Michela Nelle Valli, un ponte tra generazioni per raccontare le tradizioni occitane
“Ecco che ancora una volta la nostra identità, le nostre radici ci regalano un senso di appartenenza, un passato comune che può donarci un presente forte e un futuro florido. Ritengo che solo ricordandoci da dove veniamo che sapremo scegliere dove andare. E questo ce lo insegnano anche gli alberi: abbiamo bisogno delle radici profonde per avere un fusto forte e poter innalzare i nostri rami verso il cielo.”
Cuneo24 inizia un nuovo viaggio attraverso i talenti della Granda con la rubrica “Volti di Granda”. Una ricerca di donne e uomini che con il loro lavoro e le loro passioni rendono grande la provincia di Cuneo. La prima intervista è dedicata a Michela Giordano, alias Michela Nelle Valli. Una ragazza ventisettenne nata e cresciuta nella provincia di Cuneo che nel corso di questi ultimi anni è diventata seguitissima da giovani, ma anche dai meno giovani per il suo impegno nella promozione e soprattutto nella diffusione della conoscenza della tradizione delle valli occitane. La sua storia racconta come le passioni ci guidano verso la realizzazione dei nostri progetti più riusciti. La storia di Michela parte dalla musica, passa dalle passioni da ragazza, attraversa le montagne occitane e si dirige verso un futuro che presagisce progetti di grande impatto per la valorizzazione del territorio.
Ho voluto intervistarla.
Ciao Michela, partiamo dal principio o meglio da dove le maggior parte delle persone ti hanno conosciuta: il tuo canale Instagram “Michela Nelle Valli”. Come nasce questo progetto?
Tutto è partito da una mia grande passione: il canto. In famiglia il canto popolare ha sempre avuto una grande importanza, si cantava a ogni festa. È proprio grazie alla musica che ho iniziato a girare in lungo e in largo per le valli, venendo a conoscenza di luoghi stupendi che fino ad allora non avevo mai sentito. Questo mi ha portato a una consapevolezza: avevo moltissima bellezza intorno a me, a pochi passi da casa, e quasi non la conoscevo. E mi sono chiesta: quanti come me?
Così nell’agosto 2022 nasce l’idea del progetto “Michela Nelle Valli”, che non voleva essere nient’altro che un mio spazio in cui poter raccontare a modo mio le valli e tutto ciò che queste hanno da offrire. La mia intenzione era ed è tutt’ora una soltanto: rendere le persone consapevoli della bellezza che abbiamo, in modo che possano apprezzarla e goderne a pieno. Io amo viaggiare, scoprire nuove culture (ho frequentato infatti il liceo linguistico), e sentirmi ospite degli altri Paesi, ma credo che ognuno di essi sia speciale proprio per le sue peculiarità e le sue tradizioni. Ecco perché è importante continuare a portare avanti le proprie tradizioni e mantenere salde le proprie radici: perché questo è l’unico modo per non soccombere a quella triste omogeneità e a quell’appiattimento che la società di oggi vuole imporci. Ogni luogo è speciale proprio perché è diverso: ha le sue caratteristiche che lo rendono unico, e per questo è splendido! L’Italia stessa è un insieme di usanze e costumi diversi, che la rendono così bella e speciale. Io non credo che l’erba del vicino sia sempre più verde: basta saper annaffiare la nostra. Se ogni individuo coltiva con cura il proprio orticello, ecco che il mondo diventa un luogo davvero interessante e variopinto.
Sul tuo canale Instagram racconti le tradizioni occitane, ma perché proprio queste valli?
