Assemblea d’Istituto all’Istituto Denina Pellico Rivoira di Saluzzo
I ragazzi del biennio, in un virtuale e solidale abbraccio con le donne iraniane, hanno potuto conoscere, attraverso il docufilm Be my voice, la tragedia della povera Masooumeh, quattordicenne iraniana stuprata e torturata fino alla morte per aver avuto il coraggio di ribellarsi, con adolescente determinazione, al regime iraniano
Nell’assemblea di Istituto che si è svolta presso il Teatro Magda Olivero il 21 dicembre, I ragazzi del biennio Denina-Pellico-Rivoira, in un virtuale e solidale abbraccio con le donne iraniane, hanno potuto conoscere, attraverso il docufilm Be my voice, la tragedia della povera Masooumeh, quattordicenne iraniana stuprata e torturata fino alla morte per aver avuto il coraggio di ribellarsi, con adolescente determinazione, al regime iraniano.
Commenta la prof.ssa Ricchiardi: “In un toccante e coinvolgente video sulla storia di Masooumeh, da cui Masih, eroina semisconosciuta che lotta da anni contro il governo dell’Iran rischiando la sua vita per tutte le donne i cui diritti calpestati, i ragazzi si sono trovati a rivivere la vita di questa giornalista e scrittrice iraniana che è dovuta fuggire dal suo paese d’origine in cui non può più tornare perché rischia l’arresto e l’esecuzione. Con una massa di riccioli ribelli tra cui spicca un grande fiore bianco ed un fisico minuto, Masih colpisce per la sua forza straordinaria. Con lei il giovane pubblico dell’Istituto Denina Pellico Rivoira ha condiviso la gioia per i piccoli traguardi raggiunti, la disperazione per le sofferenze patite nel suo paese e per l’immobilismo delle politiche internazionali ed ha provato incredulità e sgomento per le ingiustizie patite da anni a causa di un regime che da oltre 40 anni calpesta la libertà ed i diritti delle donne. Su una pagina Facebook di Masih le donne iraniane pubblicano le loro foto senza l’hijab, che secondo lei deve essere una scelta personale e non un obbligo: non è come un cappello come quelli indossati dalle donne occidentali, è molto di più. Le ritorsioni contro la sua famiglia sono stata pesanti così come la campagna diffamatoria nei suoi confronti sulla stampa di regime. Il suo pianto, la sua rabbia e le fotografie che scorrevano veloci di volti sorridenti di donne e uomini giustiziati per il loro ideale di libertà sono il messaggio più autentico per una pace ancora lontana e che sarebbe il regalo più bello che vorremmo spacchettare sotto l’albero di Natale quest’anno”.