Referendum Giustizia, qualche indicazione per capirne di più
Domani i cittadini di tutta Italia sono chiamati ad esprimere il loro parere sui cinque quesiti del Referendum Giustizia. Abbiamo provato a dare qualche indicazione in più su ciascuno di essi.
Domani, domenica 12 giugno, oltre a partecipare al voto per le Elezioni Comunali nei comuni che lo prescrivono, gli italiani saranno chiamati ad esprimere il loro parere in merito al Referendum Giustizia. Cinque quesiti, scritti in linguaggio giuridico abbastanza complesso, su cui è bene cercare di fare maggior chiarezza.
In primis occorre dire che si tratta di referendum abrogativi, che riguardano leggi già esistenti nei confronti dei quali i cittadini possono esprimersi per mantenerle in vigore così come sono (votando No), oppure modificarli, in parte o del tutto a seconda dei casi (votando Sì). Ecco nel dettaglio i cinque quesiti.
Scheda Rossa. Il quesito in questione invita ad esprimersi sull’abrogazione di parte della Legge Severino, promulgata il 6 novembre del 2012, che prevede che chi ricopre cariche elettive o di governo non possa più candidarsi né ricoprire tali incarichi in caso di condanna per delitti non colposi. Se si vota Sì, non sarà più automatica la sospensione dall’incarico per il condannato ma sarà il giudice che dovrà valutare, caso per caso, se sospenderlo o meno. Se si vota No, la legge rimane in vigore senza stravolgimenti e il condannato viene automaticamente sospeso dal proprio incarico senza la possibilità di ricandidarsi.
Scheda Arancione. Il quesito invita ad esprimersi in merito alla modifica dei presupposti per l’applicazione delle misure cautelari, vale a dire le misure coercitive con le quali un indagato viene privato della propria libertà nonostante non sia stato ancora riconosciuto colpevole di alcun reato. Attualmente sono tre i presupposti in vigore affinché si possa procedere alle misure cautelari in carcere: il pericolo di fuga dell’imputato, il rischio dell’inquinamento probatorio e il pericolo della reiterazione della condotta criminosa da parte dell’imputato. Il quesito della scheda arancione chiede di esprimersi in merito all’abrogazione soltanto di quest’ultimo. Pertanto se si vota Sì, il soggetto potrà essere sottoposto a misure cautelari soltanto in caso di pericolo di fuga o di inquinamento probatorio. Se si vota No, rimane tutto così com’è.
Scheda Gialla. Il quesito chiede ai cittadini di esprimersi in merito alla separazione delle funzioni di Giudice e Pubblico Ministero. Attualmente entrambe queste funzioni rientrano all’interno della carica di Magistrato, con un unico concorso d’accesso per entrambe le carriere, superato il quale il soggetto sceglie se intraprendere la funzione giudicante (Giudice) o quella inquirente (PM). Di conseguenza è unico l’organo adibito al controllo sull’operato di entrambe queste professioni (il Consiglio Superiore della Magistratura) e uno stesso magistrato può svolgere alternativamente nel corso della propria carriera la funzione giudicante e quella inquirente. Se si vota Sì, si separano le carriere, con conseguente, presumibile, cambiamento delle modalità di accesso alle cariche, con due concorsi distinti. Se si vota No, rimane in vigore la normativa attuale.
Scheda Grigia. Il quesito verte sull’apertura alla partecipazione dei cosiddetti membri laici (professori universitari e avvocati) a prendere parte agli organi della Corte di Cassazioneche giudicano l’operato dei magistrati. Attualmente l’attività dei magistrati è giudicata da organi composti solamente da colleghi. Votando Sì, si apriranno le porte di questi organi giudicanti anche ad esperti “esterni” come i docenti e gli avvocati. Votando No, la situazione rimarrebbe inalterata.
Scheda Verde. Il quesito chiede se abrogare o meno le modalità di accesso al CSM (Consiglio Superiore della Magistratura). Attualmente i magistrati, per accedere al CSM, hanno bisogno di raccogliere tra le 25 e le 50 firme di altri magistrati. Se si vota Sì, non sarà più necessaria la raccolta firme per entrare nel Consiglio. Se si vota No, le firme rimarranno indispensabili per permettere ai magistrati di entrare nel CSM.
Perché il Referendum Giustizia risulti valido è necessario raggiungere il Quorum, ovvero che si esprima nell’urna il 50%+1 della popolazione avente diritto al voto.