Cuneo, cronaca di un disastro annunciato: come si è arrivati alla retrocessione in A2
Le ragioni di una stagione al di sotto delle aspettative sotto tutti i punti di vista vanno ricercate anche nella precedente, con tre cambi di allenatore e un progetto che nell’ultimo biennio pare sia proseguito per sola inerzia.
Dopo sei anni da protagonista nel più bel campionato pallavolistico del mondo, Cuneo ha ufficialmente abbandonato la Serie A1 italiana retrocedendo in A2 nella serata di ieri, complice la sconfitta senza punti patita a Firenze e il punto conquistato da Bergamo contro le seconde in classifica di Scandicci, che hanno superato in extremis le Gatte garantendosi la permanenza nella massima serie. Un finale assurdo per una stagione completamente al di sotto delle aspettative per le biancorosse che dopo un inizio quantomeno buono, soprattutto alla luce dei tantissimi cambiamenti nel roster subiti l’estate scorsa, non ha più saputo vincere per molto tempo, e da gennaio in avanti pare abbia perso anche quella grinta che nelle annate precedenti le ha sempre consentito di mettere in difficoltà anche avversarie molto più quotate, conquistando sempre almeno salvezze tranquille.
L’impressione è però che le radici di una stagione maledetta siano da ricercare nell’annata precedente, quella 2022-23 iniziata con Luciano Pedullà sulla panchina biancorossa, tecnico che abbandonò l’incarico a poche settimane dal primo match del campionato in favore di Emanuele Zanini, che a sua volta, complici i risultati non esaltanti e un rapporto non idilliaco con le atlete, lasciò lo spazio a Massimo Bellano da gennaio fino al termine della stagione, salvo la parentesi ad interim di Simone Gandini. Quattro allenatori diversi in un solo anno, una cosa probabilmente mai vista in uno sport dove la progettualità è tutto come la pallavolo. Ai cambi tecnici si aggiunsero anche i terremoti societari, con l’abbandono dell’amministratore delegato Diego Borgna e quello dell’ex presidente Dino Vercelli, cui è subentrato il duumvirato composto da Patrizio Bianco ed Emilio Manini, che da subito hanno parlato di rinascita per le Gatte, confermando Bellano anche per il 2023-24 e componendo un roster a loro dire adeguato ad obiettivi più prestigiosi, per una squadra che solo un paio d’anni prima aveva sfiorato una semifinale playoff. A gennaio di quest’anno il nuovo giro di vite, con l’arrivo in panchina di Stefano Micoli proprio una settimana dopo che Bellano aveva negato la possibilità delle dimissioni al grido “se avessi voluto mollare lo avrei già fatto”. Il tecnico bergamasco, ovviamente, è quello con meno responsabilità, non essendo possibile stravolgere una squadra che gioca male in un paio di mesi, pur riuscendo nel suo caso a ritornare a far giocare le Gatte a pallavolo.
Il riscontro del campo ha però ben presto evidenziato lacune anche nella rosa, che solo il meno malizioso dei tifosi non può imputare alla società nel momento di costruire la stessa. Il ruolo che ha presentato le maggiori criticità è stato quello, delicatissimo, dell’opposta: con l’acquisto della promettente ma lungodegente Terry Enweonwu affiancata dalla giovanissima Anna Adelusi. Le due, di fatto, si sono scambiate il testimone come titolari, con la seconda protagonista nella prima parte di stagione, complice la condizione fisica non ancora ottimale della prima, e quest’ultima sempre in campo negli ultimi mesi, a causa del brutto infortunio occorso ad Adelusi. Nessuna delle due, purtroppo, o per inesperienza o per una questione di tenuta fisica, è però riuscita a diventare un fattore decisivo “alla Gicquel” per le Gatte, malgrado si sia visto, in loro come in quasi tutte le altre atlete, il massimo impegno in campo. L’abbassamento dello standard ha riguardato anche tutti gli altri reparti: al centro la confermata Hall non è riuscita a bissare le ottime prove della passata stagione, tanto che negli ultimi match è stata più volte insidiata da Molinaro. La sua compagna di reparto Amandha Sylves, acquistata in estate dal Bisonte Firenze è sempre apparsa incostante nel suo rendimento in campo e nel complesso il duo titolare ha scendere una lacrimuccia a tutti i tifosi che, solo due stagioni prima, potevano ammirare il duo Stufi-Squarcini all’opera, vale a dire uno dei migliori reparti del campionato. La stessa cosa si può dire del reparto schiacciatrici, con le varie Anna Haak, Alice Tanase e Maddison Kubik che sono prospetti giovani e tutto sommato anche interessanti, ma che non possono portare sulle spalle l’intero peso offensivo di una compagine di A1. Discorso a parte va fatto per Lena Stigrot, acquistata per essere la punta di diamante della squadra e assolutamente deludente nel rendimento mostrato, con ottime prove alternate a prestazioni anonime per tutto il corso della stagione. L’unica nota lieta l’hanno rappresentata il reparto liberi, con Serena Scognamillo e Federica Ferrario, entrambe debuttanti in A1 ma sempre molto attente e ovviamente la capitana Noemi Signorile, in lacrime dopo il match di ieri sera e spesso visibilmente impotente (e rammaricata) verso un gruppo anche affiatato ma insensato dal punto di vista tecnico-sportivo. Dopo quattro anni a Cuneo e tante soddisfazioni date alla piazza la sua delusione incarna perfettamente quella di tutti.
E ora? È questa la domanda che tutti i tifosi biancorossi si pongono. Se i presidenti Manini e Bianco avevano parlato di volontà di acquistare un nuovo titolo sportivo in A1 in caso di retrocessione, oggi non sembra che ci siano le condizioni perché tale cosa possa accadere. Le strade potrebbero essere iscriversi in A2, investendo per tornare nella massima serie il prima possibile oppure ridimensionare tutto, ricostruendo da zero un progetto che partirebbe dalle serie minori, magari dando maggiore impulso anche all’Academy. Le risposte arriveranno solamente nelle prossime settimane, nella speranza che siano più chiare rispetto a tutte quelle date ai tifosi negli ultimi due anni.