Tagli alle province, Robaldo non ci sta: “mancheranno 100 milioni nei prossimi 2 anni”

“fare cassa sugli enti provinciali non significa risparmiare: vuol dire piuttosto agire a danno dei diritti dei cittadini e di servizi essenziali già fortemente penalizzati dallo storico depauperamento degli enti di area vasta come il nostro”, spiega il presidente della Provincia di Cuneo
La Provincia di Cuneo ha pubblicato sul suo sito web una nota del presidente Luca Robaldo il cui testo pubblichiamo integralmente qui di seguito.
“Ci risiamo. Solo un mese fa era tutto un altro scenario. Con il parterre degli industriali cuneesi, riunito in Confindustria, a discutere dinanzi al ministro Roberto Calderoli di rinascita delle Province. Un ente rimasto senza portafoglio a cui il Governo intende ora restituire quel che ha tolto, i fondi, nonostante abbia lasciato intatte le competenze. E anche se va certamente apprezzata l’attenzione con cui Governo e Parlamento hanno, notizia di oggi (ieri ndr), fatto marcia indietro rispetto una prima sforbiciata di 50 milioni sull’anno in scadenza – scelta che avrebbe compromesso i nostri bilanci già chiusi – resta del tutto incoerente parlare di riforme delle Province quando si punta a mettere in ombra gli enti provinciali esautorandoli di risorse già consolidate. Perché la Legge finanziaria nel Ddl 2024-2026 prevede di apportare nuovi e significativi tagli ai fondi degli enti locali. Dunque non si comprende quale sia la politica che vuole attuare il Governo: da un lato ministri e vice premier ci dicono che vogliono Province più forti, dall’altro i tecnici ci impongono nuovi tagli.
E che tagli: esiziali. Due i capitoli di impoverimento sotto la lente di ingrandimento dell’Upi, l’Unione delle Province italiane: la legge di bilancio 2021 che cancella 50 milioni di risorse su due annualità (24/25) a cui si somma la spending review del recente Ddl con un’ulteriore sforbiciata di 50 milioni sul 2024 e 2025. A ciò si aggiunga la riduzione delle entrate tributarie su Rc auto (-12,17%) e Pra (-13,67%). Così vengono a mancare cento milioni di euro per le Province nei prossimi due anni, sempre secondo i dati confermati oggi dall’Upi. Ma fare cassa sugli enti provinciali non significa risparmiare: vuol dire piuttosto agire a danno dei diritti dei cittadini e di servizi essenziali già fortemente penalizzati dallo storico depauperamento degli enti di area vasta come il nostro. I tagli in discussione si aggiungono infatti a quelli previsti nelle manovre precedenti e incidono sui bilanci già fortemente compromessi, come attestato dalla Commissione Tecnica del Ministero dell’Economia che ha individuato in 842 milioni lo squilibrio tra capacità fiscale e fabbisogno di spesa per garantire l’esercizio delle funzioni delle Province italiane. Le fondamentali”.