Carne sintetica, per alcuni il futuro, per altri solo un affare

21 novembre 2022 | 17:15
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Carne sintetica, per alcuni il futuro, per altri solo un affare
Carne sintetica

Stanno proseguendo gli studi per realizzare la carne sintetica, che eviterebbe la macellazione degli animali ma anche l’inquinamento ambientale. Ma molti si oppongono per mantenere lo status quo

Si sta sperimentando nel mondo la carne sintetica. Secondo alcuni è il futuro, secondo altri è “l’affare” del futuro. Lo è certamente per il valore etico, visto che eviterebbe la macellazione di animali, ma anche per il valore ambientale, perché consentirebbe di fare a meno degli allevamenti. Ma il rischio evidente è che il cibo diventi privo di qualunque significato culturale, del legame con il territorio e con le comunità.
I prodotti a base di carne contengono spesso già oggi coloranti, aromatizzanti, addensanti, necessari per conferire loro la forma di hamburger o crocchetta, per dare consistenza e sapore di carne. La carne è sviluppata grazie a ormoni e lieviti OGM, come del resto i sostituti della carne, quelli a base vegetale, già sul mercato anche in Italia. Stesso discorso per i salumi, che spesso vengono prodotti con aggiunte consistenti di acqua.
«Secondo Slow Food – afferma Barbara Nappini, Presidente del ramo italiano della organizzazione – il futuro di una produzione alimentare buona, pulita e giusta per tutti è nella scelta più consapevole delle proteine da portare in tavola. Dobbiamo ridurre i consumi di carne e privilegiare, in alternativa alle carni da allevamenti industriali, prodotti di aziende sostenibili dove gli animali sono allevati con rispetto. La riduzione nel consumo di carne può essere compensata con legumi da coltivazioni che rispettano la terra e non con la soia proveniente da altri continenti, frutto di monocolture che impoveriscono e avvelenano comunità e territori. Non c’è bisogno di altri sostituti altamente processati».
Il marketing a favore dei sostituti della carne, ottenuti da cellule vegetali, potrebbe colpire non solo l’allevamento industrializzato, ma anche gli allevatori sostenibili e virtuosi che sono i più fragili, già penalizzati dal mercato e poco sostenuti delle istituzioni.
Da qui l’iniziativa della Coldiretti che ha indetto una petizione contro il cibo sintetico che ha raccolto in pochi giorni nel cuneese oltre 5000 firme, tra le quali quelle illustri del Governatore Alberto Cirio, del deputato Monica Ciaburro, del presidente della Fondazione CRC Ezio Raviola e di molti altri (ve ne abbiamo dato conto qui).
Si deve comunque tener conto delle evoluzioni scientifiche: carne sintetica non significa solamente una cosa negativa. I consumatori chiedono anche i cibi privi di lattosio o di glutine, quelli “arricchiti” di ferro o di selenio, gli integratori alimentari, gli alimenti “vegan”, prime fra tutti le bevande alternative al latte. E poi gli alimenti per il controllo del peso, gli integratori, le specialità vegane che sono in questo momento quelle più gradite con un forte tasso di crescita.
Certo, gli allevatori, gli agricoltori, sono contrari, ma è un dato di fatto che l’attenzione aumenta sia da parte di chi è attento al tema della salute, sia da parte di chi persegue una sempre maggiore sostenibilità. Si pensi che il cibo di una volta, quello “della nonna”, considerato da tutti noi sano, era pieno di grassi e causava malattie cardiache e circolatorie, con una crescente spesa per ospedalizzazione e cure, mentre oggi si cerca di mangiare con più attenzione, con un occhio al gusto e uno alla linea.
Ci sono poi altre questioni legate all’ambiente: un recente report di Mediobanca afferma che la filiera alimentare è responsabile del 26% delle emissioni di gas serra, e di tale quota il 50% è riferibile alle sole attività di allevamento.
Lo sviluppo della carne sintetica comporterebbe la riduzione dello sfruttamento della terra, l’abbattimento delle emissioni di gas serra, il risparmio dell’acqua. Anche le farine di insetti, considerate con orrore dalla maggior parte di noi, sono un alimento su cui gli investitori mondiali si stanno misurando: si stima che nel 2023 l’industria mondiale degli insetti raggiungerà un valore di circa un miliardo di dollari, per poi arrivare a 4,6 miliardi di dollari nel 2027, con un tasso di crescita medio annuo del 44%. Prepariamoci.