A Boves, la festa per i 100 anni di Alberto Finzi, partigiano ebreo ritratto dalla Filippi
L’evento, con tanto di catering rigorosamente Kasher, è stata un momento di festa all’insegna della serenità, della fiducia nel futuro
L’accogliente parco di Cascina Marquet di Boves ha ospitato domenica un compleanno davvero speciale: i 100 anni di uno dei partigiani che a Boves, ottanta anni fa, mise l’ideale della libertà e della giustizia davanti alla sua stessa vita.
Alberto Finzi, classe 1922 e residente a Torino, ha acceso 100 candeline con accanto tutta la sua grande famiglia ebraica.
Spiega il figlio Ariel, attualmente Rabbino Capo di Napoli e che, a settembre, diventerà Rabbino Capo dell’importante Comunità Ebraica di Torino: “Il legame di mio padre con questo territorio è forte.”
Nato ad Alessandria il 28 giugno del 1922, durante la guerra Alberto Finzi scelse di arruolarsi nei partigiani di questa cittadina ai piedi della Bisalta.
“Dopo tanti anni, in una scampagnata domenicale, accompagnato da mia mamma, si recò a visitare Boves, per ricordare i trascorsi di quei tempi, e per mostrarle i luoghi dove si nascose combattendo i nazisti, i fascisti e l’antisemitismo.
Il caso volle che la loro attenzione cadesse su alcuni manifesti pubblicitari, posti sulle bacheche del Comune proprio quel fine settimana, in occasione dell’apertura della mostra della pittrice Adriana Filippi al museo della resistenza di Boves.
Naturalmente e senza indugio, si recarono a visitare la mostra.
Fu così che, con estremo stupore, mio padre Alberto riconobbe sé stesso in un quadro, insieme a suo fratello Achille.
Con grande emozione chiamò gli operatori per rivelare loro non solo del proprio quadro, ma anche della sua personale conoscenza e amicizia di gran parte dei personaggi raffigurati nei vari quadri della mostra.
Questa incredibile circostanza contribuì a riportare alla memoria di mio padre altri eventi e avventure di quei duri tempi di guerra e, da quel giorno, il legame con Boves e con i bovesani che sempre si prodigarono per nascondere e aiutare lui e gli altri partigiani, diventò ancora più forte.”
La festa, si è svolta con tanto di catering rigorosamente Kasher (rispetto delle regole alimentari ebraiche), ed è stata un momento di grande gioia e serenità.
Secondo il rabbino Ariel Finzi tutto ciò ha un valore simbolico altissimo: “Oltre al dovere di noi Ebrei di mangiare sempre cibo Kasher, è importante sottolineare che proprio in uno dei luoghi dove si combatté disperatamente contro chi voleva sterminare un popolo e una religione, oggi noi siamo qui a testimoniare che, grazie al sacrificio di mio padre e Uomini come lui, nessuno potrà mai sterminarci e noi possiamo esprimere in libertà le nostre tradizioni plurimillenarie.
Inoltre, tengo a sottolineare che mio padre fu il primo torinese Ebreo che nel lontano 1956 sposò una donna israeliana, quando lo stato d’Israele esisteva da meno di otto anni e molti pensavano che sarebbe velocemente scomparso dalla cartina geografica del mondo.
Lo stato d’Israele – che in quegli anni non esisteva – oggi rappresenta le nostre speranze nel futuro e la definitiva sconfitta del male assoluto rappresentato dai nazisti, dai fascisti e dai loro sciagurati eredi di oggi”.
Per concludere, Rav Finzi si interroga: “Tante volte mi domando se nel 1943, quando mio padre e i suoi compagni dormivano in mezzo alla neve delle valli di Boves, per riscaldarsi e per nascondersi dai nemici nazisti e fascisti e quando la possibilità del totale sterminio del popolo Ebraico era un fatto realistico, qualcuno avesse detto a mio padre che nel 2022 lui avrebbe festeggiato i suoi 100 anni in quei luoghi, con un pasto Kasher e insieme ai suoi otto figli e nipoti che parlano tutti l’ebraico correntemente, probabilmente avrebbe risposto di non credere nei miracoli”.
“Ringraziamo di cuore l’Amministrazione di Boves che ci dimostra sempre vicinanza e affetto – conclude Rav Ariel Finzi –. Già in passato ci avevano regalato una copia del dipinto oltre al catalogo, facendoci così un regalo che mio padre custodisce gelosamente”.