Profughi ucraini, storie di speranza e solidarietà grazie ai vigili del fuoco di Cuneo
Dopo Pasqua ci sarà una terza spedizione per portare aiuti umanitari in loco e accompagnare altre famiglie in Italia
Cuneo. Un viaggio che lascia in egual misura il dolce e l’amaro in bocca quello dal quale sono tornati i volontari dell’associazione Nazionale Vigili del Fuoco di Cuneo.
E’ nei momenti più bui che oltre il dolore emergono piccole ma fortissime luci di speranza. Scintille di bontà che fanno ben sperare nel futuro, nonostante la guerra e le atrocità a cui assistiamo ogni giorno.
Proprio come in questa storia, che non si può non raccontare, si vedono piccoli grandi eroi che in silenzio si muovono in aiuto del prossimo e persone, che han perso tutto a causa della guerra, piene di dignità e generosità.
Dallo scoppio della guerra in Ucraina associazioni e privati di tutta Europa hanno fatto a gara per portare aiuto alla popolazione.
Da Cuneo non poteva certo mancare l’intervento della macchina della solidarietà e, grazie alla generosità del titolare della società Gea di Cuneo che si è accollato il costo del viaggio mettendo anche a disposizione 3 pulmini da 9 posti, e l’associazione Nazionale dei Vigili del Fuocodi Cuneo, numerose famiglie Ucraine sono arrivate sane e salve sul territorio Italiano.
Si tratta della seconda missione umanitaria organizzata dall’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco di Cuneo per portare soccorso ai profughi ucraini, in collaborazione con l’associazione Memoria viva di Castellamonte.
All’andata, con partenza da Caraglio alle 4 del mattino di martedì 29 marzo, i volontari, tutti membri dell’Associazione Vigili del Fuoco oltre al proprietario della società Gea, si sono diretti a Wadowice (città natale di Giovanni Paolo II) in Polonia. Lì hanno scaricato tutti gli aiuti umanitari destinati ai profughi.
“Scaricare coperte e giocattoli per i bimbi era già toccante ma nulla rispetto a quello che ci attendeva il giorno seguente- commenta Silvio Costamagna, vigile del fuoco facente parte del gruppo -. Dopo un notte in albergo e i ringraziamenti delle autorità locali, siamo giunti a Przemysl, al confine con l’Ucraina. Lì abbiamo visto la situazione nel campo di smistamento profughi. Un centro commerciale dismesso dove si vedono prevalentemente donne, bambini e giovani. Certo la protezione civile ha fatto un lavoro eccellente e ogni locale che poteva essere suddiviso era accogliente con tanto di scuola per i bambini, locale per i giochi, dormitori,.. ma l’atmosfera era davvero drammatica”.
Sui quattro pulmini sono stati caricati circa una ventina di profughi, provenienti da varie zone di guerra. Tutte famiglie composte di sole donne e bambini.
“La cosa che ci ha colpiti maggiormente è la dignità di queste persone che da un giorno all’altro hanno perso tutto. nei loro occhi si vedeva che erano spaesate, alcuni di loro hanno camminato giorni per mettersi in salvo. Con sé solo lo stretto necessario, una bambina teneva stretta la sua chitarra, unico ricordo e simbolo forse della vita precedente alla guerra. Eppure anche in questi momenti così terribili abbiamo potuto costare la loro bontà d’animo – sottolinea Costamagna -. In particolare sono rimasto colpito dall’unica famiglia in cui c’era il marito. Era con la moglie ma solo perché costretto sulla sedia a rotelle. Con loro il figlio, un 17enne con autismo e la madre di lei molto anziana e disabile al 100%. Non sarebbero mai venuti con noi se comportava l’abbandonare i loro due cani e 6 gatti. Con immenso sollievo per loro e per noi, siamo riusciti a far microcippare gli animali e siamo potuti partire alla volta dell’Italia. Nonostante le difficoltà che stanno affrontando non hanno perso la loro umanità e questa cosa ci ha toccati tantissimo. Anche durante il viaggio continuavano ad offrirci quel poco di cibo che avevano e, solo dopo mille insistenze e con estrema fatica siamo riusciti a pagargli due cappuccini! Durante il viaggio l’uomo, un ingegnere, ci ha raccontato che una bomba ha raso al suolo la loro casa. Non hanno più nulle e se, mentre altre famiglie di cui ci stavamo occupando in Italia avevano parenti o amici pronti ad accoglierli, loro erano completamente soli. Li abbiamo lasciati a Torino all’ospedale San Giovanni Bosco per esami e controlli medici, poi sarebbero stati accompagnati in una struttura mentre i loro animali sono stati portati in una pensione vicino a Ivrea”.
“Lasciarli lì, così spaesati, senza niente, era impossibile non commuoversi ed erano loro che ci facevano forza e ci rincuoravano, dicendoci di non piangere. Non li abbandoneremo. Siamo rimasti in contatto con la struttura perché vogliamo monitorare personalmente la loro situazione e intervenire in caso di bisogno”.
Le altre famiglie con le loro poche cose, hanno raggiunto così amici e parenti pronti a offrire loro un tetto e sostegno in attesa che questa assurda guerra finisca.
Dopo Pasqua, promettono i volontari del gruppo, ci sarà una terza spedizione per portare aiuti umanitari in loco e accompagnare altri profughi in Italia.