Sono originaria di Vernante della Val Vermenagna, ma della Valle Varaita (Calchesio, Sampeyre) da parte di mamma. Sono da sempre stata una grande appassionata della natura, della montagna, e delle mie radici e tradizioni. Vivere a Vernante ha sicuramente aiutato in questo: qui le tradizioni sono ancora ben radicate e ogni occasione è buona per fare festa per rafforzare quel senso di comunità che si respira in questo paesino di 800 anime. Credo che le tradizioni non vadano tanto difese quanto custodite: il nostro mondo sta tentando di insegnarci a buttare via tutto. Non ci si sofferma più sul valore di niente, poiché tutto è sostituibile, tutto è destinato solo al mero utilizzo. In questo modo non solo le “cose” ma anche le persone diventano strumenti da utilizzare per i propri fini, per degli scopi futili. Non si sente più l’esigenza di coltivare relazioni vere, di impiegare tempo ed energie per costruire, di rendersi parte di una comunità dove ci si aiuta e si lavora insieme. L’individualismo è uno dei mali peggiori di oggi, perché ci vuole convincere che da soli possiamo essere invincibili, quando in realtà siamo soltanto fragili. Ecco che ancora una volta la nostra identità, le nostre radici ci regalano un senso di appartenenza, un passato comune che può donarci un presente forte e un futuro florido. Ritengo che solo ricordandoci da dove veniamo che sapremo scegliere dove andare. E questo ce lo insegnano anche gli alberi: abbiamo bisogno delle radici profonde per avere un fusto forte e poter innalzare i nostri rami verso il cielo.
Hai detto: “L’individualismo è uno dei mali peggiori di oggi, perché ci vuole convincere che da soli possiamo essere invincibili, quando in realtà siamo soltanto fragili.” Il tuo progetto come si pone sotto questo aspetto?
Il mio progetto non è individualista, ma mira alla creazione e al rafforzamento della comunità. Sulla mia pagina non c’è “io” ma c’è “noi”. Io non sono altro che una persona comune che va alla scoperta delle valli occitane, ne scopre le bellezze, e le trasmette a più persone possibili, così che anche gli altri siano invogliati a percorrere i miei passi e ad andare loro stessi alla scoperta di quella bellezza. Infatti, anche se mi richiede tempo ed energie, cerco sempre di rispondere a tutti i messaggi che ricevo, creo molti sondaggi per chiedere le opinioni altrui, interagisco in ogni modo con le persone della community, perché il vero potenziale di un messaggio è proprio la comunità che lo trasmette e lo porta avanti. Se ci credo solo io a che serve? Sulla mia pagina si trovano esperienze, musei, canti, trekking, eventi e tutto ciò che scopro nelle valli e che poi trasmetto a tutti gli altri. Siccome il mio obiettivo è proprio che le valli vengano vissute concretamente, sto cercando di creare anche eventi che escano dagli schermi e si spostino nelle valli in modo tangibile.
Nei tuoi contenuti online un elemento che ricorre spesso è la natura e la montagna. Quale tipo di rapporto hai sviluppato con l’ambiente che ti circonda?
Gioca un ruolo fondamentale: gli esseri umani sono Natura, e sempre di più c’è la necessità di ritornare all’autentico, al primordiale. La natura è terapeutica, è rigenerante, è piena di quell’energia vitale in cui abbiamo bisogno di impregnarci se vogliamo essere davvero presenti a noi stessi e alla vita che ci è stata donata. Ogni volta che sono in natura si risveglia quella parte di me che mi riconnette con il tutto, che mi fa sentire parte dell’Universo e mi inietta la linfa vitale di cui ho bisogno. La chiave di tutto è lì: negli alberi, nelle foglie, nella terra.
Io ti ho scoperta grazie a un reel sulla Baìo di Sampeyre del 2023 in cui hai preso spunto da un articolo di Cuneo24 per raccontare delle curiosità su questa tradizione. Mi ha colpito il tuo modo di comunicare, mi sono chiesto quanto tempo impieghi per la stesura di un contenuto?
Questa è una bella domanda: diciamo che il tempo non riesco nemmeno a contarlo, perché essendoci più fasi del lavoro lo suddivido in momenti diversi. Per esempio, se si tratta di un evento: inizialmente mi creo un piano di produzione minimo, quindi mi informo sui contenuti che sto per andare a riprendere, lo studio, cerco di capire quali sono i punti di forza che devono emergere; penso inoltre a qualche idea originale per creare il contenuto video (anche se per questo spesso le idee migliori mi arrivano direttamente sul campo); poi si passa al giorno dell’evento vero e proprio: le riprese impiegano tutto l’evento, che può essere di mezza giornata o di una giornata intera. Dopo di ché, nei giorni successivi, mi dedico al montaggio del video, alla post-produzione, alla creazione del discorso da fare in voice over e alla sua registrazione. Infine, preparo il reel vero e proprio su Instagram, con le accortezze strategiche che l’algoritmo richiede. Quello che posso dire è che: no…non è solo un video! Ci sono molte ore di lavoro dietro. Poi dipende dal tipo di contenuto e da vari fattori, ma in generale il tempo non è poco. Per 30 secondi di reel c’è un lavoro dietro di diverse ore.
