Il cammino di “Tato”, da San Rocco Castagnaretta a Santiago de Compostela
Il racconto di questi 75 giorni, un’esperienza forte, bella e coinvolgente
Alessandro Degioanni, 39 anni, per quasi tutti “Tato” è partito lo scorso aprile da San Rocco Castagnaretta, dove ha sempre vissuto con una destinazione: Santiago de Compostela.
Tato l’ho conosciuto ai tempi delle superiori, entrambi studenti dell’Alberghiero di Dronero, ho condiviso con lui alcuni servizi e in questi anni, come molti, l’ho sempre seguito su Facebook la sua ironia, le sue battute sono rimaste le stesse di allora. Oggi ho deciso di farmi raccontare un pezzo di vita, l’ultimo, la scelta di lasciare il suo posto fisso da vice-responsabile di Zara e partire, zaino in spalla per raggiungere Santiago de Compostela, dopo 75 giorni di cammino.
Chi è Tato? Sono un cuneese, classe 1985, cresciuto a San Rocco Castagnaretta, frazione cuneese posto in cui ci sono casa, amici, famiglia, amici, tutto, il mio posto nel mondo con vista sulla Bisalta, circondata dalle montagne che ti circondano, il mio porto sicuro.
Come è nata questa decisione del “lascio il posto fisso e parto”? Era da anni che avevo in mente di fare il cammino francese per Santiago, mi ha sempre stuzzicato, poi piacendomi molto andare a camminare in montagna in estate, mi sarebbe piaciuto fare per metter alla prova il fisico ma anche la mente, conoscere persone di tutto il mondo. La scelta di lasciare il posto fisso non è stata inaspettata, negli ultimi mesi e anni l’avevo in testa, mi sono fatto un regalo anticipato per i miei 40 anni. La decisione è stata dettata dal voler interrompere la troppa routine, la quotidianità, il ripetersi degli eventi, per cercare di aver un pò più di vita privata e non solo lavorativa perché ritengo che il lavoro debba esser un mezzo e non un fine come stava diventando. La situazione iniziava a starmi stretta, il dover chieder cambi turno per poter far combaciare ferie con le persone a cui tengo. La voglia di cambiare vita è nata così, il desiderio di un distacco totale da tutto e tutti, stare da solo con me stesso per poter riflettere su tante cose sulla mia vita personale e lavorativa.
È stata una decisione sofferta? No, credevo fosse molto più difficile, di aver più paura di lasciare una cosa certa, il lavoro è importante, lo stipendio importantissimo, invece è stata quasi una liberazione, quando ho dato le dimissioni è come se mi fossi tolto un peso ed ho realizzato che era una scelta giusta, per i colleghi ovviamente sì, dopo 20 anni è stato comunque lasciare un pezzo di vita. Alla fine di tutti però sono convinto sia stata una buona scelta.
Perché proprio Santiago? Non saprei nemmeno spiegarlo, non mi sono informato un granché, ho visto un film The Way. Più che altro tutti mi dicevano che ti fa pensare, meditare e ti dà tanto, in questo cammino si ha tempo e modo di… E ora posso affermare che in effetti così è stato anche per me, tempo e modo di stare da solo con te stesso, condividere gioie e dolori, anche fisici, con le persone che ti circondano, di condividere esperienze di vita con persone che sono lontane da te, a livello non solo di km ma anche di mentalità, mi vengono in mente i sud-coreani con cultura e modi differenti di vivere, hai modo di conoscere persone con un back-ground diverso da quelle che siamo abituati ad incontrare e conoscere in Italia.
Avercela fatta cosa ha significato per te? E’ tutto il percorso fatto, arrangiarsi, cercare dove mangiare, dormire, la strada e tutte le situazioni vissute, fermarsi in casa di sconosciuti, confrontarsi, è stato il premio più grande di questo cammino, soprattutto quello francese, ci siamo accompagnati fino al traguardo con momenti di gioia cene condivise, persone con cui si poteva parlare, molto libere mentalmente, molto buone, questa é la ricchezza del percorso. All’arrivo lasci la sofferenza che hai provato e rivedi le facce che hai conosciuto, con cui hai camminato, vita convissuta con persone che erano sconosciute e soprattutto imparare a stare bene da soli è altrettanto importantissimo.
È un’esperienza che consiglieresti? Certamente sì che siano 5 giorni, un mese, due mesi, un’ esperienza che consiglierei a chiunque, qualsiasi tipo di cammino uno per mettersi alla prova con sé stessi, con il proprio fisico e di testa, è una cosa che ti fa rafforzare, vuoi più bene al tuo corpo e alla tua mente.
Ora il viaggio prosegue… prossima meta? La prossima meta é Muxia, ancora 120 km da Santiago. Lunedì finirà tutto questo, ma mentalmente vivrà per sempre ed è la cosa più bella che possa succedere.
Cosa ti è mancato di casa e dell’Italia? Mi sono mancati di più la pizza e un caffè e gli affetti, la famiglia, gli amici, le persone con cui condivido la vita ma con internet per fortuna c’è modo di rimanere in contatto. E’ sicuramente comodo e meno scoraggiante rispetto agli anno in cui la comunicazione non era così semplice e il cammino era sicuramente più puro. Però è bello per un discorso di condivisione.
Obiettivi e progetti futuri? Non lo so, questo cammino era per trovare più risposte possibile ma le tante domande hanno superato le risposte. Prima era più rivolte a cosa volessi cambiare ora sono legate a domande su consapevolezze che uno ha acquisito, qualche piccolo tassello di puzzle l’ho sistemato, un grande punto di arrivo e un mezzo per proseguire nei sogni e nel futuro. Mi piacerebbe riuscire un domani, non troppo lontano, mettere nero su bianco questa esperienza forte, bella e coinvolgente. Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicine, mi hanno scritto, dato la forza già solo per iniziare, per partire e chi mi ha aspettato a casa in attesa del ritorno.
Grazie a te Tato perché con i tuoi consueti e immancabili “Bignami settimanali” ci hai permesso di viaggiare e sognare un pò.