Tu mi nascondi qualcosa, Cuneo come prototipo della città media
Nella quinta puntata con la rubrica dedicata ai film girati in Provincia di Cuneo, protagonista la commedia corale del 2018 con protagonisti Rocco Papaleo, Giuseppe Battiston, Sarah Felberbaum e Rocio Munoz Morales.
Continuano gli appuntamenti con “Girati in Granda” la nostra rubrica dedicata ai film che, nel corso dei decenni e con alterne fortune, sono stati girati in parte o del tutto in alcune location della Provincia di Cuneo. Protagonista della puntata di oggi è il film Tu mi nascondi qualcosa, esordio alla regia per l’ex Orco Rubio della Melevisione Giuseppe Loconsole, datato 2018.
La pellicola si presenta come una semplice commedia romantica, piuttosto ingenua nella trama, che vede sviluppate tre storie diverse e mai sovrapposte l’una con l’altra, ma tutte all’insegna dei problemi di natura sentimentale. Da una parte c’è Valeria (Sarah Felberbaum), investigatrice privata di talento ma in crisi d’identità per essere costretta ad essere testimone e responsabile di molte rotture, che finisce per porre fine anche alla storia d’amore di Francesco (Giuseppe Battiston), di professione clown. La donna, in preda ai sensi di colpa, cercherà di aiutare il disperato artista a riconquistare la compagna che lo ha tradito, ma alla lunga l’intesa tra i due finirà per crescere. C’è poi Ezio (Alessandro Tiberi), aspirante scrittore sempre più preoccupato che la sua ragazza Linda (Stella Egitto), che fa l’attrice porno, lo tradisca anche al di fuori del set. Infine la storia di Alberto (Rocco Papaleo), miracolosamente salvato in mare, che perde la memoria e si ritrova a vivere con le sue due mogli, l’italiana Irene e la tunisina Jamila (Rocio Munoz Morales), cercando di ricordare il proprio passato.
Tema portante della commedia del 2018 è, come si può evincere già dal titolo, la mancata sincerità nei rapporti di coppia, declinata in tre storie paradigmatiche. Ne viene fuori un prodotto assolutamente ingenuo, che non raggiunge mai nemmeno picchi di comicità tali da renderlo in qualche modo godibile al 100%, tagliato su misura per lo spettatore alla ricerca di una serata assolutamente spensierata e “digestiva” al cinema. Un film, in poche parole, assolutamente dimenticabile, che risulta però estremamente interessante per la prospettiva analizzata nella nostra rubrica, vale a dire la resa cinematografica della Città di Cuneo. Ancora una volta, come praticamente in tutti i casi analizzati nella puntate precedenti, Cuneo non viene mai citata come teatro delle vicende raccontate, e si configura come la classica “città media” italiana, vicina alle grandi metropoli (Roma su tutte, dove lavora Linda) ma completamente a misura d’uomo, per garantire la piena immedesimazione nel contesto diegetico da parte della stragrande maggioranza degli spettatori italiani. Questa è da sempre una caratteristica della commedia italiana, al cinema come in tv, ambientare le proprie storie in provincia, spesso senza specificare nemmeno quale sia la città che fa da cornice alle vicende dei personaggi. Tendenza che va controcorrente rispetto al modus operandi a stelle e strisce, che ambienta quasi tutte le sue rom-com nelle metropoli o comunque in contesti urbani chiari fin dalle prime battute.
E in questo senso Cuneo rappresenta la città ideale: è una città che appare chiaramente piccola ma che offre sempre e comunque degli scorci assolutamente suggestivi, come dimostra la tendenza quasi ossessiva da parte del regista a riproporre continuamente dei campi totali della “Cuneo dall’alto”, all’alba o all’imbrunire, dove troneggiano soprattutto la Torre Civica e lo spazio aperto di Piazza Galimberti. L’intento della produzione, e in particolar modo della Torino Piemonte Film Commission, organo regionale responsabile della promozione del territorio in ambito cinematografico, è proprio quello di far fare bella figura alle proprie città sullo schermo, suscitando la curiosità degli spettatori di tutta Italia. È infatti verosimile pensare che uno spettatore mediamente curioso e attento durante la visione di Tu mi nascondi qualcosa, all’uscita dalla sala abbia cercato sul proprio smartphone il luogo dov’è stata girata la pellicola, perché colpito da molte delle sue bellezze. Ecco che allora, agli occhi di uno spettatore cuneese, il deludente film di Loconsole finisce forse non per rivalutarsi del tutto, ma quanto meno per costituire un’ottima pubblicità per la Città di Cuneo, estremamente valorizzata praticamente nel corso di tutta la durata del film.
