Partita la nuova avventura ciclistica in solitaria di Giovanni Panzera
Il documentarista cuneese, che ogni estate attraversa in bicicletta le catene montuose di tutta Europa, attraverserà le Alpi anche in inverno, dopo la traversata delle Dolomiti innevate dello scorso anno.
È ufficialmente partita la nuova avventura di “Pedalando tra le aquile“, progetto del documentarista cuneese Giovanni Panzera che ogni anno percorre in solitaria in bicicletta le principali catene montuose europee. Dall’anno scorso il progetto, solitamente sviluppato in estate, si articola anche con una traversata montuosa in inverno. Così, dopo aver percorso le Dolomiti innevate l’anno scorso, Giovanni è quest’anno impegnato nella traversata delle Alpi, attraverso i passi che generalmente consentono il transito.
Come punto di partenza è stato scelto Livigno, località che si trova in uno degli altipiani più alti d’Europa. Le prime salite affrontate sono state il Passo Eira 2208 mt e il Passo del Foscagno 2291. Due salite impegnative, che ad una quota che supera i 2000 metri fanno si che le temperature rigide abbiano messo subito alla prova Giovanni. Il documentarista ha potuto constatare la presenza di poca neve fin dai primi giorni, ma ci tiene a precisare che “il poco innevamento, tipico di questi anni non deve trarre in inganno. Viviamo in inverni strani, però le temperature, al di sopra dei 1000 metri sono sempre sotto lo 0 e affrontarle in bici non è cosa semplice. In salita si fatica e si suda, in discesa il vento, reso più gelido dalla velocità, nonostante l’abbiglimento tecnico penetra nelle ossa”.
Neanche il tempo di rifiatare che Giovanni deve già affrontare uno dei piatti forti di questa traversata: il Passo Bernina. Dai 400 metri di Tirano, 32 km. di salita per raggiungere i 2330 metri del Passo Bernina. Una salita molto lunga, una delle più impegnative dell’intero arco alpino, una di quelle salite in cui l’allenamento non è sufficiente occorre gestirla con la testa. “Avevo affrontato il Bernina durante la traversata estiva delle Alpi,” sottolinea Giovanni “sapevo che tipo di salita mi sarei trovato di fronte, ma in inverno è stata tutt’altra cosa. Ho faticato più del previsto anche perchè prendendo quota mi sono trovato anche un forte vento contrario che mi ha richiesto un maggiore impegno. Quando ho visto comparire la sagoma dell’antico Ospizio del Bernina ho dato fondo alle mie risorse per raggiungere questo ambizioso obiettivo”. Fortunatamente per il cuneese, la giornata era limpidissima, e il panorama a 360° che gli si è aperto di fronte agli occhi all’arrivo è stato “il premio più bello e commovente alla fatica provata“.
Dopodiché è stata la volta del Julierpass, affrontato già nell’estate del 2019, durante la traversata del quale, poco dopo St. Moritz, Giovanni ha incontrato i primi fiocchi di neve del suo percorso, con una temperatura di partenza di 10° sotto zero. “Il Julierpass probabilmente vuole mettermi sempre alla prova” ha commentato Giovanni “l’altra volta la pioggia e ora una tormenta di neve. Sul colle ai 2284 metri la temperatura era di -19° che a causa del vento ha portato quella percepita a -26°. Una situazione difficile e pericolosa, da gestire con la massima attenzione. Certamente la cosa migliore è scendere a quote più basse il più presto possibile”.
Giovanni ha potuto così sfruttare per la prima volta l’esperienza accumulata con gli allenamenti sulle strade innevate delle montagne cuneesi. Come in ogni sua avventura, il documentarista cuneese è accompagnato dal fratello Teresio, che scatta fotografie e gira video della traversata in ogni sua tappa.