A Manta un convegno sulla continuità del fascismo nella magistratura post-bellica
In occasione del 77esimo anniversario della Liberazione dai nazi-fascisti, si è tenuto ieri presso la Cascina Aia di Manta l’evento “La Liberazione tradita: la continuità dei vertici della magistratura dopo la caduta del fascismo” a cura del professor Guido Neppi Modona, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale.
È stato un 25 aprile particolare quello che si è tenuto a Manta ieri pomeriggio. Presso la Cascina Aia, a partire dalle 18, si è infatti tenuto l’evento “La Liberazione tradita: la continuità dei vertici della Magistratura dopo la caduta del fascismo“. Protagonista dell’incontro il professor Guido Neppi Modona, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale. L’incontro è stato moderato dall’avvocato saluzzese Antonio Brunetti.
Un incontro totalmente incentrato sul problema di una mancata adeguata defascistizzazione nel nostro Paese che ha avuto luogo in molti settori, ma soprattutto in quello particolarmente rilevante della Magistratura. L’esimio professore, ospite d’eccezione, è partito nella sua trattazione dalla spiegazione del titolo. Il tradimento in questione riguarda il fatto che, per oltre un ventennio dopo il 25 aprile 1945, i 324 magistrati della Corte Costituzionale – il maggior organo garante della tutela delle libertà e dei diritti dell’uomo – erano costituiti dai medesimi esponenti che avevano preso parte al Tribunale della Razza istituito nel 1939. Detto in poche parole, gli stessi magistrati responsabili e fautori delle Leggi Raziali del 1938, sono stati i medesimi giudici garanti delle maggiori tutele dell’uomo fino al 1968. Un fatto scandaloso, su cui non si pone mai la giusta importanza a livello storiografico.
A sostegno della sua tesi, il professor Neppi Modona ha anche ripercorso brevemente la storia delle Leggi Raziali nel nostro Paese. Le circa 80 Leggi razziali (e le ancora più tremende Circolari), per quanto fossero state abrogate nel 1944, furono depurate definitivamente soltanto nel 1987. Nonostante la Costituzione del 1942, agli artt. 101 e 107, enunciasse, rispettivamente, i principi di indipendenza esterna ed interna dei magistrati, tali principi non vennero, di fatto, epurati per circa vent’anni. Solo verso la fine degli anni Sessanta, infatti, si attuò un vero e proprio ricambio generazionale nella Magistratura italiana.
Dopo anni di approfonditi studi e ricerche il Professore ha potuto constatare che più di 14 personalità che dichiararono con ferma convinzione la propria fede razzista sulla Rivista “Il diritto razzista” del 1939, divennero i vertici della Corte di Cassazione fino agli anni Cinquanta. Fino al 1998, riflette Neppi Modona, è stata posta una “pietra tombale” sul razzismo italiano. Basti pensare che le monografie dei giuristi in tema di persecuzione razziale sono emersi soltanto agli inizi degli anni 2000.
Un incontro interessante su un argomento di cui non si parla mai abbastanza, per celebrare in maniera diversa ma altrettanto partecipata il 77esimo anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi-fascismo.