“Fermiamo il degrado di Villa Invernizzi, la Storia ci può insegnare tanto”
Davanti alla dimora storica di Via Ettore Rosa una trentina di persone si sono riunite per denunciare la situazione in cui versa. Tra i partecipanti si riconoscevano alcuni consiglieri comunali e alcuni candidati in corsa per le elezioni amministrative di domenica prossima
Oggi, martedì 7 giugno, il Comitato per la salvaguardia di “Villa Invernizzi” di Cuneo si è riunito davanti alla dimora storica di Via Ettore Rosa per protestare contro lo stato di abbandono in cui versa. Tra i partecipanti al sit-in si riconoscevano alcuni consiglieri comunali e alcuni candidati in corsa per le elezioni amministrative di domenica prossima.
Villa Invernizzi, costruita nei primi anni del Novecento, è stato uno dei luoghi cardine della Città durante la Guerra di Liberazione. Sede dell’attività industriale della famiglia di Amilcare Invernizzi, divenne un centro di lotta al regime nazi-fascista e durante la Resistenza alcune organizzazioni partigiane della città e delle valli fecero riferimento alla ditta Invernizzi per rifornirsi di alimenti, abiti e medicine.
Alcuni documenti attestano lo svolgimento nei locali, che oggi sono allo stato di abbandono, di riunioni del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Cuneo, mentre altre cronache testimoniano l’ospitalità offerta al sacerdote partigiano Don Giuseppe Pollarolo. Alcuni dei protagonisti dell’insurrezione di Cuneo scrivono nei loro diari che alla vigilia della Liberazione, nell’aprile del 1945, l’edificio ospitò il Comando militare della “Quinta zona” e per la sua posizione strategica fu scelto come sede del cosiddetto “Comando Piazza”, luogo da cui venivano diramate le direttive per le operazioni di guerriglia nelle vie cittadine.
Villa Invernizzi ha subito recentemente un ennesimo atto vandalico: nella notte tra venerdì 3 e sabato 4 giugno sconosciuti si sono introdotti nei locali del caseggiato forzando il cancello e rubando il portabandiera in ferro battuto e rame, datato 1915, che campeggiava dal balcone del primo piano.
«È un fatto gravissimo – sostengono i manifestanti – per almeno due motivi: innanzitutto perché dimostra ancora una volta che la villa è abbandonata a se stessa da un’Amministrazione comunale latitante, che nonostante sia proprietaria per oltre il 95 per cento e co-responsabile dell’immobile di fronte alla Sovrintendenza ai beni artistici, continua a non preoccuparsi dello stato di incuria in cui versa, lasciando che il tempo e l’usura danneggino irrimediabilmente un bene che ha svolto un importante ruolo nella storia dell’ultimo secolo della Città».
«In secondo luogo – continuano – la situazione della Villa, compromessa in alcune sue parti dal lungo abbandono, rischia di peggiorare per le infiltrazioni di acqua e le “intrusioni” di vandali, rendendo sempre più irrecuperabili i soffitti, i decori e le suppellettili già fortemente danneggiate, ma i forti interessi edificatori che si concentrano sull’area rischiano di inficiare la volontà di recupero e di utilizzo della Villa, che invece meriterebbe di essere fruita dalla Città con un utilizzo che le restituisca dignità e la valorizzi».