Il mito di Enzo Jannacci ritorna in Granda grazie ad Elio
Si è tenuto ieri sera a Cervere lo spettacolo “Ci vuole orecchio” nel quale il frontman delle Storie Tese ha ricordato il grande cantautore milanese portando le sue canzoni e le sue parole in giro per i teatri di tutta Italia.
Più che un semplice omaggio, quello che è andato in scena nella serata di ieri presso l’Anfiteatro dell’Anima di Cervere è stata una vera e propria evocazione di un allievo nei confronti del proprio maestro. È andato infatti in scena anche nella Granda lo spettacolo “Ci vuole orecchio. Elio canta e recita Enzo Jannacci”, con cui il frontman delle Storie Tese ha portato nei teatri di tutta Italia le parole e le canzoni del grande cantautore meneghino, scomparso nel 2013.
L’alone sovrannaturale ha accompagnato lo show fin dal suo incipit, quando Elio, megafono in mano, ha intimato lo spirito di Jannacci a salire sul palco con lui o, quantomeno, a partecipare alla serata come spettatore. Da lì in poi si è proceduto con un’alternanza di ferro tra alcune delle canzoni più mitiche del medico milanese e diversi monologhi comici, valorizzati al meglio dalla drammaturgia del regista Giorgio Gallione. Da Saltimbanchi aCi vuole orecchio, da Silvano ad Aveva un taxi nero, da Faceva il palo nella Banda dell’Ortica a Parlare con i limoni, fino al gran finale de L’importante è esagerare, il pubblico di Cervere ha così potuto ascoltare Elio, continuatore naturale della dinastia dei giullari della canzone, straordinariamente in linea col maestro anche a livello vocale, letteralmente riportare in vita il cantautore milanese, coadiuvato nell’impresa da un formidabile quintetto di giovani musicisti (pianoforte, contrabbasso, trombone, sax e batteria).
L’impressione che il pubblico cuneese ha potuto toccare con mano è di essersi trovati di fronte ad un autentico ritorno nella Granda del grande Jannacci, dopo i mitici spettacoli al Toselli di Cuneo tenutisi soprattutto nel corso degli anni Ottanta. Memorabile, in tal senso, lo spettacolo del maggio 1986, quando l’istrione milanese, poche settimane dopo l’attacco missilistico a Lampedusa da parte di Gheddafi e la conseguente crisi diplomatica tra Italia e Libia, esordì all’apertura del sipario con la frase lapidaria: “Siamo in guerra!“, dividendo il suo show in un’ora circa di sketch comici a cui seguirono due buone ore di concerto, culminate col finale dell’Uselin de la comare. Spettacoli irripetibili, insomma, di artisti che, grazie ad operazioni come quella messa in atto da Elio, ritornano ad emozionare come se fossero ancora tra di noi, per “vedere l’effetto che fa“.