Esiste un consiglio universale di promozione che daresti a tutte quelle realtà occitane che realizzano eventi anche poco conosciuti?
Un’idea al volo che mi viene da consigliare è quella di far promuovere l’evento da persone influenti in quell’area, o in quello sport, o in quell’ambito. I social non sono altro che il buon vecchio passaparola, potenziato al massimo. Se qualche esperto parla del nostro evento, questo prende credibilità. Certo bisogna fare attenzione alle collaborazioni che si fanno: devono essere in target soprattutto con i nostri valori e ideali, altrimenti il risultato può diventare l’esatto opposto.
La musica è stata un filo conduttore nella tua vita e ti ha condotto fino alla realizzazione del tuo progetto “Michela Nelle Valli”. Quanto il canto fa parte della tua vita?
Ho studiato canto per diversi anni per impostare la voce e imparare diverse tecniche, passando dalla musica jazz al canto pop e moderno. Eppure, quando dovevo esprimermi cantando, tutto mi riportava sempre lì: alla musica popolare. Ho iniziato così a prendere parte a diverse formazioni di musica tradizionale occitana, affiancando sempre le cantate “da bar” durante le feste. “Grande orchestra occitana”, “Occitanas”, “Sonadors”, “Quba Libre”, sono solo alcuni dei gruppi a cui ho partecipato con la voce e con alcuni strumenti che nel frattempo ho imparato, come il Cajon, le percussioni, la chitarra e l’organetto.
Un ricordo che ti viene in mente che ti lega a ciò che fai adesso?
Da sempre amo l’idea di poter registrare e rendere “eterno” un momento grazie alle fotografie e ai video. Il mio primo film, se così si può chiamare [n.d.r. ride], l’ho girato a 15 anni e durava 2 ore circa. Al tempo ero nella Consulta Giovanile di Vernante, e come sempre avevamo in progetto di organizzare cinque serate durante le vacanze natalizie. Mi sono detta: “Perché non dedicare una serata a Vernante e alla sua gente?” È nato così il progetto di “Vernante sul 5”, dove io e altre 6 ragazze ci mettevamo nei panni di conduttrici e giornaliste del noto canale e creavamo la narrazione su diversi personaggi del paese. Io ero anche la regista, e in 20 giorni avevamo pronte tutte le riprese con una vecchia videocamera, e il montaggio che portavo avanti di notte per fare tutto in tempo. È uscito così il film, composto da “Tg 5, il meteo e striscia la notizia”, piena di servizi contestualizzati su Vernante in chiave comica. Se ci penso oggi non so bene come abbiamo fatto, siccome il tempo a disposizione era minimo e gli strumenti tutt’altro che professionali, eppure quando l’abbiamo presentato sul grande schermo della confraternita quella sera, è stato un successo. È stata sicuramente anche questa esperienza a portarmi all’iscrizione presso l’indirizzo di Arti multimediali all’Accademia di Belle Arti. Dopo la prima laurea ho proseguito con la specialistica nelle arti digitali e nella comunicazione social, ed ecco che all’età di 25 anni avevo in mano più o meno tutti gli strumenti per riuscire a esprimermi finalmente a pieno: la musica, la montagna, e la comunicazione.
Un evento occitano che ami particolarmente?
Amo l’evento di Primad’oc a Demonte, una rassegna musicale e culturale che si tiene ogni anno a maggio. Qui si riuniscono moltissimi musicisti per le vie del paese, che raggruppati per tipologia di strumento suonano tutto il pomeriggio e trasmettono tanta allegria e un’atmosfera unica. Io sono sempre all’ “Espaci Vous”: allo spazio della voce, dove con la mia arpista Isabella intratteniamo le persone con canti occitani popolari e di mia composizione.
