Autostrada Asti-Cuneo: un’odissea senza fine
Nonostante le promesse, l’autostrada Asti-Cuneo continua a essere un cantiere aperto. Un nuovo rinvio dei lavori, causato da intoppi burocratici, ha scatenato le ire dei cittadini e del presidente della Regione Piemonte
Ancora una volta, i pendolari e gli abitanti delle zone interessate dall’autostrada Asti-Cuneo si ritrovano a fare i conti con un nuovo rinvio. Il completamento dell’ultimo tratto, quello tra Verduno e Cherasco, non avverrà entro la fine del 2024 come inizialmente previsto, ma slitta al secondo semestre del 2025.
La causa di questo ennesimo ritardo sembra risiedere in una serie di intoppi burocratici. Un’autorizzazione fondamentale, necessaria per dare il via ai lavori, è arrivata con notevole ritardo dal Ministero dei Trasporti, vanificando così i precedenti annunci e le stime più ottimistiche.
Nonostante le rassicurazioni iniziali della società concessionaria e della Regione Piemonte, che avevano parlato di un completamento anticipato rispetto ai tempi contrattuali, la realtà si è dimostrata ben diversa. Le lungaggini burocratiche hanno pesantemente inciso sul cronoprogramma, generando frustrazione e malcontento tra gli utenti.
Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha espresso il suo disappunto per questa nuova battuta d’arresto, sottolineando l’inaccettabilità di un simile ritardo e chiedendo alla società concessionaria di sospendere il pagamento del pedaggio fino al completamento dei lavori.
La società, da parte sua, ha cercato di giustificare il ritardo attribuendolo a cause esterne e assicurando il proprio impegno a portare a termine l’opera nel minor tempo possibile. Tuttavia, le promesse sembrano ormai inutili e i cittadini continuano a chiedere certezze e risposte concrete.
In conclusione, la vicenda dell’autostrada Asti-Cuneo si conferma un caso emblematico delle difficoltà che spesso si incontrano nella realizzazione di grandi infrastrutture in Italia. Ritardi, burocrazia e promesse non mantenute sembrano essere, purtroppo, all’ordine del giorno, con conseguenze negative sulla qualità della vita dei cittadini e sullo sviluppo del territorio.