Maurizio Marello perentorio: Se il PD non cambia, me ne vado!
Il consigliere regionale e già sindaco di Alba ha scritto un accorato appello al suo partito. Dopo aver ricordato la sua storia politica, ha chiesto che si dia una svolta all’attuale sistema di correnti e si torni agli antichi ideali
Era il 7 ottobre quando il Partito Democratico di Cuneo riportava la dichiarazione dei consiglieri regionali PD: «Questa mattina a Guarene ci siamo riuniti per programmare l’attività politica dei prossimi mesi. Il gruppo consiliare regionale PD al completo. Continuare in una opposizione costruttiva sui temi e problemi che stanno a cuore ai piemontesi. Per costruire una alternativa seria e credibile all’attuale governo di destra». Erano passati pochi giorni dalle votazioni del 25 settembre e già si serravano le fila per proclamare una “ferma opposizione”.
Ieri invece, ad appena due settimane, il consigliere regionale Maurizio Marello scrive un corposo post con il titolo perentorio «Se il PD non cambia me ne vado».
Il ragionamento dell’esponente del PD e già sindaco di Alba ripercorre il suo trascorso nel partito. «Ho iniziato la mia esperienza politica nel 1999 candidandomi al consiglio comunale di Alba con il Partito Popolare. Poi e’ arrivata la Margherita e poi nel 2007 il PD. Nel 2009 sono stato eletto Sindaco di Alba con il PD e con liste civiche di alto profilo. Dopo dieci anni sono stato eletto nel Consiglio Regionale nella lista del PD. Insomma la mia fedeltà e coerenza politica credo sia ineccepibile».
Dopo questa premessa continua sostenendo che «questo PD da un po’ di tempo a questa parte non è più il mio PD. Sono un cattolico impegnato in politica. Ho creduto nella coalizione di forze socialiste e cattoliche. Su queste gloriose basi e’ nato il PD. Purtroppo in questi anni lo slancio ideale si è affievolito. Il PD ha perso la sua identità, la sua missione». Come si capisce, sono parole sofferte, dette con il cuore. Il PD ha perso la sua identità, la sua missione.
«Adesso a livello nazionale – continua Marello – il PD e’ chiamato a fare opposizione. La cosa non mi dispiace. L’opposizione e’ una grande palestra ed e’ il luogo in cui costruire una alternativa di governo. Ma se il PD non saprà interpretare questo ruolo, non saprà rinnovarsi nei programmi e nelle persone, allora non avrà prospettive».
Le conclusioni sono di una persona che non getta la spugna. «Cercherò di contribuire a questo cambiamento. Ma so bene che le correnti finiranno con il condizionare ogni scelta compresa quella del nuovo congresso. Se sapremo vincere queste guerre interne allora potrà nascere qualcosa di nuovo e lavorerò perché nasca qualcosa di nuovo».
Ma ci sono anche decise richieste di un vero cambiamento con la minaccia di una uscita che sarebbe clamorosa. «Mi aspettavo un segnale dalla nomina de nuovi capigruppo di camera e senato. Invece nulla è cambiato. Il PD ha confermato i vecchi capigruppo. “squadra che vince non si cambia” (cit. Sergio Chiamparino). Peccato che la squadra sia stata perdente. Mi addolora dirlo ma se il mio partito non cambia sarò costretto ad andarmene».