Oggi è la Giornata nazionale in memoria delle vittime delle mafie
Come ogni anno, il primo giorno di primavera, l’associazione Libera di don Ciotti commemora tutti coloro che sono stati uccisi dalle organizzazioni criminali, tra cui anche il saluzzese Carlo Alberto Dalla Chiesa.
“Li avete uccisi, ma non vi siete accorti che erano semi“. Con queste parole Pierpaolo Farina, fondatore di Wikimafia, ricorda le vittime innocenti delle mafie italiane. Un aforisma che si associa alla perfezione alla Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, che si celebra, come ogni anno, il 21 marzo.
La giornata di sensibilizzazione e commemorazione è portata avanti dall’associazione Libera contro le mafie di don Luigi Ciotti dal 1996 a questa parte e rappresenta la più rilevante iniziativa legata al ricordo dei martiri che sono stati uccisi da tutte le organizzazioni criminali di stampo mafioso del nostro Paese. In totale, ad oggi, le vittime delle mafie sono 1009: 501 riconducibili a Cosa Nostra, 230 alla ‘ndrangheta, 204 alla Camorra, 57 alla Sacra Corona Unita e alle altre mafie pugliesi, 14 alla Stidda e 2 alla Mafia del Brenta.
L’idea da cui è partito don Ciotti per la Giornata, riconosciuta ufficialmente dallo Stato nel 2017, è quella di riconoscere il “diritto al nome” di ogni singola vittima, da pronunciarsi nella giornata del 21 marzo. Questo concetto non è da intendersi in senso giuridico, ma in senso etico-esistenziale: “il nome è per tutti il primo attestato di esistenza; testimonia la nostra unicità di persone, l’importanza della nostra singola storia”, scrive il sacerdote nel suo libro L’amore non basta. L’impulso ad intervenire in questo senso, commemorando ogni singola persona vittima delle mafie, venne proprio a seguito della più grande stagione di stragi di stampo mafioso nel nostro Paese, agli inizi degli anni Novanta. Nelle celebrazioni successive alle stragi, anche a quelle più gravi, come quelle di Capaci e di via D’Amelio, difficilmente venivano ricordati i nomi di tutti i membri delle scorte, cosa che don Ciotti considerava estremamente sbagliata.
Così ogni anno il programma è sempre lo stesso. Libera seleziona una città dove organizza una marcia di circa tre chilometri al termine della quale vengono letti uno per volta i nomi di tutte le vittime delle mafie, in ordine rigorosamente cronologico. Oltre alla manifestazione principale nella città prescelta da Libera (unica eccezione nel 2020 quando l’evento si era svolto online causa Covid), si contano sempre anche altri eventi collaterali dei vari presidi di Libera sparsi sul territorio nazionale.
La prima giornata di primavera, dunque, è ormai sinonimo nel nostro Paese di mobilitazione in nome della giustizia contro il cancro delle mafie. Ogni nome pronunciato il 21 marzo ricorda a tutt’Italia quanto ancora sia necessario lavorare per debellare una delle più annose e terribili piaghe che affliggono la nostra società. Tra tutte le vittime, il nome che come cuneesi sentiamo di ricordare più di ogni altro è certamente quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nativo di Saluzzo e assassinato il 3 settembre del 1982 a Palermo insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente Domenico Russo.