Biodigestore di Borgo San Dalmazzo: adesso o mai più!
Momento cruciale per quello che sarebe un vero esempio di economia circolare: smaltimento di rifiuti e messa in rete del biogas da utilizzare per teleriscaldamento e per carburante da autotrazione, nonché per concimazione del terreno
Sarà necessario decidere entro la settimana, perché altrimenti si rischia di perdere tutto. Come vi avevamo riferito in questo articolo, l’impianto di Borgo San Dalmazzo si era aggiudicato i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per realizzare il progetto della Acsr Spa il cui valore era stato quantificato in 12.581.000 euro. Un vero esempio di economia circolare: smaltimento di rifiuti e messa in rete del biogas da utilizzare per teleriscaldamento e per carburante da autotrazione, nonché per concimazione del terreno.
Il progetto era stato approvato nel 2019 dall’assemblea dei sindaci che avevano dato mandato al Consorzio ecologico cuneese (CEC), formato da 54 comuni, di partecipare al bando. Ma adesso sembra che, come succede spesso, ci siano tanti ripensamenti dovuti anche al cambiamento di amministratori e di maggioranze. La ragione invocata è che l’Acsr tratta 15 mila tonnellate di organico all’anno, ma sono da sole insufficienti per far funzionare l’impianto che ne richiederebbe almeno 45 mila.
In provincia di Cuneo ci sono altri tre consorzi e si potrebbe ricorrere a questi, ma i problemi non mancano, perché Acem di Mondovì (87 comuni) invia quanto raccoglie alla Ferrania di Cairo Montenotte a circa 70 euro a tonnellata; Csea di Saluzzo (53 comuni) ha un accordo con una società di Alessandria e spende relativamente poco, circa 50 euro a tonnellata. Coabser di Alba e Bra (55 comuni) conferisce una parte alla San Carlo di Fossano ma aveva dato la sua disponibilità in caso di costruzione del nuovo impianto. Insomma, se da una parte non si sa se sia conveniente o meno proseguire con l’impegno, dall’altra molti esponenti di partiti di opposizione ma anche di attuali maggioranze, come la sindaca di Borgo, sono perlomeno dubbiosi.
Certo, le 30 tonnellate mancanti potrebbero provenire da fuori provincia, ma su questo proprio Roberta Robbione aveva espresso, già in campagna elettorale, le sue perplessità ritenendo che l’impianto dovesse essere perlomeno ridotto alle reali esigenze del territorio e quindi alle 15 mila tonnellate soltanto, anche se i tecnici ritengono che una simile prospettiva sia non realizzabile.
È davvero un peccato perché l’utilità della costruzione di un nuovo impianto di biodigestione è indiscutibile. È una tecnologia che consente di trasformare i rifiuti organici in biogas ed effluenti utilizzabili come fertilizzanti. Il biogas prodotto dal biodigestore può come abbiamo detto essere utilizzato come combustibile per la generazione di energia elettrica o termica, fornendo un’alternativa alle fonti di energia non rinnovabili e contribuendo a ridurre l’impatto ambientale. Inoltre altre parti di lavorazione possono essere utilizzate come fertilizzante per l’agricoltura, fornendo sostanze nutritive per le piante e riducendo la necessità di utilizzare fertilizzanti chimici. Inoltre, la costruzione di un nuovo impianto può contribuire allo sviluppo economico locale, creando posti di lavoro. Certo, come si dice, «Non nel mio giardino!».