Borgo San Dalmazzo, grande commozione per l’incontro con Lidia Maksimovicz

7 dicembre 2022 | 10:30
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Borgo San Dalmazzo, grande commozione per l’incontro con Lidia Maksimovicz
Borgo San Dalmazzo, grande commozione per l’incontro con Lidia Maksimovicz
Borgo San Dalmazzo, grande commozione per l’incontro con Lidia Maksimovicz
Borgo San Dalmazzo, grande commozione per l’incontro con Lidia Maksimovicz
Borgo San Dalmazzo, grande commozione per l’incontro con Lidia Maksimovicz

La sopravvissuta ad Auschwitz e agli esperimenti del dottor Mengele è intervenuta ieri pomeriggio nei locali della Biblioteca Civica per raccontare la sua storia e promuovere la memoria di fronte ad un pubblico molto numeroso.

Borgo San Dalmazzo. È stato un incontro molto partecipato e commosso quello che ha visto protagonista nel pomeriggio di ieri presso la Biblioteca Civica Lidia Maksimovicz, ottantaduenne sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e agli esperimenti del famigerato dottor Mengele. L’incontro è stato organizzato dall’amministrazione comunale (presente la sindaca Roberta Robbione) in collaborazione con l’associazione “La memoria viva”.

Decine di persone hanno affollato la sala della biblioteca cittadina, ascoltando con grande interesse ed empatia le vicende più drammatiche occorse alla protagonista dell’evento, che presentava per l’occasione il suo libro “70072. La bambina che non sapeva odiare” (edito da Solferino) con la prefazione di Papa Francesco. Lidia, originaria di Leopoli, approdò al campo di concentramento quando aveva tre anni assieme a sua madre, aderente alla resistenza bielorussa. Lì fu da subito assegnata alla capanna dei bambini, dove il dottor Mengele reclutava le “cavie” per i suoi esperimenti. Lidia, oltre ad essere stata la bambina con la più lunga permanenza nel campo di concentramento, è anche una delle pochissime sopravvissute agli esperimenti del medico criminale.

Di fronte al pubblico catturato dalle sue parole, Lidia ha raccontato non solo i suoi flebili ricordi del campo di concentramento, descritti come dominati dal solo istinto animalesco di sopravvivenza, ma anche alcune tappe della sua vita successiva, come il ritrovamento dei genitori naturali dopo 17 anni in Unione Sovietica, grazie al numero che porta tatuato sul braccio e che dà il titolo al suo volume. All’uscita da Auschwitz, infatti, la bambina fu adottata da una famiglia polacca, che decise di non lasciare anche dopo aver rintracciato i suoi genitori. Il motivo l’ha spiegato la stessa Maksimovicz ieri sera: “Non è importante da dove si viene, ma quali valori decidiamo di rispettare. Io ho abbracciato i valori cristiani ed europei da quando sono stata adottata in Polonia e ho deciso di mantenermi fedele ad essi per tutta la vita“. Un messaggio che suona ancora attualissimo ai giorni nostri.

La serata è stata dunque una perfetta occasione per fare memoria su una delle pagine più drammatiche della storia dell’umanità, di cui Borgo è stata anche protagonista suo malgrado, con il suo campo di concentramento e le due partenze di convogli alla volta di Auschwitz. “Sono sopravvissuta grazie alla Provvidenza divina al solo scopo di continuare a dare la mia testimonianza“, ha dichiarato Lidia Maksimovicz al termine del suo intervento. E ieri sera questa sensazione la si è percepita chiaramente.