“Bandiera a mezz’asta al Rifugio Carbonetto: siamo in lutto, sono venute a mancare le istituzioni”
È lo sfogo di Andrea Caula gestore della struttura
“Bandiera a mezz’asta al Rifugio Carbonetto: siamo in lutto, sono venute a mancare le istituzioni” questo l’incipit del post pubblicato stamane da Andrea Caula, gestore della struttura.
“Ci sentiamo totalmente abbandonati da chi al posto di tutelarci ed appoggiarci ci sta ostacolando nel nostro lavoro, danneggiando il turismo del colle Fauniera, con ricadute nelle Valli Stura, Grana e Maira.
Continua Andrea: “Facciamo un passo indietro: i comuni di Demonte e Castelmagno hanno ricevuto ingenti contributi regionali e provinciali per la manutenzione della strada del colle Fauniera e di questo siamo stati molto felici e anche consapevoli che i lavori avrebbero portato qualche disagio.
Da parte del comune di Demonte (a cui paghiamo l’affitto del rifugio!!!) è mancata totalmente la comunicazione e l’organizzazione del cantiere.
Insieme ai colleghi del Rifugio Fauniera il 23 maggio siamo stati ricevuti in una riunione in municipio, per cercare di programmare questa stagione. In tale data ci è stato promesso che i lavori sarebbero stati sospesi dal 20 giugno fino a metà settembre per poter permettere una regolare stagione estiva: così ha fatto il comune di Castelmagno nei territori di sua competenza.
I lavori, nel versante di Demonte, invece sono stati sospesi per poter permettere il passaggio della gara ciclistica del 30 giugno e riprenderanno solo in questi giorni, sprecando ben 3 settimane di preziosissimo tempo e danneggiando l’economia di piccole attività turistiche come la nostra e tante altre, direttamente collegate al colle Fauniera e già messe alla prova da una stagione estiva che fatica a partire.
Ad oggi non conosciamo una data di fine lavori e non possiamo comunicare una data in cui il colle Fauniera tornerà ad essere fruibile liberamente da tutti e non soltanto da alcuni privilegiati”.
“Scusate lo sfogo, ma siamo stanchi di queste situazioni paradossali tipiche di quell’Italia che non ci piace, in cui il pubblico non fa il suo lavoro di servizio alla collettività ma guarda l’interesse di pochi”conclude il post.