Inflazione: “nel 2023 spesi 9 miliardi in più per mangiare meno”
“Sono aumentati i prezzi al consumo mentre i produttori agricoli in molti casi non sono riusciti a coprire neppure i costi di produzione”, spiega Coldiretti Cuneo
Le famiglie cuneesi e italiane hanno speso nel 2023 circa 9 miliardi in più per mangiare meno a causa del caro prezzi e hanno dovuto tagliare le quantità acquistate. È quanto stima la Coldiretti sulla base dei dati ISTAT sull’inflazione rispetto all’anno precedente.
Sono gli effetti dell’aumento dei prezzi al consumo nel comparto alimentare che nell’anno appena trascorso – sottolinea Coldiretti Cuneo – mostrano un’accelerazione della crescita media annua con +9,8% rispetto al +8,8% del 2022. Nella seconda metà dell’anno si è verificata un’attenuazione della dinamica tendenziale con i prezzi dei beni alimentari che sono aumentati in media del 5,8% a dicembre, anche se restano tensioni sia sulla frutta fresca e refrigerata (+13,9%) che sui vegetali freschi o refrigerati (+13,1%) per i consumatori, mentre i produttori agricoli – precisa Coldiretti Cuneo – non riescono a coprire i costi di produzione.
“Le aziende ortofrutticole cuneesi subiscono da ormai troppo tempo la poca trasparenza della filiera distributiva e i ritardi nei pagamenti che negli ultimi anni, con le dovute differenze tra le diverse strutture commerciali, sono stati ulteriormente dilazionati creando gravi problemi al bilancio dei produttori e, a cascata, all’intero indotto” rammenta il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.
“In questo contesto è importante l’aumento dei fondi PNRR per l’agroalimentare destinati agli accordi di filiera che garantiscono una più equa distribuzione del valore dal produttore al consumatore, valorizzando al meglio le produzioni locali, remunerando come meritano gli agricoltori e offrendo ai consumatori tracciabilità e qualità al giusto prezzo” conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.