le disobbedienze civili. C’è grande dispiacere”.

Diverso il discorso per quanto riguarda l’altra questione all’ordine del giorno, ovvero il Referendum sulla Giustizia promosso da Lega, Radicali Italiani e nove consigli regionali e composto da sei quesiti in totale. Di essi, la Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari sull’abrogazione delle disposizioni in materia di valutazione dei magistratiincandidabilità, limitazione delle misure cautelari, sulla separazione delle funzioni dei magistrati  e sull’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm. La Corte si è invece espressa negativamente per quanto concerne l’ultimo quesito, quello che riguardava l’introduzione della responsabilità civile diretta dei magistrati, secondo il precetto del “chi sbaglia, paga”. Oggi lo Stato, in caso di errore, risarcisce la parte lesa ma non può agire contro il magistrato che ha sbagliato. La proposta è stata respinta in quanto “innovativa più che abrogativa”, ha spiegato lo stesso Amato.

In merito all’approvazione di cinque dei sei quesiti del Referendum Giustizia si è anche espressa la Lega piemontese nella persona del capogruppo leghista in consiglio regionale Alberto Preioni: “Una bella giornata di democrazia, di libertà, di giustizia. Il via libera della Consulta ai quesiti referendari non è solo una vittoria della Lega: lo è anche del Piemonte, che con il voto della sua assemblea legislativa, con questa maggioranza e soprattutto con le firme di decine di migliaia di cittadini ha sostenuto una riforma non più procrastinabile per l’Italia. Il nostro ringraziamento va quindi innanzitutto a chi ha avuto il coraggio di sottoscrivere i referendum per una giustizia più giusta. E va certamente al nostro leader Matteo Salvini e al nostro segretario regionale Riccardo Molinari, oltre che al senatore Roberto Calderoli, che hanno avuto la forza e la lungimiranza di intraprendere questa sfida. Un grazie anche al presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia, che con me ha depositato in Cassazione le delibere approvate dall’aula di Palazzo Lascaris. Una battaglia che riguarda la vita e la libertà di ognuno di noi: l’ideale di un Paese più equo, dove tutti i cittadini siano davvero uguali davanti alla legge. Un’Italia dove la magistratura inquirente e quella giudicante non rappresentino più un corpo unico, seguendo piuttosto carriere parallele e separate, in totale trasparenza e senza corporativismi. Un’Italia dove un innocente non deve più finire in carcere e dove la custodia cautelare non diventi una condanna prima ancora di ricevere un equo processo. Ora non ci resta che andare a votare, e farlo in tantissimi. Siamo convinti che i piemontesi risponderanno con lo stesso impegno civile che ha reso possibile quanto è accaduto oggi”.