Calenda: Ho detto a Enrico Costa che deve trovarsi un altro partito

16 settembre 2024 | 07:45
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Calenda: Ho detto a Enrico Costa che deve trovarsi un altro partito
Enrico Costa e Carlo Calenda

Il politico monregalese già vicepresidente di Azione sarebbe fuori da Azione perché “un singolo parlamentare non può dettare un continuo ultimatum”. La risposta: “Non ho mai preteso di dettare la linea, ho solo chiesto di tenere la linea”

«Enrico Costa? In realtà non è uscito di sua iniziativa dal partito ma continuava a dire: “Se fate questo e quest’altro, io esco”. E siccome un singolo parlamentare non può dettare un continuo ultimatum al proprio partito, gli ho detto con affetto che Azione non è più il suo partito e che avrebbe dovuto trovarsene un altro». Sono le parole pronunciate da Carlo Calenda, leader di Azione, ai microfoni dell’ultima puntata della trasmissione Il caffè della domenica, condotta da Maria Latella su Radio24.

La risposta del parlamentare monregalese arriva subito: «Non ho mai preteso di ‘dettare’ la linea, ma ho chiesto di ‘tenere’ la linea originaria di Azione, che è nata in opposizione al Governo Conte bis, composto da sx, Pd e M5S. Precisamente i protagonisti del Campo Largo».

Dopo Luigi Marattin che ha ufficialmente lasciato Italia Viva di Matteo Renzi perché non condivideva il sostegno alla sinistra, anche Enrico Costa è dato ormai in uscita da Azione. Da mesi si parlava di una sua insofferenza, soprattutto sui temi legati alla giustizia. Su molti quotidiani nazionali si dà per certo il suo ritorno a Forza Italia dopo un colloquio nei giorni scorsi con Antonio Tajani, leader di Forza Italia e molti anni fa assistente parlamentare del padre, il parlamentare e ministro Raffaele Costa. Molti invece si augurano che, insieme a Marattin, che a sua volta ha creato un’associazione denominata Orizzonti Liberali, aderisca al movimento Libdem Europei.

Costa, classe ’69, avvocato, si oppone soprattutto al Campo Largo: «Azione e’ nata in contrasto al Governo Conte bis, che aveva la stessa composizione dell’attuale Campo Largo. Eravamo ‘terzi’ rispetto agli schieramenti. Ora, se in 3 regioni su 3 (Liguria, Emilia Romagna e Umbria – ndr) al voto finiamo nel Campo Largo diventa difficile definirci ‘terzi’». Difficile anche non dargli ragione.