Non ti definisci un’influencer, ci vuoi spiegare meglio?
Oggi il termine Influencer trascina con sé una considerazione in cui non mi rispecchio. Chiedendo a chiunque l’Influencer è “quello che si mette in posa con un prodotto in mano e guadagna milioni di euro per uno scatto così banale e insignificante”. Stando a questa accezione direi che sono lontana anni luce dagli influencer (sia per i milioni sia per le foto banali in posa!). Come ho già spiegato, io sono solo un tramite per raccontare qualcosa che è al di fuori di me: luoghi, esperienze, tradizioni. Il fine ultimo non sono io ma la bellezza delle valli. Certo, l’influencer dovrebbe influenzare, e in questo senso mi piace l’idea di influenzare positivamente le persone a scoprire ciò che propongo sulla mia pagina; tuttavia, il fraintendimento è dietro alla porta, perciò preferisco definirmi una creatrice digitale e divulgatrice. Credo (e spero si capisca!) che i miei contenuti abbiano dei valori insiti e una sostanza che va ben oltre alla superficialità del “mettersi in posa”.
Abbiamo parlato di Michela Nelle Valli, ma Michela Giordano di cosa si occupa?
Oggi sono una social media specialist di professione e nello specifico mi occupo di aiutare le attività a creare la propria comunicazione sui social. Questo lavoro mi piace molto perché mi permette di aiutare le persone a rendersi conto del grande lavoro che stanno portando avanti da anni e che ormai davano per scontato, e a creare una comunicazione che sia davvero il riflesso di ciò che sono, di ciò che fanno e dei loro valori. Con il mio percorso cerco di tirare fuori la bellezza di quell’attività e come questa possa rendersi utile e unica per servire la sua comunità. Ecco, ancora una volta, la bellezza di mettersi al servizio delle persone! La mia pagina Instagram al momento non è un lavoro: sono nate le prime collaborazioni, qualche attività ha già deciso di promuoversi sul mio canale, ma sono ancora lontana dal mio grande sogno di renderla un lavoro a tempo pieno. Mi fa sorridere quando alcune persone si propongono per essere assunte da me: nemmeno io posso ancora vivere solo questo! La cosa però mi dà speranza: mi dimostra che forse il tempo, le energie, e la passione che ci sto mettendo si percepiscono, e un giorno potranno darmi i frutti che sto seminando giorno dopo giorno con tutta la dedizione possibile. C’è un termine himalayano che amo: “Kalipè”. Questa significa “a passo corto e lento”, e credo sia un’ottima filosofia di vita. Ho vissuto anni a correre, a sperare nel tutto e subito, ad essere irrequieta verso ciò che richiede tempo. Oggi credo che il tempo sia la vera chiave di tutto, e prima ce ne rendiamo conto, prima impariamo a dare al tempo il suo vero valore anziché limitarci soltanto a guardarlo scorrere.
Ci puoi dare qualche anticipazione dei tuoi progetti futuri?
Sto organizzando alcune giornate di “Yoga nelle valli”, in compagnia di un’insegnante di Yoga. Il prossimo appuntamento è fissato per il 16 giugno. Non saranno semplici pratiche, saranno esperienze di riavvicinamento alla natura, di riconnessione con il territorio e di consapevolezza storica e culturale della terra che abbiamo sotto i piedi. La giornata sarà unica nel suo genere e porterà alla coscienza di sé come fine ultimo, passando però attraverso la coscienza della terra e della sua storia. Questo è solo uno dei primi eventi che ho in cantiere: ce ne saranno tanti altri e saranno tutti volti allo stesso scopo: innamorarci ogni giorno del nostro territorio, perché come dico spesso “La bellezza è tutta qui”.
Per quanto riguarda la musica, sto lavorando a un progetto personale, dove per la prima volta presenterò soltanto brani miei. Sono canzoni scritte negli anni e lasciate quasi sempre chiuse nel cassetto. Sono sia in italiano sia in occitano, e raccontano nient’altro che di me, del mio vissuto, e di quello in cui credo.