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Il cibo al centro dell’agenda globale: Slow Food sfida i leader del G7

14 settembre 2024 | 08:52
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Il cibo al centro dell’agenda globale: Slow Food sfida i leader del G7
Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia

L’associazione internazionale nata a Bra ha lanciato un appello ai leader del G7 Agricoltura, che si riuniranno a Siracusa, per porre il cibo al centro dell’agenda politica globale. Il movimento fondato da Carlo Petrini chiede un cambio di rotta verso un sistema alimentare più sostenibile, equo e rispettoso dell’ambiente

Slow Food, il movimento fondato da Carlo Petrini a Bra nel 1986 come Arci Gola, che da anni si batte per la valorizzazione del cibo, ha promosso giovedì una conferenza stampa alla Stampa Estera di Roma per annunciare l’intenzione di rivolgersi direttamente ai «Grandi della Terra», i rappresentanti dell’agricoltura del G7 che si riuniranno a Ortigia in provincia di Siracusa dal 26 al 28 settembre.

Il concetto di base, espresso da Edward Mukiibi, Presidente di Slow Food e Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia, è «Mettere al centro delle agende politiche globali il valore del cibo, elemento centrale per assicurare diritti fondamentali per tutti gli esseri umani».

Il mondo sta attraversando una serie di crisi che non hanno precedenti. Il nostro modello di sviluppo, hanno sostenuto i due esponenti del Movimento, sta erodendo le risorse naturali e la biodiversità senza restituire benessere ai cittadini, perché è basato su principi insostenibili: il falso mito della crescita infinita, l’iper produttivismo, il consumismo, lo spreco e lo sfruttamento dei lavoratori. Per affrontare queste crisi, secondo Slow Food, è necessario intervenire con urgenza, puntando su una nuova relazione con la natura e sulla diffusione di pratiche agroecologiche.

Nel corso della conferenza stampa è stato presentato il documento in 10 punti «per un cibo buono, pulito e giusto per tutte e tutti», che rappresenta il messaggio di Slow Food ai leader del G7 Agricoltura, che sarà recapitato al Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida e alle segreterie dei sei Ministri dell’Agricoltura ospiti.

Nello specifico, Slow Food chiede ai governi di impegnarsi affinché:
1) sostengano le aziende che producono secondo pratiche agroecologiche, preservando e rigenerando suolo e biodiversità, risparmiando risorse idriche;

2) supportino chi alleva rispettando gli animali, chi tutela ecosistemi fragili e presidia aree marginali, salvaguardando biodiversità e fertilità;

3) rendano obbligatoria l’educazione alimentare per le scuole di ogni ordine e grado e promuovano un servizio di ristorazione collettiva basata su prodotti freschi, locali e di qualità, e che combatta lo spreco alimentare

4) attuino politiche vincolanti che rimodellino le dinamiche della catena alimentare, garantendo informazioni trasparenti e complete ai consumatori, definendo criteri minimi di sostenibilità per gli acquisti pubblici di cibo, sostenendo la vendita diretta e i mercati dei produttori.

5) concretizzino le politiche necessarie per riconoscere un giusto prezzo agli agricoltori che producono cibo nel rispetto del suolo e della salute dei consumatori.

6) regolamentino tutti gli Ogm, svolgendo appropriate valutazioni dei rischi e garantendo ai consumatori trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera. Slow Food è favorevole alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnica, ma pretende che sia principalmente pubblica, accessibile, orientata verso il bene comune e le vere esigenze dei territori e delle comunità.

7) promuovano politiche economiche e commerciali che garantiscano la sovranità alimentare a tutti i popoli e che evitino di esportare nel sud del mondo le esternalità negative del sistema alimentare occidentale, come la deforestazione per produrre mangimi e oli alimentari, il land grabbing, il water grabbing, l’esportazione di derrate agricole sottocosto nel sud del mondo (dumping).

8) favoriscano la riduzione degli sprechi lungo tutta la filiera: dalla produzione alla trasformazione, dalla distribuzione alla vendita; dalla ristorazione collettiva ai singoli cittadini.

9) supportino la pesca costiera su piccola scala evitando di sovvenzionare le grandi flotte, le pratiche di pesca che impoveriscono i mari, l’acquacoltura intensiva

10) obblighino le aziende a ridurre al minimo gli imballaggi e limitino la formula “usa e getta” ai casi strettamente necessari (come l’ambito sanitario), vietandola in tutti gli altri. Chiediamo inoltre di agevolare in ogni modo il riciclo, che oggi riguarda meno del 10% della plastica prodotta.

«Noi crediamo nel diritto di tutti – ha concluso Barbara Nappini – a una vita di pace e prosperità. Per questo da quasi 40 anni lavoriamo con i nostri progetti per restituire valore al cibo e a chi lo produce. Oggi dobbiamo abbandonare una logica basata solo sul profitto e adottare una prospettiva “bio-logica”: una logica imperniata sulla vita! Una logica che ci consenta di percepirci parte della Natura, che tuteli la biodiversità, la fertilità dei suoli, le risorse naturali: le uniche ricchezze davvero in grado di salvarci».