Come sempre accade tra le location protagoniste indiscusse di Tu mi nascondi qualcosa ci sono innanzi tutto i luoghi più importanti del centro storico cuneese, in modo particolare Via Roma e Piazza Galimberti. La prima vede protagonista in modo particolare il personaggio di Francesco, che nella finzione cinematografica abita proprio in questa via. La prima scena che lo introduce nel film, dopo una breve inquadratura del Ponte Nuovo di Cuneo, è assolutamente indicativa in questo senso, con un campo-controcampo da posizione sopraelevata (mediante gru), che inquadra la sua apecar che percorre la via pedonale dapprima da dietro, in direzione Largo Audifreddi, e poi di fronte, quando il protagonista scende dal veicolo e alle sue spalle si intravede la statua di Barbaroux. Sia Francesco sia Valeria, poi, percorrono in più di una circostanza parte dei portici di Via Roma, in prossimità del civico 43, che viene anche direttamente inquadrato dalla macchina da presa. Piazza Galimberti, invece, è il teatro dove si svolge in particolar modo la vicenda di Alberto, dato che la casa della sua prima moglie affaccia su di essa. La piazza compare in moltissime scene della pellicola, compresa quella forse più memorabile, nella quale il personaggio interpretato da Papaleo fuma una canna assieme al figlio e al suo ragazzo, riallacciando un rapporto che sembrava irrimediabilmente compromesso, che si svolge esattamente ai piedi di Barbaroux. Curioso è come, per non destare sospetti nello spettatore non cuneese, la statua non venga mai inquadrata da vicino, ma soltanto nelle vedute aeree della città e dalla distanza. Si cerca insomma di creare un’illusione di lontananza tra i due luoghi principali del film (Via Roma e Piazza Galimberti), con risultati che può giudicare soltanto un occhio non di parte quale non è chi scrive. La piazza è anche protagonista di una scena con le giostre, realmente presenti nello spiazzo come ad ogni Carnevale.
A completare il quadro del centro storico anche una breve scenadi fronte alla Prefettura, dove Ezio, che per arrotondare fa il taxista, carica sul suo veicolo un cliente e la scena del saggio di pianoforte del figlio di Alberto, che si svolge all’interno del Teatro Toselli. Ci sono poi tutte le scene dove si possono riconoscere scorci della città attraverso i finestrini delle auto in corsa. E così si scorge parte di Corso Nizza e Corso Dante, Corso Giovanni XXIII, il Viale degli Angeli e anche qualche strada di Cuneo Nuova, il tutto senza soluzione di continuità, con una conversazione di pochi secondi che può iniziare in centro per poi proseguire in Corso Dante e concludersi sul Viale. Non può tutto ciò essere considerato un errore, quanto meno per gli spettatori non cuneesi che guardano la pellicola senza minimamente conoscere la conformazione urbanistica di Cuneo. Ma in Tu mi nascondi qualcosa sono state anche fatte alcune scelte inconsuete in termini di location. In primis alcune scene girate nelle basse della città, con protagonisti Valeria e Francesco. Poi ancora una scena ambientata nel campo sportivo del Cuore Immacolato, con tanto di cameo di Gigi Mastrangelo, per l’occasione allenatore di calcio, una all’ingresso dell’Ospedale Santa Croce e Carle e un’altra, nel finale del film, di fronte alla sede della Confcommercio, trasformata in uno studio radiofonico. Bella figura la fa anche il Castello di Morozzo protagonista sia all’esterno sia all’interno di una delle scene più divertenti del film.
Tu mi nascondi qualcosa è la dimostrazione di come anche un film decisamente non riuscito possa nascondere elementi di grande interesse se analizzato da una certa prospettiva. L’impressione è che Cuneo risulti valorizzata nel film di Loconsole forse come non era mai stata prima al cinema e la cosa non può che rendere la pellicola se non accattivante quanto meno fonte di curiosità per gli spettatori cuneesi. Il film si può vedere in streaming se si possiede un abbonamento ad Amazon Prime Video.