Il futuro incerto del settore orticolo, nel 2022 calo di produzione e prezzi

La Cia Cuneo snocciola alcuni dati a dir poco allarmanti sulla situazione di uno dei settori produttivi un tempo più redditizi e meno onerosi.
Silvio Monasterolo, presidente Cia della zona di Fossano, è coadiuvante e tuttofare nell’azienda agricola di cui è titolare la moglie: Bianca Rosa Garelli. Nei 14 ettari di terreno gestiti, dei quali 5.000 metri di superficie coperta con le serre, coltivano le fragole e numerosi tipi di ortaggi.
Tra questi ultimi il “famoso” porro di Cervere, lavorato osservando il rigido disciplinare imposto dal Consorzio che tutela e promuove il prodotto apprezzato non solo in provincia di Cuneo. Monasterolo – imprenditore orticolo che ha un’ampia visione dello stato di salute del comparto – traccia un bilancio della stagione produttiva 2022 per le aziende di pianura. Afferma infatti: “Come sempre gli agricoltori curano le coltivazioni con grande attenzione e impegno per mantenere alta la loro qualità. Quest’anno, però, abbiamo dovuto affrontare diversi problemi che hanno reso più difficile il lavoro”.
Tra quest’ultimi, sicuramente il clima ha giocato un ruolo di primissimo piano: “Il caldo soffocante, gli intensi raggi del sole e la siccità hanno “bruciato” molti ortaggi nelle fasi di nascita e di crescita. La produzione di frutta e verdura ha subito un calo complessivo del 30% rispetto agli anni passati”. Ma non solo. “Hanno inciso negativamente sul bilancio delle aziende l’aumento delle spese per le materie prime e l’energia. I prezzi del gasolio agricolo, della manutenzione dei macchinari operativi, dei fertilizzanti e di qualsiasi materiale impiegato nel nostro settore per lavorare sono rincarati in modo esponenziale”.
A questi cambiamenti non è corrsiposto un adeguamento dei prezzi di vendita dei prodotti da parte dei produttori: “I costi sono saliti alle stelle, ma l’agricoltore, tranne poche colture, ha venduto i prodotti alle stesse condizioni dello scorso anno. Anzi, chi smercia all’ingrosso ha visto diminuire i prezzi. In particolare nel settore della frutta. Per il futuro bisogna trovare delle soluzioni in quanto, ad esempio, i rincari energetici e delle materie prime di quest’anno non potevano e non possono essere assorbiti solo dalle aziende agricole, a cui il prodotto viene pagato poco, e dal consumatore finale, che paga frutta e verdura decisamente più care. Occorre distribuire il guadagno e i costi fra tutti gli attori del percorso produttivo e di vendita”.
Questo discorso, vale soprattutto per le aziende con dipendenti: “Le spese di produzione hanno più o meno trovato una copertura. Ma sono stati applicati dei modestissimi ritocchi dei prezzi, perché le buste paga e le pensioni delle persone sono sempre le stesse”. Ad aggiungersi a queste criticità, anche la mancanza di manodopera: “E’ una difficoltà che si ripete da alcuni anni: la mancanza di manodopera. Anche su questo aspetto, però, servono delle risposte chiare e concrete soprattutto da parte della politica”.
Le prospettive degli orticoltori per il 2023, insomma, appaiono tutt’altro che rosee: “Le grandi aziende che, come integrazione alle produzioni cerealicole o zootecniche, si occupano di frutta e verdura, ai costi attuali probabilmente dovranno smettere di coltivarle. Quanti hanno le strutture di piccole e medie dimensioni impostate solo sul settore orticolo devono resistere. Però, senza una diminuzione delle spese legate all’energia e alle materie prime, la strada è decisamente in salita. Possono farcela solo nel caso in cui imbocchino il percorso della vendita diretta al consumatore innanzitutto, ma anche alla grande distribuzione. Su quest’ultimo fronte, attraverso canali e sistemi da studiare e progettare”.